Del: 26 Settembre 2012 Di: Redazione Commenti: 0

A Milano il nome “Clerici” viene sempre associato al bel palazzo che la famiglia, di origine comasca, aveva fatto costruire nel centro cittadino. L’edificio, che ora ospita l’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Interazionale), è famoso soprattutto per il bellissimo affresco del Tiepolo, che decora la volta della galleria di rappresentanza, raffigurante La corsa del carro del Sole attraverso il libero cielo abitato dalle deità dell’olimpo e circondato dalle creature terrestri e dagli animali che stanno a simboleggiare i continenti. Questa rappresentazione fu commissionata nel 1741 da Antonio Giorgio Clerici, illustre membro della casata, per poter avvicinare la sua magione allo stile delle corti principesche, confacente al ruolo ormai acquisito dalla famiglia  presso l’apparato amministrativo imperiale.

Quello che pochi sanno è che esiste un altro edificio che porta il nome della famiglia: la Villa estiva, situata nel centro del quartiere Niguarda.

Questo piccolo gioiello dell’architettura settecentesca si trova oggi inglobato dalle case del vecchio centro cittadino, appena dietro la via principale, ben celata alla vista. Pochi sono al corrente della sua esistenza e molto sono gli avventurieri che si sono persi nel cercarla, ma lei rimane sempre lì, maestosa e imponente.

Villa Clerici venne costruita tra gli anni Venti e Trenta del Settecento su un progetto attribuito a Francesco Croce (architetto della guglia principale del Duomo di Milano, su cui poi fu posta la statua della Madonnina) secondo lo stile dell’epoca, che riprendeva le ville venete palladiane. L’edificio fu voluto come residenza estiva dallo stesso Antonio Giorgio Clerici, il quale la fece costruire nei territori che la famiglia aveva acquistato con finalità agricole (tereni che al tempo si estendevano fino all’attuale fermata di Maciachini).

La villa, però, non restò a lungo nelle mani dei Clerici: con la morte della figlia Caterina finì il ramo principale della loro famiglia  e l’immobile passò in eredità ai parenti del marito, i conti Biglia. Purtroppo questi ultimi dovettero venderla per risanare le loro finanze e, dall’ultimo quarto dell’Ottocento, la  villa conobbe una fase di decadenza, divenendo una filanda spogliata  di tutti gli arredi e privata di gran parte dei giardini settecenteschi, ormai distrutti. Un tentativo di recupero degli spazi avvenne nel 1912 quando Mario Ganzini, installando qui una fabbrica di materiali e apparecchi fotografici, decise di restaurare il complesso.

La vicenda contemporanea si sviluppa, invece, a partire dal 1927 quando la Compagnia di San Paolo (fondata dal Cardinal Ferrari) acquistò l’edificio e lo adibì come sede della Casa di Redenzione Sociale, che aveva lo scopo di reinserire nella  società gli adulti dimessi dai luoghi di pena e poi, a partire dal dopoguerra, i minori in situazione di disagio (attività svolta ancora oggi).

In questo contesto operò Dandalo Bellini come volontario laico, personaggio importante per il futuro utilizzo della residenza. Quando la Compagnia, negli anni cinquanta, fece costruire un nuovo palazzo adiacente alla villa per il  crescente bisogno di nuovi spazi, Dandalo decise di occupare gli spazi vuoti dando vita ad un’esperienza unica nel suo genere: la Galleria d’arte Sacra dei Contemporanei.

Inaugurata il 7 dicembre 1955, aveva come scopo quello di riaprire quel dialogo tra arte e sacro che, da quando l’illuminismo e l’avanguardismo avevano preso il sopravvento, non aveva più avuto un seguito. Gli artisti e Bellini credevano ancora nell’arte sacra e che la ricerca e la proposizione dei valori cristiani potesse essere ancora materia attuale. Il loro appello venne accolto dall’Arcivescovo di Milano, il Cardinale Giovanni Battista Montini (futuro papa Paolo VI), che partecipò all’inaugurazione della galleria e proprio grazie a queste opere riuscì a riconciliarsi con l’arte moderna, solo qualche tempo prima fortemente avversata.

In questi spazi bianchi si stagliano le opere di artisti importanti per la storia culturale di Milano. Francesco Messina, Aldo Capi, Dina Bellotti, Floriano Bodini, Silvio Consadori, Enrico Manfrini, Giovanni Hajnal, Giacomo Manzù, Lello Scorzelli sono solo alcuni dei nomi dei maestri che si possono incontrare visitando questo luogo. Essi si esprimono utilizzando varie tecniche e materiali: dal bronzo al gesso, dal disegno alla pittura e al mosaico; creando suggestioni uniche e permettendo al visitatore non solo di comprendere la loro visione personale sul credo cristiano, ma anche di far si che lo spettatore stesso si interroghi su tali temi e cerchi di trovare una risposta o, almeno, di comprendere la profonda bellezza delle opere.

Dopo un lungo periodo di chiusura a causa dei lavori di restauro, la Galleria è ora aperta dal martedì al sabato (con orario 9.30 – 12.30 e 14 – 16.30) grazie agli sforzi dei volontari della villa e del Touring, ed è possibile visitarla gratuitamente anche durante le Giornate Europee del Patrimonio (che si terranno il 29-30 settembre del corrente anno). Per ulteriori informazioni, visitate il sito: http://www.villaclerici.it/

Paola Gioia Valisi

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