Del: 26 Ottobre 2014 Di: Redazione Commenti: 0

Giovanni Segantini — detto“orso della montagna” per il precoce abbandono della vita urbana con il ritiro prima in Brianza poi in Engadina — torna a Milano, città che ne ha visto la formazione presso l’Accademia di Brera e da cui l’autore ha tratto importanti suggestioni.

Segantini Collage

Segantini. Il ritorno a Milano è un’esposizione di eccezionale importanza per la quantità delle opere presenti e per la pregevolezza dei prestiti, molti dei quali internazionali.
Realizzata dal Comune di Milano, Palazzo Reale e Skira in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta e curata da Annie Paule Quinsac, che ha dedicato al pittore quasi mezzo secolo di studi e otto mostre nel mondo (qui affiancata dalla pronipote dell’artista, Diana Segantini), la mostra, inaugurata il 18 settembre scorso, resterà al primo piano del Palazzo di Piazza Duomo fino al 18 gennaio 2015.
Distribuite in otto sale, le 120 opere sono organizzate per temi al fine di accompagnare con più agilità il visitatore attraverso il percorso evolutivo del pittore che fonde insieme divisionismo, simbolismo e naturalismo panteista.

Ritratto della signora Torelli. (1885-1886)
Ritratto della signora Torelli. (1885-1886)

In medias res, il contatto diretto con la vita dell’artista è impostato sin dalla prima sala che espone oggetti personali, fotografie di famiglia e lettere alla moglie Bice Bugatti e si rafforza nella seconda dove sono raccolti quasi tutti gli autoritratti di Segantini, dall’immagine realistica giovanile alle sembianze bizantineggianti da Cristo pantocratore.
L’importanza della città di Milano nella vita e nell’opera del maestro è centrale nella sezione “Gli Esordi” con opere come Il Coro di S.Antonio e i vari scorci dei Navigli dove si rileva inoltre la forte influenza della tecnica fotografica.
La seconda sezione, “Il ritratto”. Specchio e simbolo presenta una raffinata selezione di dipinti tra i quali il Ritratto della Signora Torelli, per la prima volta in Italia, e il celebre Ritratto di Carlo Rotta affiancato da Petali di rosa ad illustrare l’evoluzione simbolista che l’artista impartisce al genere.

La raccolta dei bozzoli (1882-1883)
La raccolta dei bozzoli (1882-1883)

La terza parte della mostra, “Il vero ripensato”, si concentra su nature morte poco note dell’artista accogliendo il visitatore con due spettacolari boiseries.
E’ nella sala successiva invece che si possono ammirare i capolavori sulla vita agreste realizzati negli anni della Brianza e della Svizzera tra i quali La raccolta dei bozzoli, Ritorno all’ovile, Dopo il temporale, La raccolta delle zucche – ispirato dai versi di Emilio Praga – e il paesaggio monumentale Alla Stanga, “una forma di infinito oltre la semplice vita dei campi”.

Esposizione dentro l’esposizione l’eccezionale pannello centrale dedicato ai disegni preparatori che testimoniano la continua evoluzione delle singole opere nel lavoro dell’artista, che fa del disegno uno strumento di riflessione inestinguibile.

Uno spazio a sé merita la nota Ave Maria a trasbordo, sacra famiglia in preghiera sul lago di Pusiano, esposta in una sala circolare nella versione definitiva del 1886 insieme con i bozzetti della prima fase.

Ritorno dal bosco (1890)
Ritorno dal bosco (1890)

E’ in territorio svizzero che Segantini approda al suo personale divisionismo, spezzando la materia in filamenti di colore, pennellate pure, tratti accostati che si ricompongono nella retina dell’osservatore. Protagoniste sono le Alpi e la figura femminile, in capolavori come Mezzogiorno sulle Alpi e Ritorno dal bosco a cui si affiancano i monumentali paesaggi orizzontali di fine Ottocento.

Nell’ottava sezione un video mostra la genesi del Trittico dell’Engadina, considerato il testamento spirituale di Segantini, che conduce il visitatore all’ultima parte dell’esposizione intitolata “La maternità”, fulcro del simbolismo dell’autore dove la Madre diventa l’immagine del rinnovarsi eterno della vita nella sua naturalezza, come accade ne Le due madri, olio della GAM di Milano, e in L’Angelo della vita.

Apre la sala conclusiva un epitaffio di D’Annunzio in onore della morte dell’artista e la chiudono altri versi, quelli del poema Nirvana di Luigi Illica che hanno ispirato le celebri Castigo delle Lussuriose e Le cattive madri, riportate in un filmato.

Assolutamente da non perdere e adatta anche a un visitatore poco esperto, questa rassegna – secondo la pronipote Diana – darà a Segantini la giusta risonanza, segnando il suo bentornato nella città che lo ha visto sbocciare.

Alessia Carsana

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