Del: 4 Luglio 2011 Di: Francesco Floris Commenti: 0

Breve excursus semiserio tra le più eclatanti paure collettive veicolate dai mass media

Era il settembre del 2008 quando sulla stampa imperversavano le fantasie apocalittiche di veri o presunti esperti, i quali si inseguivano sui fondi dei giornali per allarmare l’umanità sui rischi che l’acceleratore di particelle del CERN, al momento dell’accensione, avrebbe comportato. Si parlava all’epoca di un potenziale buco nero (almeno lui non era rosso!) pronto ad inghiottire il pianeta Terra nella sua interezza.
Tanto per la cronaca, le nefaste previsioni di questi “testimoni di Geova per un giorno” si sono miserabilmente infrante contro una lattina di una non ben precisata bevanda gassata, che a quanto pare venne dimenticata all’interno dell’acceleratore, impedendo così all’intero macchinario di funzionare e rimandando di alcuni mesi la catastrofe.
Tralasciando il lato indubbiamente grottesco della vicenda, le preoccupazioni degli allarmisti che in quei giorni animavano il dibattito pseudo – scientifico, danno modo di riflettere su una tematica decisamente più rilevante, che si potrebbe riassumere nella formula “il vizio della paura”.
Non più tardi di un anno fa, a terrorizzare era la “febbre del porco messicano”, l’influenza suina. Bombardate a reti unificate da giornalisti che ammonivano sui pericoli di epidemia globale e pandemia universale, le masse di civili non infetti si affrettavano a cancellare dalla rubrica il nome di chiunque avesse speso anche un solo giorno degli ultimi trent’anni in Messico o zone limitrofe e ad erigere muraglie secessioniste ai confini dell’Emilia al grido di “porci comunisti”, come nemmeno Bossi nel migliore dei propri sogni bagnati avrebbe mai immaginato.
E poi, un giorno come gli altri, tutto torna improvvisamente normale: ventitré milioni di euro spesi per vaccini che nessuno utilizzerà, qualche intervista ai telegiornali da parte di un tizio dal camice bianco che risolve tutte le nostre ansie con le seguenti parole: – C’è stato qualche fraintendimento nella comunità scientifica, il virus non è mutato, è una normale influenza -. Dunque è tutto a posto! Siamo pronti per una nuova apocalisse, ma bisogna dire allo sceneggiatore di cambiare trama, perché ormai a maiali influenzati, vacche impazzite, polli con la SARS ci siamo abituati, non sconvolgono ulteriormente il sistema nervoso dell’homo italicus sapiens sapiens.
Et voilà, eccoci accontentati! Niente più animali portatori di patologie inguaribili. Cosa ne dice il Pubblico di immigrazione a scopo di stupro e omicidio? Ma quando i dati ISTAT dimostrano chiaramente che i 2/3 delle donne di questo Paese subiscono violenze in casa ad opera del proprio compagno, allora vogliamo un nuovo colpo di scena: a noi non piace essere la causa dei nostri mali.
Signor Pubblico chiede, Signora Informazione risponde. Ed ecco subito nuove malate vicende con le quali cibare le nostre perversioni: mariti che uccidono mogli, madri che uccidono bambini, figli che uccidono genitori, orge incestuose omicide al cui confronto “L’Edipo re” di Sofocle pare una barzelletta.
Bottiglie di minerale avvelenate da una bomber, e tutti a spasso per i supermercati a rovesciare contenitori di plastica nella taciuta speranza di trovare anche un misero forellino e gridare all’attentato scampato. Vorremmo accaparrarci anche gli tsunami, ma nel nostro Mediterraneo sarebbe improponibile vista la presenza massiccia di yacht dalemiani da scansare. Spiacente Sig. Pubblico, niente onde da noi.
Per giungere alla cronaca più recente, le elezioni comunali di Milano nello specifico, sono state oggetto di un vero tirocinio formativo per apprendisti terroristi mediatici (secondo la celebre definizione del non troppo onorevole Cicchitto). Dopo le sedicenti bandiere di Hamas in piazza duca d’Aosta e il lancio del nuovo fumetto Disney dedicato alla saga di zingaropoli, eravamo sinceramente convinti che si fosse raggiunto l’apice creativo, un posto nel guinness dei primati per la castroneria cosmica; come al solito ci eravamo sbagliati!
Ad elezioni concluse la storia sembra ripetersi. I mezzi d’informazione, che evidentemente hanno frainteso il significato dell’eterno ritorno dell’uguale di matrice nietzscheana, stanno da giorni martellando le nostre orecchie con l’ultimo degli orrori: il batterio killer. L’appellativo di per sé funzionerebbe perfettamente come titolo di uno splatter movie italiano targato anni settanta sul genere: per la regia di Sergio Martino, una straordinaria interpretazione di Luc Merenda nella parte di un medico radiato dall’ordine in “Il batterio killer: nessuno lo può curare”. La Gialappa’s avrebbe un futuro assicurato.

Preso atto della situazione attuale la redazione di Vulcano ha quindi deciso di lanciare un appello a tutti i volenterosi per fornire ai mass media un’unica e gigantesca paura con la quale terrorizzare globalmente e fino a data da destinarsi l’intero genere umano. Verranno vagliate tutte le proposte e ci si riserva il diritto di censurare, in caso di necessità, quelle che perderebbero di credibilità agli occhi del pubblico, come ad esempio la nomina di Maurizio Lupi a ministro della giustizia o lo spostamento di alcuni ministeri da Roma a Milano. La nostra proposta, coniata grazie alla partecipazione di un pool di cervelli non indifferente, è più o meno riassumibile così: un maiale killer, secondo gli psicanalisti fondamentalmente pazzo, rifugiato politico in Brasile e coperto dal governo Lula, che ha sciolto cetrioli avvelenati nelle casse di minerale destinate all’occidente mentre scappava in motocicletta dal Pakistan vestito da beduino in direzione della sua dimora invernale nel ridente comune di Cogne sebbene risulti cittadino messicano e quindi, irregolare nel nostro Paese; insomma un bel maiale orwelliano.

Francesco Floris

Foto di byronv2

Francesco Floris
BloggerLinkiesta
Collaboratore de Linkiesta.it, speaker di Magma, blogger.

Commenta