Del: 6 Marzo 2015 Di: Ilaria Guidi Commenti: 1

Ilaria Guidi
@ilovemingus

Oggi, 6 marzo 2015, come ogni anno a partire dal 2012, viene celebrata la Giornata Europea dei Giusti. Si tratta di una ricorrenza volta a commemorare coloro che si sono opposti con responsabilità individuale ai crimini contro l’umanità e ai totalitarismi.
La proposta è partita dal comitato Gariwo, la foresta dei Giusti, e approvata dal Parlamento Europeo il 10 maggio 2012 con 388 firme.
Gariwo è un’organizzazione no profit con sede a Milano attiva a livello internazionale. Tale organizzazione fu fondata nel 1999 da Gabriele Nissim, Pietro Kuciukian, Ulianova Radice e Anna Maria Samuelli e riconosciuta nel 2009 come Organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS).
Ma un altro comitato di questo tipo risale in realtà a molto tempo prima.

È il 1953 quando Leon Kubovi, direttore dello Yad Veshem – il Museo della Shoah di Gerusalemme – decide di istituire una Commissione dei Giusti incaricata di ricostruire le vicende dei salvatori degli ebrei e di onorarne la memoria, piantando in un giardino un albero di carrubo per ogni giusto riconosciuto. Il primo presidente della Commissione fu Moshe Landau, il giudice del processo Eichmann. Ma ben presto fu affiancato prima e sostituito poi dall’avvocato ebreo polacco Moshe Bejski, che svolge un ruolo non secondario in tutta questa vicenda. È proprio a quest’uomo, infatti, che è dedicata la data in cui si celebra la Giornata Europea dei Giusti, che coincide con la sua data di morte, avvenuta il 6 marzo del 2007.
Essenzialmente ciò che distingueva il pensiero di Landau da quello di Bejski era una diversa concezione di uomo giusto. Se Landau considerava Giusto solo chi avesse compiuto un’azione eroica e memorabile al fine di salvare uno o più ebrei e distingueva in giusti di serie A e giusti di serie B, per Bejski non c’erano distinzioni: bastava un solo, piccolo, umile gesto di comprensione o aiuto per essere riconosciuto un uomo giusto, e non doveva esserci nessuna graduatoria di merito.

Leggendo la biografia di Bejski scritta da Gabriele Nissim – intitolata Il tribunale del bene e divisa nelle due parti “La traversata del male” e “La memoria del bene”, come a rievocare le due parti della vita di Bejski – ci rendiamo conto che una simile concezione gli è derivata da un incontro particolarmente significativo: Bejski venne infatti a contatto con “l’unico tedesco buono”, come lui stesso amava definirlo. Si tratta del proprietario di una fabbrica che avremo sicuramente già sentito nominare per via traverse: Oskar Schindler, proprio quello della lista resa celebre dal film di Spielberg.

E Bejski, in quella lista, c’era.

Moshe era solito ricordare Schindler appunto per i suoi piccoli e inaspettati gesti. Emblematico è l’episodio della ragazza ammalata di tubercolosi alla quale Schindler chiese se desiderasse qualcosa. Sentendosi rispondere che l’oggetto del desiderio, se pur bizzarro, era una mela, Oskar Schindler non esitò un secondo prima di andare a procurargliela: “Si può salvare l’umanità anche con una mela”, scrive Nissim.

L’eredità che quest’uomo ha lasciato è arrivata fino a noi, e ancora oggi vengono riconosciuti ogni anno nuovi Giusti – non solo per la Shoah, ma per tutti i genocidi e totalitarismi – e organizzati eventi in tutto il mondo in memoria di queste importanti figure. Quest’anno in particolare, si terranno eventi a Praga, Varsavia, Sarajevo, Düsseldorf, Bruxelles e Israele, oltre che in alcune città d’Italia. Infatti il 6 marzo saranno inaugurati due nuovi “Giardini dei Giusti” ad Assisi e Orzinuovi, e ci saranno celebrazioni anche in altre città italiane, tra cui – come di consueto – Milano. Qui le celebrazioni hanno avuto inizio con il convegno “La Giornata Europea dei Giusti – La memoria del Bene e l’educazione alla Responsabilità”, tenutosi a Palazzo Cusani il 3 marzo 2015. Per l’apertura dell’incontro ci sono stati i saluti istituzionali del Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni e del Sindaco di Milano Giuliano Pisapia, e a seguire gli interventi di Michele Valensise, Segratario Generale della Farnesina, Gabriele Nissim, presidente di Gariwo e Ferruccio De Bortoli, Direttore del Corriere della Sera, moderati dall’editorialista del Corriere Antonio Ferrari.

