Del: 22 Aprile 2011 Di: Redazione Commenti: 0
La sala teatrale Cannobiana di Milano, in via Larga, a pochi passi dalla nostra Università, viene inaugurata nel 1779, un anno dopo il Teatro alla Scala, ma risale invece al 1894 il cambio di nome in Teatro Lirico, come è tutt’ora conosciuto dai milanesi. L’acquisto definitivo da parte del Comune di Milano risale al 1926, e nel 1938 un grave incendio ne danneggia seriamente le strutture: in questa occasione il Comune decide di ricostruirlo in forme nuove, rinunciando alla grande cupola vetrata considerata sino a quel momento uno dei simboli della città. Nel 1943 il Teatro Lirico ospita la stagione del Teatro alla Scala, parzialmente distrutto dai pesanti bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e il 16 dicembre 1944 Benito Mussolini, in occasione della celebrazione della morte di Filippo Tommaso Marinetti, pronuncia proprio in questa sala quello che sarà il suo ultimo comizio.
Nel secondo Dopoguerra, il Teatro Lirico assume un ruolo centrale nella vita culturale meneghina e nel 1960 inizia la fruttuosa collaborazione con il Piccolo Teatro. Sono gli anni di Giorgio Strehler, che impiega sovente la “sala grande” per i suoi spettacoli della fase brechtiana. Gli anni Settanta e Ottanta rappresentano gli ultimi fasti per il Teatro Lirico, che sul proprio palco vede avvicendarsi balletti, concerti di musica leggera (tra i quali spiccano quelli di Giorgio Gaber) e manifestazioni politiche. Una crisi finanziaria ne provoca la chiusura negli anni Novanta, ma nonostante il suo progressivo abbandono, nel 2003, è stato dedicato dalle Istituzioni cittadine a Giorgio Gaber. È il primo passo di un ambizioso progetto di rilancio concretizzato con l’avvio dei lavori di ristrutturazione nel 2007.
Inizialmente il progetto è stato affidato all’imprenditore teatrale Gianmario Longoni e al suo team di imprenditori, ma la Sovraintendenza ha bloccato a lungo i lavori, anche a causa delle pressioni diVittorio Sgarbi, allora Assessore alla cultura, che si è opposto alla ristrutturazione. Questa, sosteneva Sgarbi, avrebbe stravolto il disegno degli anni ’30 di Cassi Ramelli. Nel 2008 il cantiere avrebbe dovuto riprendere a funzionare, ma nulla di significativo è cambiato, e dopo il ritiro da parte di alcuni imprenditori dal progetto, questo è stato tolto ai privati e preso in gestione dal Comune nel 2009.
Attualmente non si conosce né lo stato dei lavori né la data di completamento prevista. Esiste però un elegante sito web (http://www.teatroliricomilano.it/) che, come si può leggere nelle informazioni nella pagina, è stato aperto nel 2007, presumibilmente dal Comune. In questo spazio informatico viene illustrato il progetto di rilancio: l’obiettivo è restituire alla città di Milano uno dei suoi “simboli architettonici più suggestivi”, ovvero la volta vetrata costruita per il Teatro Lirico nel 1894 in occasione della prima grande ristrutturazione: una volta vetrata che dovrebbe costituire il “guscio attivo” di un organismo polifunzionale.

La “polifunzionalità” sembra essere appunto l’elemento chiave per rilanciare l’attività di questa grande sala, destinata, secondo quanto indicato nel sito web, a ospitare nello stesso anno artistico “scelte eterogenee”, che vadano dalla prosa alla danza, dal musical al jazz, dalla lirica alla musica leggera e concertistica, dal teatro musicale al balletto, il tutto selezionato “tra le migliori produzioni nazionali e internazionali, secondo criteri artistici uniformati all’idea di novità e di successo di pubblico”.
Il Teatro Giorgio Gaber, attualmente, si presenta allo sguardo dei passanti con tutti i segni dell’incuria e del trascorrere del tempo: finestre rotte, umidità che trasuda dai muri portanti, sporcizia. L’unico segnale che suggerisca l’idea dei “lavori in corso” per una ristrutturazione sono due prefabbricati situati sul lato del Teatro in via Rastrelli, dove inoltre sono state posizionate delle transenne per impedire ai passanti di avvicinarsi alla parete del teatro, dalla quale evidentemente si teme la caduta di calcinacci. Sul retro del teatro campeggiano ancora le insegne ormai arrugginite, mentre soltanto la facciata principale in via Larga sembra mantenersi in un discreto stato di conservazione.

Abbiamo cercato di contattare lo staff del Teatro tramite l’indirizzo mail riportato nella pagina dei contatti sul sito web, ma abbiamo dovuto constatare che l’indirizzo non è più attivo.
Lo slogan accattivante scelto per questo progetto dai tempi indeterminati recita: “Ci siamo messi all’Opera per creare cultura”; ma pare proprio che questa “creazione” si limiti, fino ad oggi, a una dichiarazione di intenti, per quanto supportata da un’eccellente piattaforma informatica. Eppure il candidato sindaco Letizia Moratti nel suo libricino di propaganda elettorale “I cento progetti realizzati” sostiene che i lavori in via Larga proseguono.
I fatti non confermano.

Angelo Turco, con la collaborazione di Irene Nava
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