Ieri mattina in aula magna si è tenuta l’inaugurazione del nuovo anno accademico. All’evento – celebrato con grande sfarzo dall’ateneo – erano presenti varie autorità tra cui il Sindaco, Giuliano Pisapia, e la seconda carica dello Stato, il Presidente del Senato Piero Grasso. Per l’occasione, l’Università ha deciso di conferire tre lauree honoris causa in Scienze della Comunicazione a tre sacerdoti ”di strada”, che sulla comunicazione hanno basato parte della loro fortuna pastorale: Don Gino Rigoldi, Don Virginio Colmegna e Don Luigi Ciotti, che avevamo già intervistato durante la sua ultima visita alla Statale, giusto il mese scorso.
L’evento, in effetti, era fin troppo fastoso. E qualcuno ha trovato inopportuno che un ateneo laico conferisse un simile riconoscimento a tre religiosi. Chi scrive questo articolo è, in linea di principio, d’accordo: ma questa volta lo spessore morale dei tre laureandi ci costringe a rivedere le nostre opinioni.

Il primo a salire sul palco è stato il Rettore – con indosso una toga un vagamente anacronistica – seguito da Nando Dalla Chiesa e Valerio Onida, che hanno tenuto due prolusioni accademiche1. Anche il rappresentante degli studenti Tommaso Sperotto ha partecipato — e a seguito del suo intervento è stato protagonista di un siparietto con il rettore, che l’ha bonariamente rimproverato per la sua oratoria un po’ austera. Va detto che questa prima parte della celebrazione non si è rivelata granché accattivante, nonostante i grandi nomi sul palco.
Si è poi proceduto a conferire le lauree e i tre prelati hanno parlato dal podio. «La comunicazione è fondamentale per il mio mestiere» ha detto Don Rigoldi, da decenni cappellano del carcere minorile Beccaria. Rigoldi è famoso per la sua schiettezza. Ieri ha rivolto uno scherzoso appello al Papa: «Diamo l’immagine di un Dio meschino, attaccatto alle piccolezze. Dio non si incazza se un ragazzo si è masturbato».
Don Colmegna (fondatore della Casa della Carità) e Don Ciotti, invece, si sono lanciati in una disputa linguistica sull’espressione ”preti di strada”. Il primo ha preso il premio come occasione per «ripensare al senso profondo di essere preti di strada: siamo preti che vivono con una forte motivazione evangelica il partire dalla strada come scelta di vita» mentre il fondatore di Libera ha tagliato corto: «Non chiamateci preti di strada, siamo preti e basta».
Il Presidente Grasso ha definito i tre ”testimoni del loro tempo”:«Abbiamo bisogno di persone come loro. Persone che con il loro senso di responsabilita’ e il loro spirito etico danno l’esempio alle giovani generazioni per cambiare il Paese».
Purtroppo il Presidente Grasso non si è concesso né a noi né ad altri per un’intervista: la sua presenza non era nel programma e ha preferito tenere un profilo basso. Al termine delle celebrazioni però, malgrado la sua ombrosità, ha subito qualche contestazione nel cortile del Filarete.
Foto di Marta Clinco
@MartaClinco
- Lezione, discorso introduttivo a un corso di studi, a un ciclo di conferenze o altro; in particolare, lezione inaugurale dell’anno accademico [↩]