È stato uno dei cartoni animati più amati e seguiti dai bambini nati negli anni Ottanta, una vera e propria pietra miliare nel panorama dell’animazione giapponese e uno dei capostipiti degli anime moderni: in madre patria è conosciuto come Saint Seiya, qui sono I Cavalieri dello Zodiaco, punto.
Benché io faccia parte della generazione nata nel decennio successivo, I Cavalieri (passatemi questo termine da vecchio amico) hanno rappresentato anche per me un punto di riferimento nella mia crescita sia umana che culturale-da nerd: ricordo ancora quando da piccolo mettevo in imbarazzo mio cugino classe 1985 davanti ai suoi amici quando andavo ad avvisarlo che stavano per iniziare i cartoni, e pochi anni fa sono riuscito a recuperare l’intera serie e ad apprezzarla ancora di più.
È stato quindi con un certo entusiasmo che ho accolto la notizia, nel 2012, di un nuovo progetto di Masami Kurumada, l’autore del manga Saint Seiya da cui è stato tratto l’anime omonimo, legato ai Cavalieri; nel 2006 infatti il fumettista aveva già ripreso in mano la sua opera terminata nel 1989 per scriverne un seguito, chiamato Saint Seiya: Next Dimension. L’entusiasmo ha però ceduto in parte il passo ai dubbi quando è stato rivelato quale fosse il nuovo progetto: un film in computer grafica che avrebbe rinarrato la prima e senza dubbio la più famosa saga dell’anime, la corsa alle dodici case dello Zodiaco.
Dubbi che l’8 gennaio 2015 si sono rivelati fondati, almeno in parte.
I Cavalieri dello Zodiaco: La Leggenda del Grande Tempio muove da premesse simili a quelle della sua controparte fumettistica: Lady Isabel di Thule il giorno del suo sedicesimo compleanno scopre di essere la reincarnazione di Atena; nonostante essa fosse la divinità della saggezza e dell’arte della guerra, odiava combattere in prima persona, preferendo farsi proteggere da cinque cavalieri, le cui reincarnazioni hanno il dovere di difendere la nuova dea. Vengono quindi introdotti Pegasus, Sirio, Crystal, Andromeda e Phoenix, giovani ragazzi che indossano armature e attingono il proprio potere dalle costellazioni. Isabel però viene ritenuta un’impostora: si deve quindi dirigere al Grande Tempio, santuario sacro della dea dal quale il Grande Sacerdote governa sul mondo, per reclamare il trono. La missione non è però così facile: l’usurpatore ha portato dalla sua parte i dodici Cavalieri d’Oro dello Zodiaco, ingannandoli. Toccherà quindi alle cinque guardie del corpo di Lady Isabel dimostrare la verità a suon di botte e colpi speciali, in puro stile anime.
Il lungometraggio si può dividere in due parti: la prima è più introduttiva e più fedele al materiale originale —nonostante alcuni cambiamenti per cercare di rendere il film più appetibile per un pubblico giovane — mentre nella seconda parte, quando inizia la battaglia vera e propria, la trama viene stravolta, riassunta e accorciata in maniera raffazzonata e con l’aggiunta di alcuni colpi di scena francamente inutili. D’altra parte c’era da aspettarselo, in quanto è impossibile riassumere in maniera fedele trentadue episodi di un cartone animato in un’ora e mezza di film, ma alcune scelte sono discutibili. I cinque protagonisti sono rappresentati attraverso le loro azioni più che le loro parole e tutto sommato il risultato è buono nonostante alcuni caratteri siano leggermente diversi da quelli originali, ma a non tutti viene dato lo stesso spazio.
D’altro canto, i Cavalieri d’Oro sono molto più presenti di quanto ci si potrebbe aspettare; è probabile che la scelta sia dovuta all’immensa popolarità di cui godono tali personaggi, soprattutto in Giappone.
Il difetto principale del film risiede proprio nella scelta del suo target: da una parte, cerca di conquistare i fan di vecchia data attraverso citazioni e fan service; dall’altra, è chiaramente e dichiaratamente indirizzato ad un pubblico giovane, che si è avvicinato al mondo dei Cavalieri solo tramite lo spin-off del 2012 Saint Seiya Omega e quindi a spettatori dal gusto più simile a quello contemporaneo.
Questo è palese sia nel character design che nell’ambientazione: la rappresentazione delle armature – punto cruciale per i fan – riesce ad essere fedele a quella classica nonostante l’aggiunta di alcuni elementi innovativi, come i led colorati e gli elmi meccanici, mentre la riproduzione del Grande Tempio riesce ad inserire la classicità dei templi greci in un universo futuristico, facendola assomigliare alla Asgard dei film Marvel di Thor. Ma se dal punto di vista estetico la commistione tra passato e presente funziona alla grande, dal punto di vista della sceneggiatura l’effetto è esattamente opposto: si danno per scontate tante informazioni che solo un appassionato di lunga data può conoscere, e allo stesso tempo si allontana troppo dal seminato per poter essere apprezzato dai puristi più intransigenti.
Questo errore è evidenziato ancora di più dall’adattamento italiano del film. L’intenzione della Lucky Red (casa distributrice del film) di rivolgersi ai fan di vecchia data era evidente fin dall’uscita del trailer, nel quale è stato utilizzato come sottofondo la primissima sigla italiana de I Cavalieri dello Zodiaco. Inoltre il direttore del doppiaggio e voce dello stesso protagonista, Ivo De Palma, ha cercato in tutti i modi di rifarsi ai dialoghi italiani della serie televisiva originale, non solo riprendendone i nomi, ma utilizzando uno stile arcaico, quasi aulico, caratteristica peculiare del nostro doppiaggio fin dalla prima messa in onda. Il risultato è però straniante, e finisce per sottolineare ancora di più la distanza tra pubblico ideale e pubblico reale della pellicola.
Nonostante tutti i difetti, il film non è completamente da buttare: gli effetti visivi sono spettacolari come lo sono le scene di combattimento, seppur brevi. Alcune debolezze sono oggettive, ed è indubbio che una mezz’ora in più fosse necessaria almeno per spiegare meglio la trama e dare giustizia a tutti i protagonisti. Se però lo si prende per quello che è, ossia un reboot, di una saga storica, e si riesce a mantenere le distanze dalla serie originale – con la quale però un paragone è inevitabile – allora lo si riesce ad apprezzare almeno in parte.
Non fatevi ingannare quindi: se cercate un’ora e mezza di combattimenti ambientati nell’universo dei Cavalieri dello Zodiaco, allora potreste aver trovato ciò che fa per voi; ma se è la nostalgia a guidarvi, recuperate la serie originale. Per ora, non c’è alternativa.
Erin De Pasquale
@SirRexin