Del: 7 Maggio 2012 Di: Redazione Commenti: 1

Da ieri, sabato 5 maggio 2012, la Torre GalFa di Milano è occupata da un collettivo di artisti (Lavoratori dell’Arte) che intendono creare un centro culturale autogestito già denominato “Macao”. Il nome non è un acronimo, ma un’ironica imitazione dei nomi che abitualmente vengono assegnati ai grandi complessi culturali “istituzionali”, come il Mart ecc.
Il grattacielo, la cui proprietà è del gruppo Ligresti, è inutilizzato dalla fine degli anni Novanta, quando la Banca Popolare di Milano l’ha ceduto per 48 milioni di euro al noto immobiliarista. Intatto all’esterno, risulta particolarmente rovinato dall’incuria e i 30 piani sono completamente sventrati e privati di elettricità e tubazioni idrauliche. Un immenso spazio vuoto a poche centinaia di metri dalla nuova Regione Lombardia e dai grattacieli ancora in costruzione di Garibaldi, che fa gridare allo spreco davanti agli investimenti (anche pubblici) colossali per la realizzazione di nuovi palazzi nella stessa zona.
L’idea di creare un centro policulturale autogestito è nata più di un anno fa, e il collettivo dei Lavoratori dell’Arte ha deciso di realizzarla lanciando un bando online per trovare idee e progetti artistici da immettere poi in uno spazio vuoto scelto solo nel corso dell’ultimo mese. Gli stessi artisti implicati nel progetto hanno scoperto la sede prescelta soltanto negli ultimissimi giorni. I Lavoratori dell’Arte sottolineano nel loro comunicato stampa che intendono rappresentare una fetta consistente della forza lavoro di questa città, quella “moltitudine di lavoratori delle industrie creative che troppo spesso deve sottostare a condizioni umilianti di accesso al reddito, senza tutela, senza alcuna copertura in termini di welfare”. I Lavoratori dell’Arte intendono inoltre costruire una rete di realtà culturali autogestite in tutta la penisola, e hanno ricevuto aiuti concreti dal Teatro Valle di Roma, dal Teatro Garibaldi di Palermo,e dal S.A.L.E. Docks di Venezia.
Dopo aver fatto irruzione nel grattacielo abbandonato, il collettivo ha immediatamente dato vita ad un’assemblea pubblica in modo da coinvolgere il maggior numero di persone nel progetto Macao. L’idea di fondo è prendere le decisioni tutti insieme e non lasciare la gestione (che appare estremamente complessa anche per l’inatteso stato di totale devastazione degli interni) a un gruppo ristretto. Nella notte tra sabato e domenica circa 20 persone hanno dormito all’interno della torre, e oggi più di 300 persone hanno seguito i lavori dell’assemblea. Molte le proposte pragmatiche, in particolare la suddivisione del lavoro tra gruppi specifici (in particolare, è necessario mettere in sicurezza l’edificio che presenta pavimenti sfondati, vetrate cadenti e infiltrazioni d’acqua) e la scrittura di uno statuto in modo da evitare che la gestione di Macao venga usurpata da gruppi esterni che nulla hanno a che fare con il progetto iniziale.
Fondamentale in questa prima fase è stata la copertura web dell’evento, tramite social network e web tv che hanno trasmesso in diretta tutte le fasi dell’occupazione e delle assemblee pubbliche.
Le reazioni delle forze dell’ordine sono state per ora limitate, anche perché non è ancora stata sporta alcuna denuncia da parte della proprietà. Sul luogo, oltre a molti giornalisti, si è recato anche l’assessore del Comune di Milano Stefano Boeri, che ha parlato di una iniziativa interessante che, pur con modalità discutibili, accende una luce su due problemi reali: l’inutilizzo degli spazi già presenti nella città e la necessità da parte del mondo della cultura e dell’arte di avere a disposizione luoghi per realizzare i propri progetti.

Angelo Turco

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