Nella notte fra il 15 e il 16 dicembre di quarantacinque anni fa, moriva nel palazzo della Questura di Milano l’anarchico Giuseppe Pinelli, trattenuto da due giorni in via Fatebenefratelli per essere interrogato in merito all’ordigno esploso il 12 dicembre nella Banca Nazionale dell’Agricoltura in piazza Fontana.
Negli anni svariate versioni sulla morte del Pinelli sono state fornite dai funzionari di polizia, dalle inchieste giudiziarie e quelle giornalistiche. Tutte egualmente probabili.
Pinelli-Tabagista
Pinelli sta conversando amabilmente con gli agenti che lo tengono in custodia, com’era solito avvenire fra esponenti del movimentismo anarchico accusati ingiustamente di strage e personale delle forze dell’ordine alle prese con tre mesi di “autunno caldo”: il clima è rilassato, piacevole e il ferroviere chiede di poter fumare una sigaretta (l’ennesima) per coronare la serata conviviale venutasi a creare. La sigaretta gli viene offerta, Pinelli accende, inala avidamente il primo tiro, si avvicina al vetro della stanza con fare da magnate dell’immobiliare che osserva il suo impero, inarca il collo per godersi gli effetti psicotropi della nicotina e spalanca la portafinestra preoccupato dal fatto che la puzza di fumo possa infastidire gli altri.
Una folata di vento assassina irrompe nella stanza per portarsi via la Nazionale senza filtro di Pinelli, il quale – tabagista accanito – si lancia nel vuoto sprezzante delle conseguenze.
La drammatica morte del Pinelli ha costituito il movente per la nascita della Lega Italiana Contro il Fumo e l’episodio della sua caduta è stato citato in anni recenti dall’ex Ministro della Salute Girolamo Sirchia, per promuovere nel 2003 la legge che impediva di fumare nei locali pubblici al chiuso, “sopratutto quelli rialzati” si legge nel testo della legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Pinelli-Global warming
Quando gli inquirenti chiesero agli agenti presenti nella stanza dell’interrogatorio di Pinelli perché la finestra fosse stata aperta quella notte, questi risposero che serviva a far circolare l’aria troppo calda di quella sera: il noto tepore tropicale meneghino, che a dicembre costituisce una piaga climatica senza precedenti, è dunque il responsabile di un efferato omicidio politico.
Meno magistrati e più climatologi.
Pinelli-Newtoniano
Secondo le parole del Commissario Calabresi il Pinelli, da buon pensatore anarchico, era convinto che la fisica newtoniana fosse un’invenzione dei padroni per costringe la classe operaia a restare coi piedi per terra; decise quindi di rompere il muro di gomma che avvolgeva la teoria della gravitazione universale gettandosi dalla finestra, per aprire gli occhi dei compagni una volta per tutte.
Pinelli-Atleta paraolimpico
Un’ulteriore ricostruzione sostiene che mentre Pinelli passeggiasse nei pressi della finestra per sgranchirsi le gambe, un malore lo colse d’improvviso, facendolo saltare all’indietro con un triplo rovesciato carpiato più avvitamento verticale.
In medicina in effetti abbondano le patologie che prevedono tra i primi sintomi la medaglia d’oro a pari merito con i cinesi alle Olimpiadi di Londra — con la sola differenza che, di solito, sotto la piattaforma c’è una vasca piena d’acqua.
Tra i commenti più straziati all’epoca spicca quello di un giovanissimo Giorgio Cagnotto: “Avrei voluto esserci”.
Pinelli-Tom Tom
Secondo questa versione dell’accaduto Pinelli era malconcio ma vivo dopo l’impatto con il suolo. Sarebbe bastato ricoverarlo d’urgenza all’Ospedale Fatebenefratelli che si trova a duecento metri dalla Questura per salvargli la vita, ma un errore di comunicazione fra agenti e paramedici, più l’improvvisa rottura del sistema Gps dell’autoambulanza, portò alla decisione di ricoverarlo nel Policlinico di Cassano d’Adda – con conseguenze facilmente intuibili.
Pinelli-Ritorno al futuro
Il cronista de l’Unità Aldo Palumbo presente in Questura la notte del “suicidio” di Pinelli, sostenne che l’anarchico si fosse gettato alla mezzanotte e tre minuti – orario poi confermato anche da altri giornalisti presenti sul luogo.
Secondo la prima inchiesta della magistratura, invece, dalla Questura partì una telefonata per richiesta di un’ambulanza già alla mezzanotte.
Luigi Calabresi sostenne in questo specifico caso la tesi del fuso orario fra ala est e ala ovest della Questura.
Pinelli è la diciottesima vittima della strage di piazza Fontana e la sua morte, come ogni avvenimento legato agli anni di piombo e alla strategia della tensione, è avvolta da un alone di mistero, come del resto quella di Luigi Calabresi, che morì nel maggio 1972.
Non si è mai capito se per colpa di una scarica di proiettili sparatigli alle spalle da un commando composto da esponenti della sinistra extraparlamentare, o per via di un malore attivo innescato dalle troppe sigarette a stomaco vuoto che gli alterarono il centro di equilibrio, provocando in lui una reazione allergica al piombo.
Un po’ come Pinelli era allergico al vuoto.
Francesco Floris
@Frafloris