Del: 8 Agosto 2014 Di: Francesco Floris Commenti: 0

Consigli per gli acquisti della nostra redazione: vacanze estive economiche, ergonomiche, sifilitiche, bombarole e terroristiche – sette mete da visitare quest’estate senza la certezza di fare ritorno alla vita normale – per delle ferie col botto.

Isola del Giglio

Seconda stella a destra, questo è il cammino e poi dritti fino al mattino.
Uno smeraldo gettato nel mar Mediterraneo dalla mano del Signore oltre 20.000 anni fa, paradiso naturale a largo del grossetano che offre spunti per un’esistenza eremitica al riparo dalle brutture del villaggio globale: ci si nutre di bacche, della fauna locale e di comunicati stampa delle associaizoni albergatori che sbraitano contro Eolo e Nettuno.
Lungo le coste è possibile visitare i relitti di imbarcazioni del passato: zattere improvvisate, chiatte e caravelle con le quali la primitiva popolazione dei Toscani – gli autoctoni noti per il loro carattere di merda – andavano a pesca e mostravano ai visitatori le proprie doti di marinai provetti.

TRAGEDIA AL GIGLIO, NAVE DA CROCIERA FA NAUFRAGIO: TRE MORTI

Il più delle volte venivano attaccati da bestie mitologiche: mezzi pirati saraceni e mezze moldave, gli aggressori utilizzavano una tecnica di arrembaggio diffusa nel Mar dei Sargassi intorno al XVII secolo – l’Inchino – che consisteva nel dirigere l’imbarcazione a tutta dritta, inchinandosi sotto la cabina di comando e chiudendo gli occhi. Qualsiasi ostacolo si frapponesse fra loro e la sete di tesori veniva immancabilmente ignorato al grido di “Qui è buio!”.
Affrettatevi a visitare questi reperti del passato, perché fra qualche giorno parte una missione della Sovraintendenza per i Beni Culturali-Navali-Ambientali sfuggiti ai decreti Franceschini, volta a recuperare i cadaveri in legno delle imbarcazioni, per trasportarli nel porto di Genova e dare un po’ di lavoro agli operai di Fincantieri a corto di commesse. Anzi no, la missione è già partita, ah no parte martedì prossimo – forse domenica – dipende dalle condizioni meteo, “solo un meteorite ci può fermare”, ma che cazzo ce ne frega a noi di quattro gommoni di merda!
Portatevi la crema solare: al Giglio il clima è rovente.

Ucraina

Terra natale del grande filosofo contemporaneo Andrij Ševčenko, noto all’opinione pubblica per il rigore teoretico con il quale spiazzò via un matematico e cosmologo francese di basso rango di nome Georges-Louis Lecrerc de Buffon, durante un dibattito spinoso organizzato il 28 maggio 2003 al Theatre of Dreams di Manchester, sulla natura ontologica altalenante del fuorigioco quando gioca la Juventus.
L’Ucraina vive una fase storica complessa: si trova in mezzo a un panino-salamella innaturale fra i due ex giganti della Guerra Fredda – Usa e Russia – che a carriera da pesi massimi oramai conclusasi vogliono semplicemente godersi i frutti di una vita sportiva spesa per fare a cazzotti, trombandosi i residui delle groupies d’un tempo, che ancora non hanno percorso una terza via nazionale alla castità geopolitica.
Nonostante queste complicazioni, che naturalmente trasformerebbero il soggiorno a Kiev o Odessa in quella che in gergo turistico si definisce “una vacanza di merda”, le agenzie di viaggio specializzate nell’Est europeo (da Minsk a Pordenone per intendersi) sono corse ai ripari, organizzando immancabili spettacoli pirotecnici dall’alto, ai quali i viaggiatori possono assistere comodamente seduti sul proprio volo, senza farsi mancare l’ebrezza di essere “quasi colpiti” da un missile meticcio russo di matrice afro-islamista-nordamericana, con spizzichi sauditi e salse speziate orientaleggianti cilene.

ucraina

Può capitare che qualcosa vada storto e che l’euforia si trasformi in tragedia, ma del resto può capitare anche a Honolulu di essere addentati e digeriti da uno squalo-tigre non ammaestrato – non per questo la Farnesina sconsiglia i soggiorni alle Hawaii per elevata densità di mammiferi arroganti col languorino.
Piatti tipici ucraini per chi fosse interessato al turismo eno-gastronomico: carne umana di ogni consistenza ed età, bruciata a fuoco vivo dentro le Case del Popolo e lasciata essiccare per settimane al sole. Si risparmia pure sulle bollette del gas – vera piaga nazionale.

