Del: 10 Aprile 2013 Di: Stefano Colombo Commenti: 0

Il Salone del Mobile è incominciato lunedì a Milano. Tempo di crisi, ma la pubblicità rimane l’anima del commercio. Un po’ tutta la città è coinvolta nell’evento, che dura tutta la settimana: non poteva non attivarsi anche il principale quotidiano meneghino. Il Corriere Della Sera ha allestito nella sede della borsa milanese un dibattito, moderato dal suo direttore Ferruccio de Bortoli: ”Design Summit 2013” – nome esotico.

Alcuni tra i più importanti esperti di design e imprenditori del settore hanno discorso di questo ramo di made in Italy – affiancati da illustri ospiti stranieri. Dopo gli onori di casa dell’AD di Piazza Affari Raffaele Jerusalmi, De Bortoli dà la parola a Roberto Snaidero, presidente di Federlegno ed erede della grande impresa di arredamento cucine. Tipo spiccio, ricorda un certo modello di ”cumenda” meneghino: ma viene dal Friuli, e prima di questo incarico è stato un importante personaggio di Confindustria. Insomma, una voce autorevole che annuncia dati sconfortanti. 60 mila posti di lavoro in meno nel settore, causa crisi. Che fare? ”Aiutare le piccole imprese a fare brand” (ovvero marchio) e costruire così una forza unitaria: in tal modo riusciranno a imporre all’estero la loro qualità. Qualità che già è riconosciuta e retribuita in Russia, dove esportiamo molto; ma non da Cina, India e Brasile. La strada è il corporativismo, insomma. Snaidero non è tenero con la classe politica: sostiene che Federlegno s’è risolta ad aprire varie sedi in tutto il mondo per ovviare alle deficienze dello stato ”incapace” – termine che fa aggrottare le sopracciglia di De Bortoli. Insieme a Claudio Luti (presidente Cosmit) solleva poi il problema delle copie cinesi: ci sono aziende mandarine specializzate nel “tarocco”. Aziende che, appena un mese dopo la comparsa degli originali, sono pronte a vendere cloni dei prodotti a un prezzo inferiore del 30 %. E’ un problema diffuso in tutt ‘Europa, sostengono i due: le copie passano attraverso i ”paesi del nord”, e serve un’azione drastica.

Intervengono il professore di disegno industriale del Politecnico, Bellavitis, e Navaretti, economista bocconiano. E se il primo sottolinea come ci sia cooperazione tra gli atenei ma le istituzioni non li sostengono all’estero, il secondo fa notare che in Italia c’è distacco tra la manifattura e i servizi. All’estero, spesso prevalgono aziende con prodotti di minor qualità, ma che sanno vendere meglio la propria merce. De Bortoli conclude il dibattito dando la parola a una giovane architetta indiana, Nipa Doshi: lei che ora vive a Londra, dopo il matrimonio con un collega scozzese, incoraggia i ragazzi a lasciare la propria terra e i propri affetti per capire il mondo. E, da straniera, fa notare l’eccessiva gerarchizzazione dei ruoli che stagna in Italia – oltre al minore pragmatismo aziendale nel settore del design.

 

Ma il salone non è appannaggio esclusivo del Corriere. Ne sappiamo qualcosa noi studenti della Statale: da qualche giorno, l’ateneo è oggetto di una fioritura di manufatti e oggetti architettonici (“installazioni”). Fuorisalone Interni – l’evento che l’università ospita per 15 giorni ogni anno – è stato presentato ieri con un altro dibattito, nell’aula magna di via Festa del Perdono, con una presentazione presieduta da Philippe Daverio (noto critico d’arte, già assessore di Milano per la giunta Formentini). Le installazioni di ‘’Interni’’ hanno come tema il metissage, traducibile con “ibridazione”. Non a caso partecipa Daniel Libeskind, che oltre a essere uno dei più noti architetti mondiali (è responsabile della ricostruzione a Ground Zero) è egli stesso un ibrido. Figlio di ebrei polacchi, cresciuto in Israele, si divide ora tra Milano, New York e i suoi progetti. Aveva già speso belle parole per il design italiano nel dibattito con De Bortoli (al quale era presente in mattinata): in particolare ama molto Milano, che reputa “il cuore del design”. Di lui Daverio dice: “è come una palla fatta con tanti pongo di diversi colori: amalgamati, ma ancora ben distinguibili – che non creano un’uniformità neutra’’.

Ibridazione non solo tra culture ma anche, ad esempio, tra struttura della casa e arredamento d’interno. O tra ambiente e abitazione: tema ricorrente nella cultura giapponese, che tanto influenzò nell’Ottocento quella occidentale. E si ritorna all’ibridazione tra culture, con quella giapponese rappresentata dall’installazione di Akihisa Hirata – che interviene nel dibattito.
Anche questo evento si conclude. Ormai è tardo pomeriggio. Daverio – intrattenitore eccentrico e brillante – invita tutto il pubblico al rinfresco. E si rimane in ambito artistico: gli strepitosi pasticcini alla fragola offerti sono davvero stati ispirati da una qualche musa.

Stefano Colombo

Stefano Colombo
Studente, non giornalista, milanese arioso.

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