Del: 26 Gennaio 2010 Di: Redazione Commenti: 1

La protesta “rampante” degli operai di Trezzano sul Naviglio

a cura di Laura Carli e Alessio Arena

 

Una volta erano location trasgressive per i concerti rock, ultimamente invece i tetti delle città italiane sono esposti all’attenzione generale per motivi decisamente meno spensierati. Dopo la fabbrica Innse quest’estate e le proteste di Fiat e Eutelia, è arrivato anche il turno della Maflow di Trezzano sul Naviglio, seguita, a pochi giorni di distanza, dal liceo civico Gandhi. Il presidio sul tetto è una forma di protesta ormai collaudata. 

L’occupazione della fabbrica produttrice di tubature per climatizzatori auto è iniziata l’ 11 gennaio. La decisione è stata presa a seguito di un’ assemblea tenutasi nella mensa aziendale, cui ha preso parte una grande maggioranza dei 330 dipendenti, di cui oltre 270 in cassa integrazione. L’obbiettivo che i lavoratori stanno portando avanti è un presidio permanente, con un gruppo di cinque dimostranti accampati sul tetto e un altro gruppo a piantonare i cancelli della fabbrica. Per amplificare l’effetto della protesta, l’accesso all’ edificio è rimasto chiuso agli organi dirigenziali, fatta eccezione per un ristretto gruppo, indispensabile per mandare avanti il lavoro dei 50 operai ancora attivi.

All’entrata, striscioni e cartelli contro una crisi data per passata e contro i dirigenti dell’azienda che badano solo alle proprie tasche. Un bidone pieno di legna serve da braciere per riscaldare, con un effetto piuttosto ambiguo, la notte delle operaie che presidiano i cancelli e che spesso, oltre al disagio del freddo, si trovano anche a subire i fraintendimenti di alcuni camionisti di passaggio.
Il gruppo dei dimostranti è piuttosto ben organizzato, anche grazie al sostegno delle istituzioni locali, sindaco in primis, che forniscono giornalmente il cibo. Anche gli abitanti della zona si sono dimostrati solidali, portando generi di conforto come bevande calde e addirittura biscotti fatti in casa.
Nonostante gli aiuti e la buona organizzazione del presidio, la situazione resta fortemente disagevole, soprattutto a causa del freddo, che non può certo essere tenuto a bada da due tende canadesi, un gazebo e una stufa. “Dobbiamo morire ibernati per attirare l’attenzione dei nostri politici” è l’amara constatazione di una delle due operaie accampate sul tetto.
Nell’Italia del 2010 gli scioperi, le autogestioni non sono più sufficienti. Servono gesti plateali, alla ricerca di una visibilità mediatica che sembra essere l’unica parola d’ordine di chi vuole farsi ascoltare.
“Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti” (Mt 10, 27). Sono le parole con le quali Gesù invita gli apostoli a comunicare a quanta più gente possibile il messaggio evangelico. Questa immagine figurata oggi viene presa alla lettera da studenti e operai, con la necessità di diffondere non la buona novella, ma una richiesta di aiuto.

 

Laura Carli
foto di Federica Storaci
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