Francesco Floris
@Frafloris
“Fuori i sionisti dal 25 aprile”.
Non c’è niente di peggio dell’ignoranza di sinistra.
L’ignoranza di destra non stupisce, non scombussola, è un dramma con il quale si convive — un po’ come la puzza di monnezza fuori dalla discarica.
L’ignoranza di sinistra è invece un tradimento – citando Luttazzi, o chi per lui: “È il tuo zio preferito che te lo mette in culo”.
Quei quattro ragazzotti troppo cresciuti, che nel pomeriggio del settantesimo anniversario della Liberazione hanno infestato le piazze di Roma e Milano gridando “Fuori i sionisti dal corteo”, sono esattamente questo: uno zio che credevi adorabile e che invece te lo infila in culo.
Non serve discutere del significato del termine “sionismo”, della sua evoluzione storica, o dei rappresentanti politici che nei decenni si sono caricati sulle spalle – spesso con comportamenti più che discutibili – la missione di portare quel progetto a compimento. Non serve discuterne, perché per i fuoricorso di cultura ebraica ci sono le Sinagoghe e gli e-book del Talmud — i giornali potrebbero anche essere stracciati, bruciati, oscurati se si mettessero a redigere pamphlet di filosofia politica o delle religioni per straccioni.
Non servirebbe nemmeno dire che, per chi scrive, nel 1982 a Sabra e Shatila si consumò qualcosa di paragonabile agli eccidi nazisti, solo con attori e obiettivi differenti: l’Idf nel ruolo delle SS, palestinesi e libanesi sciiti al posto di ebrei, zingari (chiunque essi siano) e partigiani. Che organizzare in segreto nel 1956 la Crisi del Canale di Suez – con le spalle coperte dai grandi amici britannici e francesi e i cieli tagliati dai loro NF13 biposto – fu una mossa da codardi burocrati, tanto da suscitare addirittura la furia dell’ex generale dell’esercito USA, l’allora Presidente repubblicano Dwight D. Eisenhower. Che bombardare la Striscia di Gaza nell’estate del 2014 innalzando a pretesto il rapimento di un militare è come decidere di dichiarare guerra al Colorado dopo la strage nella Columbine High School.
Si potrebbe andare avanti per ore – basterebbe acquistare un manuale – ma non ne ricaveremmo nulla, dal momento che tutti questi eventi storici, molto semplicemente, col 25 aprile non c’entrano nulla: e quando poche righe più in alto si diceva “l’ignoranza di sinistra” – con riferimento ai succitati fenomeni – s’intendeva esattamente l’ignoranza in senso tecnico: il non sapere un beneamato cazzo.
L’ignoranza che sottende al non saper distinguere fra le sei milioni di Anna Frank e le scelte infauste di Benjamin Netanyahu, fra i sei milioni di Primo Levi – in realtà più sfortunati di lui – e Yitzhak Rabin o Ben Gurion o Moshe Dayan.
In fin dei conti è l’ignoranza di chi non ha cognizione del tempo – o rifiuta d’averla – di chi non distingue 1943 da 1973. In sostanza, di chi vive nel deserto dell’eterno presente, dove è facile disorientarsi e affidarsi ai miraggi di un’oasi rigogliosa, che a ben vedere ha la stesso odore – nauseante, intollerabile – di quella famosa discarica.