Del: 29 Gennaio 2014 Di: Gemma Ghiglia Commenti: 1

Ogni anno, durante i giorni del Forum Economico Mondiale a Davos, Greenpeace Svizzera e BD ―Dichiarazione di Berna, ONG per lo sviluppo solidale― organizzano dal 2000 un contro-evento, in cui viene assegnato il Public Eye Award alle aziende che più si sono impegnate per rendere la Terra un posto peggiore.
Nella Hall of Shame degli anni passati figurano Shell, Goldman Sachs, AngloGold Ashanti, Barclays, Novartis, BKW, Walt Disney Company e Wal-Mart solo per citarne alcune.

24 aprile 2013, crolla la fabbrica di abbigliamento Rana Plaza a Dacca, Bangladesh

I motivi per cui un’azienda può venire nominata sono svariati: impatto ambientale, sfruttamento dei lavoratori, violazione dei diritti umani, manipolazione di informazioni, corruzione o evasione fiscale. I nominativi vengono valutati dal Public Eye Team e dall’Institute of Buisness Ethics dell’Università di St. Gall. In seguito, una giuria di esperti―quest’anno composta da Cécile Buhlmann, Andreas Cassee, Yoke Ling Chee, Kumi Naidoo, Guido Palazzo, Klaus Peter Rippe, Vandana Shiva e Ulrich Thielemann―stila la lista definitiva delle aziende eleggibili per il People’s Award, e la pubblica sul sito www.publiceye.ch dove chiunque può votare chi ritiene la più irresponsabile. La giuria, inoltre, assegna essa stessa un premio.
Il Jury’s Award quest’anno è stato assegnato a GAP, colosso americano dell’abbigliamento che anche dopo il disastro della fabbrica Rana Plaza―crollata il 24 aprile, ha provocato la morte di 1.100 persone― ancora si rifuita di firmare l’accordo “On Fire and Building Safety in Bangladesh” e si oppone strenuamente a qualsiasi attività sindacale.

Non lascia spazio a sorprese il People’s Award, assegnato alla più grande compagnia petrolifera russa nonché prima estrattirce di gas naturale al mondo―Gazprom. Dalla morte di 53 operai nel dicembre 2011 sulla piattaforma di Kolskaya, alle 872 fuoriuscite di petrolio in alto mare nello stesso anno, fino all’arresto degli “Arctic30” lo scorso 18 settembre, la prima compagnia petrolifera ad aver trivellato i fondali dell’Artico si è trovata spesso al centro della corince mediatica. Ed è difficile immaginare un Premio Della Vergogna più meritato di questo.

Probabilmente vi chiederete qual è lo scopo di questa iniziativa, a parte criticare una società sempre più orientata al profitto-e-basta.
A me ―che vado in bici, non bevo Coca-cola e non ho mai indossato un paio di All-Star― come risposta sembra già abbastanza.
Qualcuno obietterà ancora che si tratta di un premio senza valenza pratica.
Vero, un cittadino comune non può boicottare Gazprom ―ma può boicottare GAP.

Più l’opinione pubblica si informa, più si impegna per cambiare le cose: dopo una campagna di boicottaggio molto attiva, la Nestlé ha finalmente cambiato politica aziendale sul commercio del latte in polvere nei paesi del Terzo Mondo (che secondo l’UNICEF avrebbe comportato la morte di un milione e mezzo di bambini), adegunadosi alle normative internazionali dell’OMS.
Tuttavia, considerando le fortissime proteste e le pressioni ricevute da vari governi –tra cui quello italiano– difficilmente la guardia costiera russa sparerà di nuovo alla Arctic Sunrise, lasciando gli attivisti di Greenpeace “liberi” di fare il loro lavoro: fermare le perforazioni nell’Artico.
Un cerotto su una ferita da granata? Forse.
Meglio che niente.

Gemma Ghiglia
@g_ghiglia

Gemma Ghiglia
Classe 1990, studentessa di Relazioni Internazionali. A metà strada fra Putin e la Rivincita delle bionde.

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