Alessandro Massone
@amassone
Un anno fa parlavamo di Net Neutrality col naso puntato in aria — l’Unione Europea aveva votato linee guida serie, competenti, giuste. Negli Stati Uniti, la situazione era un disastro, con l’FCC schiacciata sotto il peso delle lobby, e la Casa Bianca completamente indifferente al problema.
Quante cose cambiano in un anno.
In un anno Obama, dopo il pugno in faccia delle midterm election, si è trasformato in ambasciatore del concetto di neutralità della rete, e proprio questo mese l’Unione Europea ha iniziato una gravissima inversione di marcia.
Nelle puntate precedenti: Net Neutrality indica il principio secondo il quale ogni azienda di telecomunicazioni e tutti i governi debbano considerare tutti i tipi di data trasmessi su Internet in maniera eguale, precludendo la possibilità di creare una sorta di ‘corsia preferenziale’ piú veloce, da offrire solo a caro prezzo o a partner selezionati, ed eventualmente di bloccare l’accesso a determinati siti, servizi, fonti di informazione.
La Net Neutrality è fondamentale per garantire libertà d’espressione e per permettere a nuove aziende e nuovi progetti di crescere e non essere schiacciati da competizione ingiusta.
La tattica delle organizzazioni politiche contro la Neutralità è sempre la stessa, un’arma ormai provata. È quella dell’offuscamento, del rendere l’argomento così fumoso e noioso che creare una mobilitazione in difesa di quella che dovrebbe essere una norma, non solo giusta ma ovvia, diventa un’impresa impossibile.
In America il tentativo degli spin doctor delle telecom e delle organizzazioni contrarie alla Neutralità fu quello di appropriarsi del termine Open Internet, cercando di ingannare il pubblico meno attento e far credere loro di concordare col Presidente e con il buon senso.
La proposta europea dello scorso marzo fu una sorpresa inaspettata — una scelta ragionevole nata da un contesto che di buon senso ne vede poco.
Rispetto agli Stati Uniti la minaccia di un Internet diseguale è molto piú pericolosa in Europa.
Queste decisioni sono mosse unicamente da pressioni politiche e lobbistiche contro partiti politici e strutture governative. Negli Stati Uniti durante l’attacco alla Neutralità del GOP e delle telecom, si è formato rapidamente un fronte comune di società davvero a favore di un Internet Aperto: l’intera Silicon Valley ha fatto sentire il proprio peso, dai giganti alle start up, guidate da due sorprendenti leader — Tumblr e Etsy.
In Europa non abbiamo una Silicon Valley, non abbiamo titani del lobbismo come Apple e Google, e non abbiamo nuove società coraggiose come Tumblr e Etsy.
Nel contesto della devastante crisi economica, è difficile immaginare un leader politico che dedichi attenzione e ‘metta la faccia’ su un tema tecnico e, appunto, noioso come questo.
È anche difficile immaginare partiti legati a SDU sposare questa battaglia, le loro giornate impegnate a fallire i mandati dati loro dagli elettori, le loro notti a discutere se davvero sono progressisti, oppure no, forse no, chissà.
Quello che avviene in questi giorni in Europa è fondamentalmente lo stesso spin tentato dalle telecom americane, portato sul piano regolatorio — si scrive che si sostiene la Neutralità, con una clausola sottobanco per cui una corsia preferenziale sia permessa per servizi che ne abbiano bisogno.
È l’equivalente a livello di regolazione dell’Internet di chi dice “Io non sono razzista, ma”.
Internet non è un posto, non è uno spazio che può essere gestito — non è curato da una redazione, non c’è un Capo dell’Internet.
Internet è un canale dell’esistenza. Non si fanno cose ospitati su Internet, si fanno cose nella propria vita, si fanno cose nel proprio lavoro, e si usa l’Internet per farle.
Dopo la proposta del Consiglio europeo di modificare il precedente documento, aprendo una larga, dichiarata, breccia che permetterà di discriminare tra servizi ‘di vitale importanza’ e il resto dell’Internet, è iniziato il trilogo tra rappresentanti del Parlamento, del Consiglio e della Commissione.
Risulta quasi impossibile immaginare che vengano apportate modifiche, considerando come a questo tavolo abbiano voce in capitolo rappresentanti di un unico partito politico.
Rappresentante della Commissione è Günther Oettinger, del CDU di Angela Merkel. Per il Parlamento, Pilar del Castillo, del PP di Mariano Rajoy. Per il Consiglio, la Lettonia con Laimdota Straujuma, di Vienotība, che deterrà la Presidenza del Consiglio fino al 30 giugno 2015.
Un trilogo tra tre rappresentanti dello European People’s Party.
Fa sempre un certo effetto veder cancellate le parole “protect the rights and freedoms of others”.