Siamo nel 1970, e dei Doors di un tempo rimangono solo i dischi e qualche ricordo.
Morrison, ormai malato e depresso, trova nell’alcool l’unico sollievo ai continui attacchi di tosse che lo attenagliano ormai da tempo mentre Ray, Robby e John lo osservano spegnersi giorno dopo giorno, disincantanti e abbattuti dinnanzi al sogno che s’infrange.
Un ultimo disco, per contratto con la Elektra Records (da tempo loro casa discografica) li separa dallo scioglimento, soluzione sempre più inevitabile, candeggiata da tutti i membri della band. Ed è con tali premesse che —con qualche traccia demo registrata negli studi Sunset Sound Records prima e nel seminterrato del loro quartier generale Doors Workshop poi— abbandonati dal loro produttore storico Paul Rothchild, i Doors iniziano la produzione del disco. Il risultato è L.A. Woman, pubblicato nell’aprile del 1971, disco destinato ad essere l’ultimo dei Doors.
Un disco grezzo, diretto e deciso, che segna un netto stacco con la precedente produzione, dalle fortissime tonalità blues —presenti soprattutto nel brano “ The Changeling”— tanto amate da Morrison ma mai espresse precedentemente, in cui è dipinto uno scenario desolante, figlio del disincanto prodotto dai nascenti anni 70.
I tempi di “ Strange Days”, richiamati solo da una momentaneo ritrovato affiatamento del gruppo, sono ormai lontani e con loro anche le profonde tematiche filosofiche che avevano contraddistinto la precedente produzione: la realtà fa da protagonista.
La donna descritta in L.A. Woman non è più oggetto di una sperata redenzione, raggiungibile tramite una profonda libido, ma è una donna fredda, crudele e lontana, perfettamente incarnata dall’amante, sdraiata accanto a Jim in “ Cars Hiss By My Window”, ma allo stesso tempo distante da lui anni luce.
Anche la voce di Morrison si muove diversa tra le tracce di questo disco: tagliente e sinuosa ma allo stesso tempo aspra e sguainata, soprattutto nell’approccio blues di “Been Down So Long”, simile allo slow-blues di “Cars Hiss By My Window”, a tratti forse prevedibile ma perfetto per far risaltare il testo, vero protagonista del brano.
E quando sembra essersi delineata davanti a noi la linea guida dell’album, ecco la title track, “L.A.Woman”: una lunga corsa di otto minuti tra il mondo femminile e la città di Los Angeles, con i cambi di tempo a sottolineare il contrasto con il resto del disco — contrasto che molti hanno visto quasi come una metafora della vita stessa di Morrison, così geniale ma allo stesso tempo così fragile ed estrema.
L’uscita del disco è anticipata da una breve tournée di due date, la seconda delle quali sarà l’ultima dei Doors: durante il concerto Morrison collassa sul palco, facendo decidere per una sospensione dei concerti dal vivo. Qualche settimana dopo, all’uscita del disco, Morrison si è già trasferito nella sua amata Parigi, alla ricerca di un po’ di tranquillità e dove, invece, troverà la morte tre mesi dopo. Fine dello spettacolo. Si abbassa il sipario sull’uomo e si accendono le luci sulla leggenda.
Lato Uno
1.The Changeling – 4:21
2.Love Her Madly – 3:20
3.Been Down So Long – 4:41
4.Cars Hiss by My Window – 4:12
5.L.A. Woman – 7:53
Lato Due
1.L’America – 4:38
2.Hyacinth House – 3:12
3.Crawling King Snake (Tony Hollins, Bernard Besman, John Lee Hooker) – 5:00
4.The Wasp (Texas Radio and The Big Beat) – 4:15
5.Riders on the Storm – 7:15
The Doors
Jim Morrison – voce
Robby Krieger – chitarra
Ray Manzarek – organo, pianoforte elettrico, Fender Rhodes
John Densmore – batteria
Altri musicisti
Marc Benno – chitarra ritmica
Jerry Scheff – basso
Federico Arduini