Posted on: 16 Luglio 2014 Posted by: Jacopo Iside Comments: 0

In Italia, per quanto il sistema non sia perfetto (anzi) vengono garantite a tutti le coperture sanitarie. Ovviamente, l’elefantiaca macchina sanitaria di uno stato che nel 2050 avrà il 40% della sua popolazione con più di 65 anni [dati ISTAT] non funziona benissimo; specialmente se ci sono ruberie di ogni genere a tutti i livelli. I tempi di attesa sono lunghi, e in molti ospedali pubblici del Sud — per esperienza di chi scrive — sai che entri ma non sei certo di uscire.
Adesso comunque siamo in un netto periodo di stretta e di tagli strutturali, così tipicamente italiani come il rap, tipicamente americano, e sempre più persone devono pagare il ticket sanitario.

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Sentiero completamente inverso stanno facendo i nostri amici dall’altra parte dell’Atlantico: dopo l’avvio delle riforme, nel 1935 con il Social Security Act di Franklin D. Roosvelt e nel 1965 il Medicare, Medicaid di Lyndon Johnson, il primo di gennaio di quest’anno è entrata in vigore la massiccia riforma The Patient Protection and Affordable Care Act, meglio nota come Obamacare.
Al di là della propaganda di rito, si tratta di una riforma storica che mette sotto la protezione assicurativa sanitaria una fetta di 48 milioni di americani che ne erano privi, con prestazioni minime garantite a prezzi molto più convenienti.
Il mio compito però non è quello di spiegare perché sia una riforma di portata (quasi) rivoluzionaria, ma di evidenziare l’ennesimo paradosso; questa volta la notizia è di quelle che non possono lasciare indifferenti.

Al Sundance Festival di quest’anno è stato premiato dalla giuria il documentario Alive Inside che ritrae pazienti affetti da demenza senile — quasi 5 milioni di persone in tutti gli Stati Uniti — rianimarsi immediatamente appena gli vengono messe alle orecchie le cuffie di un piccolo iPod che suonano la musica della loro gioventù.

Storie strazianti, come quella di Henry, un vecchietto di 90 anni con gli occhi sempre chiusi come se fosse addormentato, che li spalanca all’improvviso intonando le vecchie canzoni gospel, pur raccontando di preferire lo scat di Cab Calloway.
Storie di persone che non sono più persone: come lobotomizzate, vengono abbandonate in qualche freddo istituto da cui fanno avanti e indietro con l’ospedale, dove gli vengono somministrati un migliaio di dollari in farmaci per tenerli buoni e sedati.

È una storia antica, come il fantasma del Natale passato che torna a bussare alla porta, il potere che le lobbies, in questo caso farmaceutiche, hanno, e gli enormi interessi nel far proseguire queste costose cure; motivo per cui la proposta di donare i vecchi iPod da sessanta dollari, che ormai abbondano inutilizzati nelle case di ciascuno, non ha trovato il favore della stampa, almeno di quella repubblicana — pare che la Fox stia per girare un film educativo sul corretto riutilizzo degli iPod come fermacarte.

È un tema comune a molte società occidentali, ed ovviamente ai principeschi statunitensi per primi, quello del non voler vedere la vecchiaia, di non accettare il passare degli anni. Una società edonista, basata sulla bellezza della gioventù, capace di rendere tremendamente attuale il dramma sociale di moltissimi anziani parcheggiati da qualche parte, dimenticati, spesso trattati con meno riguardi di quelli che meriterebbero.
L’Obamacare copre le cure con i farmaci per i malati di demenza, ma non lo fa con gli iPod.

Jacopo Iside
@JacopoIside

Jacopo Iside
Appassionato di Storia e di storie. Studente mai troppo diligente, ho inseguito di più i sogni

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