Del: 3 Maggio 2011 Di: Redazione Commenti: 0

Vulcano ha intervistato i candidati sindaco per le elezioni comunali di Milano su temi che vanno dalle politiche giovanili, al mondo del lavoro, ai trasporti pubblici. Oggi vi proponiamo l’intervista a Giancarlo Pagliarini, 69 anni. Si candida alle comunali di Milano con la “Lista Pagliarini per il Federalismo, Lega Padana Lombardia”.

1.L’Associazione SoS Racket sembra rimanere sempre più sola nella lotta contro le mafie. Gli ultimi eventi riguardanti le case dell’ A.L.E.R sembrano la punta di un iceberg che non si vuole sciogliere. Del pizzo non se ne parla ad alta voce, ma in molti lo pagano, anche nel centro di Milano. Qual è la sua proposta di contrasto in merito al pizzo, al racket, al comportamento mafioso ormai sempre più imperante nella regione Lombardia?

Vero! Risulta anche a me che in molti a Milano e provincia “devono” pagare il pizzo. Anche in centro. La soluzione è dare più poteri e responsabilità al sindaco.

Il sindaco e i gruppi di Palazzo Marino hanno visibilità. A mio giudizio quelli che saranno eletti sindaco e consigliere comunale di Milano non dovranno perdere nessuna occasione per fare capire ai cittadini che è assolutamente necessario:

1             Che i sindaci abbiano i poteri che oggi sono dei prefetti. Consiglio questa lettura: Via il prefetto!, scritto da Luigi Einaudi e pubblicato nel supplemento della Gazzetta ticinese il 17 Luglio 1944, con la firma Junius (lo trovi anche su www.giancarlopagliarini.it)

2             Cambiare l’assurda legge su appalti e subappalti. Eliminare ogni riferimento a “massimi ribassi” e sciocchezze del genere: i preventivi devono essere cose serie

Dunque sindaco, membri di giunta e consiglieri dovrebbero sfruttare la visibilità connessa ai loro ruoli per comunicare e per spiegare ai cittadini. Le riforme si fanno solo in presenza di cittadini consapevoli e informati. E dare ai sindaci i poteri che oggi sono dei prefetti è sicuramente una riforma importante e necessaria.

Mentre si “semina”, mentre si svolge questo lavoro culturale, naturalmente bisogna continuare con i tavoli per l’ordine pubblico già aperti. Una commissione antimafia a Palazzo marino è assolutamente opportuna.

 

2. Lei ha mai violato la legge?

Sulla patente ormai ho recuperato i punti ma una volta mi hanno “beccato” senza la cintura. È successo a Milano, in corso Venezia.

3. Come si muove a Milano? Mezzi pubblici, bicicletta o automobile? Quanto spende più o meno annualmente per questi spostamenti?

Adesso il mio ufficio è a 50 metri da casa. Anni fa abitavo al 3° piano e l’ufficio era al 4° piano. Mi sono organizzato così perché ho sempre pensato che le ore spese in viaggi per andare al lavoro sono “ore di vita in meno”. Quando mi devo muovere se posso vado a piedi. Se no MM o automobile. Uso una Picanto, ormai il pieno supera i 40 euro ma la uso poco e un pieno mi dura due o tre mesi. Purtroppo ormai la bicicletta a Milano non ho più il coraggio di usarla: ho una fifa nera del traffico e un paio di volte me la sono vista brutta. Mi rifaccio d’estate sulle belle piste ciclabili della Svizzera o sulle “vie verdi” della Catalogna. Con la bici non mi perdo (quasi) mai la Gianetti day di Lugano e l’Eroica in Chianti.

4. Visti i dati preoccupanti sulla diffusione dell’HIV (15.000 persone secondo la L.I.L.A.) e di gravidanze indesiderate a Milano, come pensa di procedere sul fronte dell’educazione sessuale nelle scuole superiori? Come si pone di fronte ad iniziative come la presenza di distributori di preservativi nelle scuole? Cosa pensa dello scontro che lo scorso anno ha visto coinvolti l’ASL di Milano e la Regione Lombardia, riguardante le modalità con cui si tenevano i corsi di educazione sessuale e che hanno portato alla sospensione degli stessi?