Palestina

Famosa sin dall’antichità per miti e leggende che riguardavano la nascita del messia Steve Jobs, la Palestina è una porzione terracquea del pianeta che si trova dentro la Siria, una provincia dell’Iran che è un quartiere-dormitorio di una matrioska libanese; per via di queste assurdità geografiche, la Palestina non è realmente raggiungibile con i mezzi di locomozione tradizionali, la si può solo osservare dai propri schermi sintonizzati su Al Jazeera e guardare la televisione da casa; rimane ancora a oggi la vacanza fuori porta più economica che si conosca: ottima se non avete un lavoro, fenomenale se a richiesta di pagamento della tredicesima vi è stato risposto dal vostro datore: “Che cazzo dici fannullone? I mesi dell’anno sono dodici”.
Dai racconti dei “presunti palestinesi” si evincono una serie di notizie interessanti: in primo luogo “Gaza” non esiste, né tanto meno una striscia che prende il suo nome; “Gaza” è in realtà un suono pronunciato dai figli dei migranti, quando dopo una traversata di giorni su barconi privi di acqua potabile, i bambini chiedono giustamente ai genitori di “Casa”. L’arsura nella gola determinata dalle privazioni, provoca uno slittamento fonetico palatale-alveolare, che crea il nuovo lessema.
Curiosamente questa è la stessa tesi portata avanti dai coloni israeliani proprio della striscia di Gaza, quando sostengono che “Gaza” non è un luogo fisico, ma un luogo dell’anima e che in ogni caso “Gaza” è dove c’è Barilla, concludendo con la freddura “Yahweh non apprezza affatto i cannelloni, solo i cannoni”.
Pare che quest’intoppo linguistico sia la causa secolare del mancato riconoscimento di uno Stato palestinese in Mesopotamia.
Piccola nota di folklore: fino a settant’anni fa visitare la Palestina era un gioco da ragazzi: s’incontravano nuove culture, ci si scambiava figurine Panini dei Re Magi, si organizzavano abusivi tornei notturni di Mortal Kombat con micidiali triangolari di arti marziali e miracoli che vedevano coinvolti Gesù Cristo, Maometto e Mosè, oltre a caffè letterari fra radical chic ante litteram dediti all’esegesi biblica. Purtroppo nel 1948 entrò in vigore la Costituzione della Repubblica Italiana e da allora l’intero territorio è sommerso da un’ondata di violenza politico-religiosa-edonistica-ricreativa che dura ancora oggi. O almeno, questa è la tesi di Fabrizio Rondolino: se non sapete chi sia non strappatevi le vesti, anche sua madre continua a sostenere la propria verginità – come è tipico delle donne palestinesi.

palestina israele PicMonkey Collage

Tel Aviv

Come ci tiene a sottolineare Roberto Saviano, il miglior amico degli sbirri di tutto il mondo, “Tel Aviv è una città che non dorme mai, molto tollerante con i gay”.
Non dormireste mai nemmeno voi se sapeste che a sessanta chilometri da casa, il vostro governo di pazzi nazionalisti guerrafondai sta sterminando una popolazione autoctona – non tanto per i rimorsi di coscienza ma quantomeno per il rumore.
Oltre alla comunità omosessuale, a Tel Aviv sono particolarmente tollerate tutte le minoranze: dai vegani integralisti – coloro che non mangiano qualsiasi prodotto contenga al suo interno un polimero con più di tre atomi di Carbonio – passando per le donne senza alluce, fino alla tribù dei Nahuatl Corporation, nomadi discendenti dei nativi americani, che si nascondono da secoli travestendosi dal John Wayne di Sentieri Selvaggi.
Il vero problema di tolleranza a Tel Aviv si manifesta se siete etero, normodotati e onnivori: a quel punto la repressione delle forze di polizia non conosce pietà – e volete mettere lo smacco di essere seviziati da un piedipiatti indiano, gay, senza un arto, che non ha mai visto da vicino una bistecca ai ferri.
Imperdibile lo spettacolo dei fuochi d’artificio che illuminano il cielo d’Israele, organizzato ogni notte dalla società Iron Dome, vera locomotiva trainante dell’economia statale.

