Del: 28 Marzo 2014 Di: Stefano Colombo Commenti: 0

Nel bagno del corridoio sotterraneo tra mensa e aule di informatica è aumentato il coefficiente di promiscuità. I più assidui frequentatori di BronxLab e dell’auletta Pesci avranno notato come da quattro (due per genere) i gabinetti accessibili agli studenti siano diventati solo due: uno maschile e uno femminile, col lavabo in comune. Per la precisione, il vicinato forzato ha avuto inizio dopo le feste natalizie, quando sono stati ritrovati dietro uno specchio dei documenti rubati. Il personale addetto stava pulendo il vetro quando due carte d’identità sono scivolate a terra. Il fatto è stato segnalato al rettorato e i documenti sono stati resi ai legittimi proprietari. Quando l’università ha chiamato i derubati, uno dei due si era già fatto fare una copia definitiva del proprio –dunque, si può dedurre che fossero lì da qualche tempo.

Sul perché di una collocazione così angusta per la refurtiva, si possono fare solo congetture. Il taccheggiatore potrebbe aver rubato i soldi e nascosto le carte di identità dove sono state ritrovate. Ma non è una teoria molto solida. Perché non buttarle via e basta? Ipotesi più inquietante potrebbe essere quella di un riciclaggio di documenti –caso nel quale le carte d’identità sarebbero l’obiettivo del furto. Magari era un nascondiglio temporaneo, o ci si era messi d’accordo col destinatario di lasciarli lì, pronti per il ritiro. Chi bazzica con frequenza quella zona un po’ remota dell’Ateneo riferisce di aver visto spesso aggirarsi individui palesemente esterni all’università e piuttosto in là con gli anni.

I bagni maschili del terzo piano sono già stati oggetto di indagine da parte di Vulcano Statale

Lasciando perdere elucubrazioni alla Sherlock Holmes della domenica, il personale dell’aula informatica poco lontano dal bagno segnala che, con grande frequenza, gli studenti dimenticano presso di loro dei documenti d’identità: la procedura per registrare il proprio account sui computer del laboratorio, infatti, comporta la trascrizione del numero del documento –un passaggio, a quanto pare, in cui è facile che questo cada per terra o nelle grinfie di qualche malfattore.

Tutto questo è sufficiente per tenere d’occhio il portafogli quando si passa nel corridoio incriminato, ma non a precludere un bagno – peraltro, tra i meno malandati dell’ateneo— agli studenti. In effetti, sembra esserci un altro motivo per questa serrata. Il cubicolo ex maschile, quello ora non più accessibile, sembrava essere infatti un luogo di ritrovo per scambisti, gigolò e altre figure che fanno rimestare le viscere al lettore medio di Famiglia Cristiana. Per dirne una: uno di questi gaudenti praticava serialmente un’attività di antica tradizione ma non molto clemente verso i suoi cultori —visto che chi la pratica si ritrova immancabilmente con l’amaro in bocca. Dopo gli incontri, l’amareggiato si lavava i denti nel lavabo appena fuori: ebbene, gli aspri appuntamenti erano così frequenti che il nostro aveva preso l’abitudine di lasciare lo spazzolino in un bicchiere sulla mensola del suddetto lavabo. E’ rimasto lì settimane. Quando si è professionali.

Questo onesto mestierante riporta alla mente le celebri gesta di certi soggetti nel bagno del terzo piano, e certi graffiti che ornano tutti i bagni del nostro caro e variegato Ateneo —così ricco di curiosità e di posti che raccontano qualcosa. Il corridoio in cui avvengono i fatti riportati è forse il più denso di aneddoti recenti: due mesi fa, in seguito alle forti precipitazioni, è stato sventrato da un’infiltrazione e solo recentemente è stato rattoppato con un grosso cerotto di calcestruzzo.
Che ci volete fare? Le tubature sono vecchie, la pioggia è caduta forte, è la Statale, signori.

Stefano Colombo

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Stefano Colombo
Studente, non giornalista, milanese arioso.

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