La regione Lombardia non doveva intervenire. I direttori delle scuole devono essere liberi di organizzarsi come meglio credono. Devono essere autonomi e in concorrenza tra di loro. Quelli bravi avranno più “clienti” (saranno molti quelli che vorranno andare nelle loro scuole) e, in presenza di “mercato” e di “meritocrazia”,  gli incapaci saranno sostituiti. Questo naturalmente è il sogno di uno che vorrebbe vivere in un paese di gente libera e responsabile. Con lo Stato, con Pubbliche Amministrazioni e con burocrazia efficienti, piccoli, e al servizio della collettività. E non, come oggi, al servizio prevalentemente di sé stessi.

5. Prima della sua carriera politica, di cosa si occupava?

Ho avuto fortuna: sono stato tra i fondatori in Italia dell’istituto della “revisione contabile indipendente” (la cosiddetta “certificazione “ dei bilanci). Ho cominciato con la Arthur Andersen nel 1967 ma alla fine ero socio di 16 società di revisione, da Trento a Siracusa (quella di Siracusa si chiamava “Aretusa revisioni”. Bei tempi!). Ero “professore a contratto” all’università di Parma e scrivevo anche qualcosa. “Bilanci, come leggere anche quello che non c’è scritto” è di 25 anni fa ma (purtroppo) la prassi dell’informativa societaria non è per niente migliorata. Per una decina di anni sono stato vice presidente dell’AIAF, l’associazione italiana degli analisti finanziari, e verso la fine degli anni 80 un capitolo del libro “Commercialisti famosi. I segreti dei grandi” era dedicato a me, col divertente titolo “Il chierico della revisione”. Se qualcuno è interessato mandi una mail a giancarlo.pagliarini@fastwebnet.it e glieli giro subito. Quando sono diventato ministro ho ceduto le mie quote delle 16 società di revisione ai dipendenti e agli altri soci (per questa “pagliarinata” mia moglie è incavolata ancora adesso). Montanelli in un articolo intitolato “Ed è subito sera” aveva scritto su la Voce (30 settembre 1994) “L’unico a far le cose sul serio è stato il lumbard Pagliarini che, oltre a dimettersi da tutte le cariche, ha spartito le azioni della sua società fra gli altri soci e dipendenti. Non conosco Pagliarini, e non so se congratularmi con lui. Dubito che la pubblica opinione si sia accorta del suo gesto e lo abbia apprezzato”. Unico piccolo errore: le società erano 16, non una.

6. Che genere di istruzione ha ricevuto dai suoi genitori e dalle scuole che ha frequentato?

Le scuole erano tutte di Milano e un po’ sul Cattolico: Istituto Vittoria Colonna, poi il collegio San Carlo di corso Magenta e alla fine l’ Università Cattolica. Papà era un fanatico della libertà e della responsabilità. Mi lasciava fare tutto quello che volevo. L’importante era che non stessi fermo: mi ha insegnato a muovermi, a pensare e a fare sempre qualcosa. Senza paura.  La filosofia di base era “sbagliando si impara”. Il mio rimpianto è non aver passato abbastanza tempo con lui. L’ho sempre considerato il mio migliore amico

7. Il rapporto di Transatlantic Trends evidenzia che in Italia la percezione della percentuale di immigrazione risulta quattro volte superiore rispetto alla realtà. A Milano, gli avvenimenti di via Padova o del campo rom di via Triboniano dimostrano che la temperatura sociale resta calda. Quali crede siano le priorità per stemperare la tensione? Come progetterà di muoversi il comune e i suoi servizi per attuare l’integrazione con strumenti alternativi al solo intervento delle forze dell’ordine?

Il modello in questo è la Svizzera: i Cantoni aiutano gli stranieri ad integrarsi, ma il principio base è “io ti aiuto ma sia ben chiaro che tu se vuoi stare qui HAI IL DOVERE DI INTEGRARTI”. Il risultato di questa cultura è che in quel paese gli stranieri di origine non europea sono ormai il 22% dei residenti e non ci sono problemi particolari di integrazione, di sicurezza, di lavoro o di ordine pubblico.

8. Molti degli studenti che frequentano le università milanesi sono pendolari, fuori sede o provenienti da altri paesi (erasmus). Vivendo a Milano contribuiscono in vario modo a rendere più ricca la città. Purtroppo, rispetto alle grandi città europee Milano risente di un deficit nel settore del trasporto pubblico, soprattutto nelle fasce notturne e nelle zone periferiche e i prezzi dei taxi sono assolutamente proibitivi. Come intende agire per migliorare il trasporto milanese? Come pensa di agire sulle politiche giovanili e di integrazione?

