Del: 23 Giugno 2014 Di: Bianca Giacobone Commenti: 0

Jersey Boys è una bella storia, raccontata in un bel film. Questo è davvero quanto ci sarebbe da dire, ma mi sento di dover motivare la mia affermazione, soprattutto perché ho recensioni meno positive di quel che avrei pensato. C’è persino chi dice di essersi annoiato. Io non mi sono affatto annoiata — ho riso, ho pianto, ho ondeggiato la testa partecipe a ritmo di musica, e alla fine ero soddisfatta. Quindi direi che il film è riuscito bene.

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Perché è riuscito bene?

Vi dirò, innanzitutto, di cosa parla Jersey Boys. Jersey Boys”è tratto da un famosissimo e premiatissimo musical di Broadway che racconta la storia dei Four Seasons. I Four Seasons voi forse non li conoscete di nome, ma di sicuro avete sentito la loro musica. Io sono andata al cinema in beata ignoranza, senza sapere di che cosa si stava parlando, e ho avuto la piacevole sorpresa di riconoscere, una dopo l’altra, tutte le canzoni che il film proponeva. Non vi dirò quali sono in caso siate ignoranti come me e abbiate voglia di farvi sorprendere.

In ogni caso i Four Seasons vengono da Belleville, ora come allora malfamata cittadina del New Jersey, proprio accanto a Newark.

Negli anni ’50 se eri giovane a Belleville avevi poche opzioni per il tuo futuro: o ti mettevi a lavorare con la mafia, o diventavi famoso e te ne andavi.

I Four Seasons iniziano a dirigersi verso la prima opzione, ma sono fortunati: hanno fra di loro una voce fuori dal comune, quella di Frankie Valli, l’appoggio del boss del posto e un musicista con un talento per le hit. Il loro successo esplode negli anni ’60 e si stima che da allora abbiamo venduto circa 100 milioni di dischi in tutto il mondo. Non vi incuriosisce andare a vedere una storia come questa?

Ma una storia, anche se bella e vera — soprattutto perché vera — ha bisogno di qualcuno che sappia raccontarla e il regista è Clint Eastwood, che sa decisamente come si racconta una storia. Il film non è certo il suo capolavoro, e non è un capolavoro in generale, ma è fatto bene. È tratto da un musical — quindi ha i suoi momenti musicali — ma non è un musical: non cantano tutto il tempo e nemmeno ballano. Il musical Clint lo lascia a Broadway; si limita ad omaggiare una musica che, piaccia o non piaccia, ha avuto la sua importanza.

La mia unica obiezione va ai curiosi intercalari teatrali in cui gli attori guardano dritti in camera e parlano di se stessi violando il patto narrativo, al di fuori della storia, con il senno e le parole che avranno trent’anni più tardi — tirandoti fuori con violenza dall’immedesimazione e da quel che sta accadendo. Non penso che ce ne fosse bisogno, e non c’entra niente con tutto il resto.

Pur non essendo il film del secolo, vi consiglio vivamente di vederlo, perché ha tutto ciò che rende un film bello da vedere — e all’Apollo lo danno pure in lingua originale.

Bianca Giacobone
@BiancaGiac

Photo Credits: Chirs Callis

Bianca Giacobone
Studentessa di lettere e redattrice di Vulcano Statale. Osservo ascolto scrivo. Ogni tanto parlo anche. E faccio il mondo mio, poco per volta.

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