Il 9 settembre è morto il mio cane. Si chiamava Frank, era un chihuahua a pelo corto color caffèlatte e aveva quattro anni. È stato investito da un’auto. È stato un incidente.
Anche se da un paio di anni a questa parte non viveva più con me ma a casa di mio padre e io lo vedevo solo nei fine settimana è stata una delle creature a cui ho voluto più bene su questa terra, perché empatizzare con gli animali è molto più più semplice che con gli esseri umani. Quando mi hanno detto che era morto ho pianto. Non ho pianto né al funerale di mia nonna né a quello di mio nonno.
Questo è un elenco di alcune delle cose che mi mancheranno di lui. Probabilmente non vi interessa ma non me ne frega un cazzo: se William S. Burroughs ha potuto scrivere The Cat Inside allora anche io posso parlare del mio cane.
1. Se mentre giocavamo avvicinavo troppo la faccia al suo muso o lo guardavo fisso negli occhi troppo a lungo lui si immobilizzava, fingeva di guardare da un’altra parte e all’improvviso scattava cercando di mordermi il naso.
In realtà si fermava sempre un paio di centimetri prima di mordermi per farmi capire che stava giocando (a parte una volta che mi ha morso davvero). Io e mia sorella chiamavamo questa cosa “gli agguati”.
2. Aveva un orecchio che non stava su dritto. Non riesco a ricordare se il destro o il sinistro.
3. Quando dormivamo insieme si appallottolava sotto le coperte di fianco a me, all’altezza della mia pancia. A un certo punto aveva addirittura imparato ad alzarsi durante la notte, scendere dal letto, andare a fare pipì e tornare a dormire senza svegliarmi–ora che ci penso forse questo particolare fa un po’ schifo ma non riesco comunque a non considerarla una cosa tenera.
4. La prima volta che è entrato in casa nostra aveva quattro mesi. Ho passato tutta la sera a tenerlo in braccio e ad accarezzarlo. Tremava di paura. Alla fine mi ha dato una leccatina sulla mano. Sono stato la prima persona a cui l’abbia fatto.
5. Una sera io e la mia ragazza di allora abbiamo fatto una torta sacher. A un certo punto lei doveva andare a casa e io ho deciso di accompagnarla, lasciando Frank solo in casa e una fetta di torta in un piattino sul pouf in salotto. Quando sono tornato la fetta di torta non c’era più. Mi riesce ancora difficile credere che l’abbia mangiata Frank, visto che era grande la metà di lui e che il piattino era perfettamente integro dove l’avevo lasciato, ma mi sembra l’unica spiegazione plausibile.
6. Una volta ha avuto la diarrea e ho dovuto pulire tutto il salotto. Come se non bastasse, nelle sue feci c’era un verme lungo circa venti centimetri.
7. Era un tamarro e quando incontrava cani più grossi di lui ed era al guinzaglio li provocava ringhiando e abbaiando. Sono abbastanza certo che gli dicesse qualcosa tipo “cazzo guardi” o “è perché mi sta tenendo zio”.
8. Quando gli prudeva l’orecchio si grattava appoggiando il muso su un tappeto e spingendo con le zampe così da strisciarlo sul tappetto. Era così ridicolo che di solito mi mettevo a grattarglielo io per pietà.
9. Il suo più grande nemico era l’aspirapolvere. Il suo secondo più grande nemico era il phon. La cosa di cui aveva più paura in assoluto era fare il bagno.
10. Non riusciva ad addormentarsi se non andavo a dormire anch’io.
Mattia Salvia