MM e bus dovrebbero andare anche di notte. Tutta la settimana e in particolare al venerdì e sabato. Milano deve essere aperta e ci si deve poter vivere sia di giorno che di notte. Non siamo più nel medioevo. Uno dei cinque referendum che voteremo il 12 Giugno riguarda Ecopass e maggiori investimenti nei trasporti. Spero che quel referendum stravinca. Certo che se a Milano potessimo tenerci un po’ più delle tasse che paghiamo e che se ne “vanno” a Roma, ( e che col cosiddetto “federalismo fiscale” continueranno ad andare a Roma) potremmo investire molto di più sui nostri trasporti pubblici, che a confronto di Berlino, Vienna, Barcellona, Londra ecc  ecc fanno una pessima figura.

9. Qual è la sua visione di Milano? Quali benefici sociali e ambientali porterà l’Expo ai cittadini milanesi e ai suoi visitatori?

I benefici dell’Expo sono tutti nelle infrastrutture (MM). Purtroppo siamo conciati così: per far tornare indietro da Roma un pochino dei nostri soldi (nostri vuol dire “soldi dei milanesi”) dobbiamo aspettare l’Expo. Se no non c’era niente da fare. Vi ricordo che anche sul futuro dei terreni dell’Expo voteremo con i referendum del  12 giugno

10.Da una stima fatta nel 2005 dal U.N.R.A.E nel comune di Milano circolano 800 mila vetture e di queste circa 30 mila sono non catalizzate (3.8%). Le macchine più moderne, che rispondono alle direttive europee più severe in termine di inquinamento, in Italia sono meno di una su tre, mentre a Milano sono circa il 42 per cento. Eppure, Milano ha superato i limiti di PM10 per ben 35 volte nei soli primi 38 giorni di quest’anno. Per entrare nella cerchia dei bastioni si paga l’Ecopass. Alcuni studi indicano che un S.U.V diesel di ultima generazione (euro 4, euro 5, che quindi non paga l’Ecopass) inquina almeno quanto un euro 2 benzina, che invece deve pagare l’Ecopass. Si potrebbe giungere alla sfortunata conclusione che chi ha i soldi per comprare una macchina nuova non paga l’Ecopass, chi non ha questi soldi invece lo paga. Entrambi fanno girare l’economia, entrambi inquinano. Cosa intende fare Lei? Come sta andando questo Progetto “Eco”?

L’ho detto prima: il 12 Giugno si vota il referendum per l’Ecopass. Io sono stato tra i promotori di questi cinque referendum, assieme a Montalbetti, Fedreghini, Cappato e Croci. Mi sono fatto un mazzo così ed ho autenticato qualche migliaio di firme. Questi cinque referendum mi piacciono ma tengo molto a dire che mi sarei impegnato anche per poter far svolgere referendum che non mi piacciono. Mi piace l’istituto del referendum. Perché così “comandano” i cittadini. E perché in questo modo i cittadini sono coinvolti e consapevoli. Insomma, l’istituto del referendum mi piace molto. Proporrò di farne molti altri.

 

11. Sempre per quanto riguarda l’inquinamento avete intenzione di aumentare la salvaguardia della salute controllando anche il PM100? L’Europa non lo richiede ma studi scientifici ammettono la sua esistenza e il suo potere cancerogeno…

L’europa non lo chiede? E chi se ne frega. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i cittadini e cosa propongono. Ecco il tema per un altro referendum. Ricordando sempre quello che diceva mio papà: sbagliando si impara.

12. Lei beve l’acqua del rubinetto di casa sua?

Che domanda. Certo. Però ho anche un impiantino Culligan. Ce l’ho da secoli, perché quando lavoravo in Arthur Andersen, all’inizio degli anni settanta, avevo controllato i loro conti, nella sede storica di Cadriano di Granarolo dell’ Emilia.

13.A Milano ci sono moltissime case vuote, sfitte o abbandonate da molti anni. Altre invece vengono date agli amici degli amici o a gente che si può permettere ben oltre ciò che invece paga (il caso di Affittopoli, Trivulzio &C .). Secondo i dati del S.u.n.i.a., quest’anno gli affitti per gli studenti a Milano hanno subito un rincaro del 10%. Una camera singola arriva a costare fino a 750 euro. Quale potrebbe essere la prima azione in merito a tale problema?

