Del: 9 Aprile 2014 Di: Maria C. Mancuso Commenti: 17

Se è vero che nomen omen, allora chi ha battezzato così il progetto Milano Santa Giulia lo ha destinato al martirio sin dai primordi.
Giulia, secondo una Passio del VII secolo, era una ricca nobile cartaginese che cadde in rovina e che divenne schiava di un mercante siriano di nome Eusebio. Naufragati sulle coste della Corsica durante un viaggio, si rifiutò di fare sacrifici agli dèi perché cristiana e venne crocifissa.
Tutto combacia. Milano Santa Giulia, figlia di ricchi investitori, cadde in rovina diventando schiava di trafficanti fraudolenti. Sequestrata l’area dalla Guardia di Finanza, naufragò e venne lasciata semi-inedificata.
La storia si ripete sempre due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa.

La città nella città

Santa Giulia è un quartiere residenziale che si trova a Sud-Est di Milano, nella zona 4.

Il primo progetto è del 2005 e nasce come piano di riqualificazione del territorio che avrebbe dovuto unire le aree che comprendevano i due vecchi insediamenti industriali di Montedison e dell’acciaieria Redaelli.
Una finezza la firma di Norman Foster, architetto e designer britannico esponente dell’architettura high-tech che vanta la realizzazione di numerose opere in giro per il mondo: basti ricordare il municipio di Londra, la ristrutturazione del Reichstag di Berlino o l’Hearst Tower a New York.

Per la zona Montecity, che si trova più a Nord vicino a Viale Ungheria, era prevista la costruzione di residenze di lusso e la realizzazione di strutture alberghiere e commerciali di pregio, una chiesa progettata dall’architetto svizzero Peter Zumthor e un centro congressi da 8000 posti.
Nella zona adiacente a Rogoredo invece, sono state costruite residenze in edilizia libera e convenzionata, ma anche strutture di settore terziario – è qui che si trova la sede di Sky Italia.

PicMonkey Collage santa giulia 2

Sono ancora molti i progetti da realizzare, ma a quanto mi racconta un membro del comitato di quartiere gli appartamenti sono stati pressoché tutti venduti.
Il sequestro

Nel 2010 la Guardia di Finanza sequestra preventivamente l’area per l’inquinamento della falda acquifera sottostante e per la presenza nel terreno di sostanze dannose per l’organismo. I reati ipotizzati sono di gestione non autorizzata di rifiuti e avvelenamento delle acque.

Ma torniamo indietro di un anno.

Nel 2009 Formigoni elargisce 44 milioni di euro per la bonifica dell’area, e nello stesso anno, puntuale come un orologio, l’inchiesta “Montecity” indaga su reati di truffa riguardanti i lavori, gonfiati illegalmente del 30%.
Il denaro veniva trasferito direttamente sul conto dell’avvocato Fabrizio Pessina, in seguito detenuto assieme a due finanzieri accusati di aver creato i fondi neri.
Non poteva mancare all’appello Giuseppe Grossi, il “re delle bonifiche” in Lombardia arrestato con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale, all’appropriazione indebita, alla truffa, al riciclaggio di denaro e alla corruzione, assieme alla sua segretaria e a due amministratori del suo gruppo, il Green Holding.
E come ciliegina su questa torta tutta all’italiana, finisce sotto indagine anche Luigi Zunino, proprietario della società che si era occupata della bonifica ambientale, la Risanamento S.p.A.

Che cos’è Santa Giulia oggi?

Per rispondere a questa domanda ho incontrato Stefano Bianco, anima del comitato di quartiere.

Sorridente, parla di un quartiere in netto miglioramento: è stata aperta la promenade, è stato inaugurato l’asilo nel gennaio 2013 e il parco Trapezio nel settembre dello stesso anno. Ben presto verranno costruiti il Museo della Scienza e della Tecnica, il Museo del Bambino ed un centro commerciale.

Chiaramente sono stati fatti dei passi avanti, ma ciò che ho visto io è solo e ancora un grande quartiere asfissiante. Ovunque si guardi si vedono muri e recinti, pochissimi spazi pubblici o in condivisione. Nonostante i fiori sui balconi e le tende colorate, lo scenario è quello di un ammasso di enormi casermoni formati da piccoli bunker incastrati l’uno accanto all’altro.

Come ammette lo stesso Bianco, è un quartiere tagliato fuori da Milano: la ferrovia di Rogoredo divide ciò che doveva essere una città nella città dalla città. Non esistono passaggi diretti tra una parte e l’altra, eccetto il sottopassaggio della metropolitana oppure il cavalcavia, percorribile solo in auto.
Bianco mi dice: «Non è stato fatto un altro sottopasso, previsto da Fausto Galli ma bocciato in fase realizzativa. Era previsto uno scavallamento con anche due corsie pedonali e ciclopedonali, ma non sono ancora state realizzate».

PicMonkey Collage santa giulia

Il parco è l’unica nota di verde in uno sfondo monocromo grigio scuro, ma, ironia della sorte, è sopraelevato e quindi passeggiando non è affatto visibile. In linea con le strutture che lo circondano, è recintato su ogni lato – secondo il comitato non sarebbe sicuro avere un parco aperto non presidiato (e non presidiabile perché rialzato).

Il parco Trapezio è di nuova concezione: una distesa piatta d’ erba con pochi alberi piccoli e spogli senza nessun legame con la realtà. Nessun corso d’acqua o elemento naturalistico, è soppresso il movimento del terreno riprodotto nei parchi creati ad hoc ma con scrupolo, come quello della Guastalla o Parco Sempione.
Per non parlare dei giochi per bambini divisi in zone secondo fasce di età: come se tutte le famiglie fossero composte da un solo bambino o soltanto da gemelli o come se si portasse al parco un figlio alla volta.
Lo stesso comitato ha problemi a riunirsi in loco: a causa della mancanza di strutture adeguate, gli incontri pubblici con gli assessori si svolgono al centro culturale di Rogoredo.

Persino prelevare diventa un problema: la banca più vicina si trova ancora una volta a Rogoredo, e per la posta bisogna andare in un’altra zona ancora, visto che la competenza postale del quartiere è di Mecenate, raggiungibile in auto.
L’unico supermercato del quartiere è una piccola Coop — ma in compenso sono presenti ben sei bar che devono affrontare costi altissimi di gestione senza alcuna agevolazione rispetto a chi gestisce un bar in centro.

Non esiste alcun tipo di rapporto stretto con Sky ― ma almeno grazie agli uffici c’è qualcuno che usufruisce dei sei bar.

Dal confronto con Stefano Bianco sembra che i residenti non siano più molto arrabbiati, né che spingano perché cambi rapidamente qualcosa. Sembrano essersi placati dopo l’apertura del parco e dell’asilo – ripeto: di certo dei passi in avanti.
Ciò nonostante questa idea non mi convince del tutto: in realtà secondo me i residenti non sono per niente soddisfatti, non si lamentano più perché hanno solo perso la speranza. E dopo tutti questi anni non vogliono più rivolgersi ai giornalisti, agli avvocati o alle istituzioni.
Nei loro piccoli bunker, io me li immagino riuniti davanti ad un piccolo altare a ripetere: “Santa Giulia, ora pro nobis”.

Maria Catena Mancuso
@MariaC_Mancuso

Foto di Stefano Santangelo
@sfnsnt

Maria C. Mancuso
Scrive di agricoltura, ambiente e cibo. Mal sopporta chi usa gli anglicismi per darsi un tono.

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