Del: 20 Ottobre 2010 Di: Redazione Commenti: 0
Secondo il quarto rapporto di valutazione del Comitato intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC), redatto nel 2007, la temperatura del pianeta è aumentata in media di 0,76 gradi rispetto ai livelli preindustriali e la tendenza è in continua accelerazione. L’atmosfera si sta surriscaldando, ma perché?
Il clima sta cambiando per il forte aumento delle emissioni dei gas a effetto serra. Questi gas (anidride carbonica, metano e vapore acqueo) sono in realtà essenziali per la vita sul nostro pianeta, infatti lasciano filtrare la luce solare e trattengono parte dei raggi infrarossi che, riflessi dalla superficie, riscaldando il pianeta. Senza l’effetto serra la temperatura al suolo sarebbe di -18 gradi. I gas serra quindi vengono prodotti in natura, ma dall’inizio della rivoluzione industriale anche la società umana li immette nell’atmosfera. Questo avviene soprattutto con l’anidride carbonica, che viene liberata bruciando i combustibili fossili come carbone, petrolio e metano.
In 150 anni, in particolare negli ultimi trenta, abbiamo bruciato gran parte di questi combustibili e rilasciato i loro gas nell’atmosfera in un brevissimo lasso di tempo, se paragonato alla vita del nostro pianeta. Ma dov’è il problema? Alzi la mano chi non ha sentito ripetere all’infinito a scuola la storia della fotosintesi clorofilliana: gli alberi assorbono l’anidride carbonica e immettono nell’atmosfera ossigeno. Un po’ meno risaputo è che il mare assorbe quantità industriali di questo gas. La terra quindi ha dei meccanismi efficienti per mantenere l’equilibrio dei gas nell’atmosfera… peccato che non bastino più! Complice la deforestazione, meno della metà dell’anidride carbonica attualmente prodotta viene riassorbita!
I rapporti dell’ IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) dicono che se la temperatura cresce più di due gradi rispetto ai livelli preindustriali il cambiamento climatico sarebbe pericolosissimo e irreversibile. Ci sarebbe uno scenario quasi apocalittico: ondate di caldo, ondate di freddo, siccità, tifoni, uragani, alluvioni e aumento delle malattie (soprattutto quelle trasmesse dagli insetti come la malaria).
A causa dello scioglimento delle calotte polari il livello del mare si sta alzando velocemente. Se ci fosse il famoso aumento di due gradi la pianura padano-veneta verrebbe sommersa; questo poi non sarebbe niente a confronto con la nuova era glaciale, ipotizzata da alcuni scienziati, che a causa dello scioglimento dei ghiacci della Groenlandia, renderebbe gelida la corrente del Golfo, tanto importante per il nostro ecosistema.
Se non si prenderanno provvedimenti per ridurre le emissioni, nel prossimo futuro la temperatura, nel migliore dei casi, aumenterà ancora di 1,8 gradi e nel peggiore di 6,4 rispetto all’era preindustriale. Considerando che già è aumentata di 0,76 gradi queste stime non si possono ignorare. Che fare per restare entro la soglia dei due gradi? Anche se smettessimo subito di emettere anidride carbonica il pianeta ci metterebbe 200 anni a smaltirla quindi la temperatura aumenterebbe lo stesso ancora per un bel po’. Dato che tornare indietro non si può, l’aumento attuale dobbiamo tenercelo. Però se vogliamo mantenere l’innalzamento della temperatura al di sotto della fatidica soglia dei due gradi si devono quantomeno stabilizzare le emissioni globale dei gas serra entro il 2020, per poi ridurle del 50% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050.
Chi emette tutta questa anidride carbonica? Il primo premio va al settore energetico per la produzione di energia elettrica, a partire dalla combustione di riserve fossili (immette circa il 40% dei gas serra prodotti dall’uomo), ma anche le industrie manifatturiere, il traffico stradale e aereo, e il riscaldamento urbano fanno la loro parte.

Solo il 30% della popolazione terrestre, quella dei paesi industrializzati, consuma il 70% dell’energia richiesta. In queste condizioni come si fa a convincere i paesi in via di sviluppo che le emissioni dei gas serra vanno diminuite? Le innovazioni tecnologiche, che servono per questo obiettivo, costano e possono essere introdotte solo con politiche ambientali forti, coerenti e durature. Anche i paesi più avanzati fanno fatica ad adeguarsi, nonostante le spinte della società civile. La strada è però obbligatoria per tutti.
Cosa possiamo fare noi per ridurre le emissioni dei gas serra? Cosa sta facendo l’Unione Europea?
continua….
Elena Sangalli
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