Ci fosse più mercato e meno mano pubblica gli affitti costerebbero meno della metà (vedi Berlino). Sindaco, giunta e consiglieri comunali non possono prendere la bacchetta magica, agitarla e dire “voglio più mercato”. Ma culturalmente si, possono fare molto

14. Lei ha mai lavorato senza ricevere denaro?

Si, tante volte. I miei lavori (revisore contabile indipendente, collegi sindacali, amministratore indipendente, autore di articoli) mi piacciono tantissimo. Mi piace un mondo lavorare e mi piace fare bene il mio lavoro. Coi soldi invece ho sempre avuto un rapporto bruttissimo: non mi è mai piaciuto stare lì a discutere di parcelle, di ore lavorate, di rimborsi spese e di fatture scadute. Così delle volte di fatto è andata a finire che ho lavorato quasi “a gratis”. E poi pensate che se fate una fattura, zac, l’IVA la dovete pagare subito. E magari il cliente vi paga (se vi paga) dopo un paio di anni. Una volta, tanti anni fa, ho valutato una azienda e l’ho fatta vendere a una società tedesca. Dopo 27 giorni mi è arrivato il saldo della fattura. Non credevo ai miei occhi. Me lo ricordo ancora adesso come un miracolo. Nelle 16 società di revisione che avevo messo in piedi la prassi era della “fattura d’anticipo” prima di cominciare a lavorate.



15. Quanto si spenderà a grandi linee per la sua campagna elettorale?

Il budget è di 3.000 euro al massimo. Per come stanno andando le cose forse me la cavo con meno.

16. Negli ultimi dieci anni le biblioteche rionali hanno ridotto l’orario di apertura rendendoli simili agli orari di un sportello delle poste. Pochissime biblioteche rimangono aperte la sera. Per visitare il Louvre di Parigi si spende tanto quanto andare al Palazzo Reale. Le associazioni culturali milanesi sono al collasso. I piccoli teatri rischiano di chiudere ogni giorno. Qual è la sua proposta culturale per Milano?

Quando ero assessore al demanio ho “fatto rinascere” con delle ristrutturazioni che sono andate veramente molto bene due teatri “storici” di Milano: l’Out off e il Puccini. Nella circostanza ho toccato con mano la drammatica situazione dei teatri della nostra città. Cosa devo dirvi? Servono più soldi ma non si possono certo aumentare le tasse: se togliete dal PIL il sommerso vedete che la pressione fiscale in Italia supera perfino la Svezia. Anche perché dobbiamo finanziare gli interessi passivi: stiamo pagando più di 200 milioni di Euro al giorno ( al giorno!) di interessi passivi sul debito pubblico. Serve più crescita, più mercato, meno Stato, meno burocrazia e meno mano pubblica. Di questo passo “Italia, Corea del Nord e Cuba” verranno citate e studiate assieme. Abbiamo bisogno di una “rivoluzione” culturale, e per realizzarla sindaco, giunta e consiglio di Milano potrebbero giocare un ruolo culturale molto importante

17. Le università private milanesi sono state ultimamente sede di visite parlamentari, governative e da parte dei membri del governo comunale. San Raffaele, Cattolica, Bocconi e Iulm sembrano richiamare sempre più i salotti buoni della borghesia milanese e della rappresentanza comunale. Le università statali quali l’Università degli Studi, la Bicocca e il Politecnico, soprattutto le prime due, non sono state degne di questa passerella. Eppure tra istituti ed enti pubblici dovrebbe esserci una coesione maggiore. Cosa ne pensa e cosa farà in merito?

A me non interessa se una università (o un ospedale) è pubblico o privato. Interessa che funzioni bene. Perché funzionino bene serve più “concorrenza”. Concorrenza non è una parolaccia. Viene da “cum” (assieme) e “petere” (cercare). Cercare assieme l’organizzazione migliore. Questa, incidentalmente, è il concetto cardine del federalismo: la concorrenza, concepita come processo dinamico di scoperta, che contribuisce a promuovere scelte agili e proattive. Come ricorda Chiara Battistoni la competizione è la più alta forma di cooperazione; dove c’è concorrenza, c’è ricerca comune, in forma antagonistica, della soluzione migliore.

18. Se fosse eletto “Sindaco di Milano”, quali saranno le sue prime tre azioni nei confronti dei Giovani, dell’Università e del Lavoro?

Io non sarò eletto sindaco di Milano. Spero che il sindaco, chiunque sia, sappia utilizzare la nuova regola di “attrazione tributaria” prevista nella manovra triennale di Luglio 2010 (art 41) e convinca tante imprese straniere a venire a Milano. Questo significherebbe lavoro per i giovani e volano di risorse finanziarie e culturali per la città e naturalmente anche per le nostre università

 

Denis Trivellato

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