Del: 9 Gennaio 2015 Di: Giulia Pacchiarini Commenti: 0

Baqa, nord est della Nigeria, terzo giorno di Gennaio, le milizie del gruppo terroristico Boko Haram – organizzazione terroristica jihadista fondata nel 2001 o nel 2002 da Ustaz Mohammed Yusuf e nota dal 2009 a seguito di violenze religiose perpetuate in Nigeria – si impadroniscono del quartier generale della forza multinazionale incaricata di combatterli, lasciata sguarnita dai militari nigeriani.

L’attacco che trova l’unica resistenza nei civili, porta a un bilancio finale di almeno 100 morti. Il numero non è ancora accertato, perché non sono certe le identità di coloro che sono riusciti a fuggire e che ancora rimangono nascosti. Musa Bukar, presidente del governo locale per il distretto di Kukawa nello Stato del Borno, che include la città teatro delle violenze.
L’offensiva, secondo il deputato Maina Maaji Lawan avrebbe portato il gruppo al controllo del 70% del territorio dello Stato di Borno.

Ieri, 7 Gennaio, il secondo attacco, violento e sanguinoso come mai prima d’ora, “Baqa è stata rasa al suolo, come gli altri villaggi, che di fatto non esistono più” dicono le autorità locali. Baqa, il villaggio più popoloso tra i 16 attraversati durante la rapida avanzata delle milizie, ospitava 10.000 persone, a migliaia si sono rifugiati oltre lago Ciad, trovando riparo in alcune delle isole circostanti, che minacciano di trasformarsi in trappole mortali se divenissero i nuovi bersagli del gruppo terroristico, che ha dato prova di sapersi muovere senza aver bisogno grossi intervalli temporali

Le testimonianza parlano oggi di abitazioni date alle fiamme e corpi rimasti sulle strade, ancora senza sepoltura, tanti da non poter essere contati, le prime cifre, sconcertanti, riferiscono di due migliaia di vittime.

Se il dato venisse confermato si tratterebbe dell’attacco più pesante subito dalla popolazione nigeriana ed equivarrebbe a una vera e propria dichiarazione di guerra.

Successivamente è comparso su YouTube un video intimidatorio indirizzato al presidente del Camerun Paul Biya in cui un uomo, presentatosi come Abubakar Shekau, leader del movimento, minaccia il ripetersi delle violenze compiute in Nigeria all’interno dei confini camerunensi se non fosse stato interrotto il “complotto maligno”. Il video si riferisce allo spiegamento di forza messo in atto dall’esercito camerunense in maggio, in un’operazione nata dopo che Boko Haram aveva più volte compiuto atti di forza al confine tra Camerun e Nigeria. L’operazione ha portato all’uccisione di decine di jihadisti, in particolare nella regione dell’Estremo Nord. Nel giro di poche ore il presidente Biya si è espresso rivolgendosi alla comunità internazionale e in particolare ai paesi africani, individuando in Boko Haram una minaccia comune e chiedendo formalmente supporto per quella che ha definito una “Risposta globale a una minaccia globale”.

Lo scorso ottobre era stata dichiarato un cessate il fuoco tra autorità nigeriane e rappresentanti delle milizie, in previsione di un possibile rilascio delle 200 studentesse rapite a Chibok nel Borno, in aprile, e delle elezioni previste per febbraio.
Shekau aveva poi smentito la tregua, sottolineando ancora una volta la fragilità delle istituzioni nigeriane e la forza ormai predominante di Boko Haram. Questa stessa forza violenta e senza scrupoli è stata ribadita quando sono stati rasi al suolo villaggi, spezzate vite, costrette alla fuga migliaia di persone.

Giulia Pacchiarini
@GiuliaAlice1

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Giulia Pacchiarini
Ragazza. Frutto di scelte scolastiche poco azzeccate e tempo libero ben impiegato ascoltando persone a bordo di mezzi di trasporto alternativi.

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