Convegno giusti Collage

In questa sede Nissim ha spiegato che la Giornata Europea dei Giusti serve proprio a ringraziare questi uomini che ci hanno lasciato un’eredità morale, e ha dichiarato di aver lottato molto per ottenere che fosse celebrata ogni anno: è stato necessario un lavoro di “unificazione delle memorie”, perché il Giusto è colui che ha salvato un altro uomo sempre e comunque: chi si è opposto al Nazismo così come chi si è opposto al totalitarismo sovietico.

«Dobbiamo insegnare ai giovani che il male non nasce come se fosse una catastrofe naturale contro la quale non si può fare niente, ma che al contrario contro il male si può sempre fare qualcosa, c’è libertà di azione». Ecco quindi lo scopo ultimo: ricordare per trasmettere ai giovani, i quali a loro volta ricorderanno e trasmetteranno. “Ieri e oggi, i Giusti sempre necessari”, è appunto il tema scelto per quest’anno, e anche Ferruccio De Bortoli precisa a tal proposito che «queste figure non fanno parte solo del nostro passato, ma anche della nostra contemporaneità».

Gariwo, infatti, si impegna anche a sconfiggere l’integralismo omicida oggi rappresentato dall’Isis, non creando muri tra civiltà, ma valorizzando chi nel mondo arabo e musulmano ha opposto resistenza a questo fenomeno: «Non dobbiamo lasciarli soli».

Ma quel che Nissim invita a ricordare è soprattutto il bene, e per ricordare «Noi dobbiamo scrivere le biografie di questi uomini, perché una storia raccontata è molto più efficace di qualsiasi analisi politica e sociologica». Gabriele Nissim congeda così il suo pubblico augurandosi di rivederlo al Giardino dei Giusti presso il Monte Stella per la celebrazione dei nuovi Giusti.

E proprio questa mattina si è tenuta la cerimonia di piantumazione degli alberi alla presenza di Giuliano Pisapia, Sindaco di Milano, Basilio Rizzo, Presidente del Consiglio Comunale, Gabriele Nissim, Presidente di Gariwo, Giorgio Mortara, Consigliere UCEI e Pietro Kuciukian, Console d’Armenia in Italia e dei familiari dei Giusti onorati.
Sono stati piantati sei nuovi alberi in onore di: Razan Zaitouneh, Ghayath Mattar, Mehmet Gelal Bey, gli uomini e le donne della Guardia Costiera, Alganesh Fessaha e Rocco Chinnici.

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Razan Zaitouneh è un’avvocatessa e attivista per i diritti umani in Siria che è stata sequestrata da gruppi estremisti jhiadisti nel dicembre del 2013: di lei non si hanno più notizie.

Ghayath Mattar (1987-2013) era un attivista di primo piano nella periferia di Damasco, noto per il suo attivismo pacifico; è stato ucciso mentre era in arresto nel 2013, e quando è stato riconsegnato alla famiglia aveva segni di tortura su tutto il corpo. Gayath era sposato e ha lasciato sua moglie incinta.

Mehmet Gelal Bey (1863-1926), musulmano, fu governatore di Aleppo dall’11 agosto 1914 al 4 giugno 1915, e si oppose fin da subito alla deportazione prima e allo sterminio poi delle donne, dei vecchi e dei bambini armeni. Non potendo fermare il progetto, si limitò ad aiutare le vittime fornendogli cibo e in alcuni casi aiutandole a fuggire, salvando così numerose vite: per questo non poté più ricoprire incarichi statali, e visse nel rimpianto di non essere riuscito a fermare quel genocidio, prigioniero della sua – come di tanti altri in questi casi – impotenza.

Gli uomini e le donne della Guardia Costiera saranno riconosciuti per la loro opera di salvataggio a Lampedusa e lungo le coste italiane, operazioni guidate da un profondo senso di umanità con la quale mettono a rischio la loro incolumità a favore di una giusta causa.

Alganesh Fessaha, in Italia da quarant’anni ma eritrea di origine, è una specialista in medicina Ayurveda e fondatrice e presidente della ONG Ghandi. Alganesh si impegna in particolare nell’aiuto delle migliaia di persone in fuga dal regime eritreo, dove Isaias Afewerki impone lavori forzati e leva obbligatoria.

Rocco Chinnici (1925-1983) è stato un magistrato di grande spirito umanitario e professionale, al quale fu assegnato nel 1970 il primo grande processo di mafia. Lo ricordiamo anche per aver dato vita al primo pool antimafia affiancato, tra gli altri, dai giovani Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. Il 29 luglio 1983 la prima delle tante autobombe che caratterizzeranno le stragi degli anni ’90, pose fine alla sua vita.

Come vediamo, prevalgono le onorificenze nei confronti di resistenti arabi e musulmani, perché come emerso al convegno del 3 marzo, Nissim a nome di Gariwo ha dichiarato di voler valorizzare questi uomini e donne, nel clima di terrore che caratterizza questi giorni, perché i Giusti sono sempre necessari.

Ilaria Guidi

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