Colorado

È legale il possesso e l’uso della marijuana e da oltre un anno e mezzo nessuno studentello nazista nerd al terzo anno di informatica, cresciuto a six pack di Budweiser e missioni militari nel mondo virtuale di Call of Duty, commette stragi di innocenti alla prima visione di kolossal tratti dai fumetti della Marvel.
Per il resto è un luogo indegno, uno Stato costruito sulle spoglie di canyon che sputano squame andate a male di viscidi serpenti mortali – nemmeno Fiammetta Cicogna in versione Indiana Jones coadiuvata da Kit Carson si sentirebbe di consigliarvi il Colorado come meta vacanziera.
Comunque meglio di Jesolo – se proprio dovete compiere una scelta di vita spericolata.

Thailandia

Dodici colpi di stato dal 1932 a oggi: uno ogni sette anni, come regolarmente previsto dalla Costituzione thailandese, scritta con il sangue dei partigiani che hanno compiuto il colpo di stato precedente.
Il vero turismo a Bangkok non è quello sessuale, bensì quello golpista: per delle ferie in compagnia del proprio storico gruppo di amici, tutti armati di cerbottane e magliette dai colori sgargianti – rosso, giallo, arancione, viola – le rivoluzioni sono in primo luogo cromatiche.

THAILANDIA

Dovete solo presentarvi nella capitale al momento giusto per sferrare l’attacco, affiliarvi all’Esercito di Liberazione Nazionale, assediare il Palazzo del Governo, sequestrare le antenne delle principali emittenti radiotelevisive, indire nuove elezioni da svolgersi con scrutinio telepatico e proclamare la nascita della Repubblica Democratica Popolare Agreste Rivoluzionaria Cannabinoide.
Nel manipolo di mercenari stranieri al vostro seguito, ci sarà certamente un compagno di maturità guastafeste-Muccino, che vorrà tuffarsi a candela da una rupe di settanta metri per affaporare la profondità dell’oceano. Assecondatelo, spingendolo con vigore giù per il dirupo nonostante le sue grida di terrore, fino a quando non sentite il tonfo del suo cranio che si spappola su una roccia esotica, per tornare poi in città, nominarlo “martire della rivoluzione” e costringere il nuovo regime a dedicargli una statua in marmo, sulla quale capeggerà la scritta “È morto sulla vostra terra”.
Unica raccomandazione: ricordavi di rientrare nel Paese d’origine entro sette anni, prima che un’altra comitiva di bagordi olandesi giunga a spodestarvi in nome della libertà di un popolo.

Nigeria

La leggenda narra che il Kurtz di Cuore di tenebra abbia pronunciato le famose parole “L’orrore, l’orrore” mentre si trovava in Nigeria e non in Congo – e ne aveva ben donde. Ma prima che Conrad si rendesse conto del tragico errore, Martin Sheen aveva già sferrato il suo attacco mortale alle spalle – non c’era più tempo per cambi di sceneggiatura improvvisa e Francis Ford Coppola non aveva sbatti di aspettare altri dieci anni per un Oscar. Questa è la storia della Nigeria, sebbene alcuni studiosi non concordino su taluni punti cruciali, ad esempio se Martin Sheen sia effettivamente la derivazione matematica del complesso algoritmo Dean Martin-Charlie Sheen.
Per il resto le ragioni principali per visitare la Nigeria sono due: incontrare di persona Jay-Jay Okocha, guru dei parrucchieri del continente nero, e farsi rapire dai miliziani di Boko Haram per chiedere loro se alla fine la Montagna si è decisa ad andare a Maometto.
In questa seconda ipotesi non è da sottovalutare l’importanza degli hashtag cialtroni, con i quali una coppia di amici in vacanza dalla costa Smeralda chiederà la vostra liberazione davanti all’opinione pubblica internazionale, postando su twitter l’immagine di loro due che limonano sotto un cielo stellato, condita dall’esclamazione “Boko Haram merda!”.
Pregate molto intensamente il vostro Dio per far sì che i miliziani che vi segregano nella jungla non parlino l’italiano, e maledite Andy Warhol per i suoi fottuti “quindici minuti di celebrità” che stanno per costarvi la pellaccia.

nigeria

Ora che le opzioni sono chiare non ci resta che augurarvi bon voyage e ai più fortunati fra voi bon retour.

Francesco Floris
@Frafloris

Photo credits: Giornalettismo, Martino Siam, Serge Attal, Azione non violenta

Francesco Floris
BloggerLinkiesta
Collaboratore de Linkiesta.it, speaker di Magma, blogger.

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