Del: 6 Marzo 2014 Di: Alessandra Busacca Commenti: 0

Le rocce, immobili nella loro staticità, apparentemente eterne, hanno destato sospetti e spinto gli studiosi a indagare sulla loro storia. Ancora nel Medioevo si attribuivano alle pietre capacità alchemiche, poteri soprannaturali.
Interessanti sono gli esiti delle ricerche condotte da Sonia Macrì nel saggio Pietre viventi. I minerali nell’immaginario del mondo antico (Torino UTET libreria 2009). La studiosa individua una curiosa e apparente contraddizione nel concetto stesso di pietra. Per definizione essa rinvia a qualcosa di statico, immobile e imperturbabile. In realtà, secondo la concezione greca, ciò che è roccia racchiude un segreto pulsante.
La roccia vive.
Nei poemi omerici, l’eroe, con la sua forza, riesce a imprimere velocità alla pietra. Dunque essa esce dalla sua sfera di fissità e entra a far parte di quella del movimento.

Questa duplicità è sottolineata dalla stessa etimologia della parola roccia, offerta da Eustazio di Tessalonica il quale, nei commentari ai poemi omerici, afferma che λίθος ha due possibili derivazioni: la prima etimologia rinvia a λίαν τεθεῖσθαι, “essere fortemente piantati al suolo”, la seconda a λίαν θέειν, “correre fortemente”. È quest’ultima etimologia a mostrarci che la pietra veicola l’idea di dinamicità.
Sono molti inoltre gli episodi della mitologia in cui esseri animati dotati di grandi abilità nel movimento vengono poi pietrificati. È il caso della punizione di Medusa, che paralizza i viventi con un solo sguardo o di quello di Niobe, trasformata in roccia per aver osato affrontare Artemide.

Una traccia nel nostro presente di questa concezione si può rintracciare in una tra le più strane e attraenti pietre sul pianeta: il magnete, capace di catturare e di respingere. Le sue proprietà erano conosciute fin dall’antichità. Ce ne parla Plinio il Vecchio, considerato uno dei primi enciclopedisti del mondo antico. Nella sua colossale opera Naturalis Historia in 37 libri tenta di raccogliere tutto lo scibile della sua epoca e non si dimentica di citare il fenomeno del magnetismo.
Secondo Lucrezio il nome potrebbe derivare dalla città di Magnesia, nell’Asia Minore, dove il fenomeno fu osservato. Plinio invece racconta di un certo Magnes: secondo la leggenda era un pastore che mentre passeggiava vide con stupore che il suo bastone, ricoperto di ferro, si era attaccato ad una roccia.

Prima di loro molti si sono cimentati nel descrivere il fenomeno; pare che il primo sia stato Talete di Mileto tanto che Aristotele nel De anima afferma: “Anche Talete sembra congetturare che l’anima sia una forza motrice, se afferma che la calamita ha l’anima perché attrae il ferro”.
Platone confronterà invece il fenomeno del magnetismo con l’ispirazione poetica. Il poeta con le sue parole melodiche e persuasive spinge l’attenzione dell’interlocutore su di lui. Gli occhi sono tutti diretti alla fonte parlante. Chi ascolta, quasi non riesce a distogliere lo sguardo.

“Gli amanti” di René Magritte

La seduzione del magnete è in tutto simile anche ad un’altra seduzione—quella dell’amore, della passione. Lo stesso Goethe scrive un libro, profondamente influenzato dagli effetti da lui studiati del magnetismo, intitolato Le affinità elettive, storia di un amore che si disgrega dando vita a nuove scoppiettanti scintille che nascono sulla base di attrazioni fatali.
“Bisogna vedere in azione davanti ai propri occhi queste sostanze all’apparenza inerti, e tuttavia intimamente sempre disposte, ed osservare con partecipazione il loro cercarsi, attirarsi, assorbirsi, distruggersi, divorarsi, consumarsi, e poi il loro riemergere dalla più intima congiunzione in forma mutata, nuova, inattesa: allora si che si deve attribuire loro un vivere eterno, anzi, addirittura intelletto e ragione, dal momento che i nostri sensi appaiono appena sufficienti ad osservarli e la nostra ragione a stento capace di interpretarli.”

Le relazioni, di qualsiasi tipo, sono guidate da strani invisibili fenomeni di attrazione e repulsione. Antipatie e simpatie. Partenze e ritorni. Noi lo spieghiamo attribuendoci caratteri diversi, pensieri divergenti sulla base di educazioni differenti—ma non è sempre tutto così netto, così definito.
Se è vero che l’uomo è composto da atomi, è anche vero che possono essere orientati in modo differente nello stesso corpo, che è l’unico contenitore capace di tenerli uniti dando loro una forma. La terra stessa ha i suoi poli magnetici e spinge l’uomo ad orientarsi, a entrare in sintonia con il suo cuore pulsante. È un amore magnetico anche questo, per noi figli della Terra. Con il passare del tempo la nostra “fedeltà alla Terra” si sta perdendo, il contatto con la natura sta svanendo in favore di quello virtuale, anch’esso, non a caso, molto attraente.

Non dimentichiamo peró che magneti siamo anche noi. Capaci di attrarre e di respingere, dotati di una forza e di una vitalità interiore spesso maggiore di quella esteriore e, come magneti, continuamente testimoni della nostra duplicità, pur incastonata nella nostra unica pietra corporea.

Alessandra Busacca
@AleBusacca1

Alessandra Busacca
Nata a Milano il 20 Febbraio 1993.
Professione: studentessa.
Non so dire altro di me che non possa cambiare; e del nome non sono poi così sicura.

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