L’Italia è indietro in svariate classifiche sulla preparazione degli studenti, il diritto allo studio scricchiola almeno quanto gli edifici scolastici, e la regione Lombardia se ne esce per il triennio 2014-2016 con un piano di tagli all’istruzione pubblica che suscita –diciamo – qualche perplessità.

Esaminiamo i punti salienti e calienti del piano di Maroni & Aprea per l’anno prossimo rispetto alle spese dell’anno corrente:
• Assegni di studio individuali a studenti meritevoli (borse di studio ai più bravi): da € 5.230.870 a 0 (zero), chiusura totale dei rubinetti.
In sostanza la giunta ha deciso di non dare soldi più agli studenti delle scuole superiori pubbliche che se li meritano o che ne hanno bisogno. Ma –attenzione– pubbliche. Perché c’è una voce che non è stata praticamente toccata nella previsione di bilancio:
Ciò significa che l’amministrazione Maroni —in perfetta continuità con quella Formigoni — non ritiene in alcun modo rilevante incentivare e finanziare la scuola pubblica o chi la frequenta ma continua ad erogare fondi a quelle private, con una scelta evidentemente mirata e (parrebbe ormai lecito supporre) di ideologia o di interesse. Giocando con le percentuali, si può dire , visto che il taglio sui buoni pubblici è del 79% e su quelli privati solo del 9, che per i “marones” la scuola pubblica è il 70% meno importante di quella privata, o che gli studenti delle pubbliche hanno il 30% dei diritti di quelli delle private che, a livello nazionale, hanno l’88% di studenti in meno di quelle pubbliche.
Per protestare contro questo stato di cose, giovedì pomeriggio le rappresentanze –non solo– studentesche (FdS, Uds, Link, Run) di Lombardia si sono riunite sotto il pirellone. Sono state consegnate più di diecimila firme contro il “taglium magnum”, e una delegazione delle suddette rappresentanze è stata ricevuta dalla commissione 7, dedicata a cultura, istruzione, formazione, comunicazione e sport.
«Ci hanno detto che non è ancora tutto definitivo» spiega Matteo Ghislandi, membro di FdS. «Secondo la maggioranza, finanziare le scuole paritarie è comunque un servizio reso agli studenti in difficoltà. Ma, al di là della sproporzione con cui sono stati effettuati i tagli, noi contestiamo il fatto stesso che la regione abbia istituito un fondo apposta per le private».
E’ poi venuto al pettine un nodo squisitamente costituzionale —tema in questi giorni tanto in voga. L’articolo 33 della nostra carta infatti recita:
”Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali.”
In quest’ottica, l’istituzione di un fondo per incoraggiare e finanziare gli studenti delle scuole paritarie è addirittura illegale. Spiega un rappresentante di Link Cattolica, Niccolò Morelli: «Le scuole private non devono essere a carico dello Stato. E’ dal 2008 che col buono scuola si è violata la costituzione. Stiamo lanciando una petizione pubblica, ma speriamo di non dover chiamare in causa la magistratura. Significherebbe che davvero qualcosa non va…»
Intanto, qualche piano più su, l’assessore Aprea rassicura tutti sul fatto che le borse di studio universitarie non verranno toccate e conclude la giornata con una chicca:
«Non sarà certo questa giunta a far venire meno il pluralismo educativo, siamo in piena continuità con l’amministrazione precedente. Vorrebbero imporre una scuola uguale per tutti, per noi invece le tradizioni vanno rispettate.»
Nei secoli dei secoli(?), amen.
Foto apertura IFQ