Del: 11 Maggio 2015 Di: Marta Clinco Commenti: 0

Marta Clinco
@MartaClinco

La primavera araba siriana non è mai fiorita. Il gelido inverno del conflitto dura dal 15 marzo 2011: esattamente quattro anni dopo, la stima delle vittime resa nota dall’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani parla di 215.518 morti, di cui circa un terzo sarebbero civili, mentre i restanti due terzi combattenti – la maggior parte governativi e filo-governativi – oltre a forze anti-governative, moderate ed estremiste.

Nemmeno un mese fa, nella prima intervista rilasciata alla televisione francese dall’inizio della guerra civile, il Presidente siriano Bashar al-Assad affermava che i suoi agenti dei servizi segreti si trovano ora “in contatto” con i servizi francesi e negava ancora una volta che tali servizi avessero ordinato l’uso di armi chimiche. Nel corso dell’intervista girata a Damasco – un dialogo di 25 minuti tra l’anchorman francese David Pujadas e Assad trasmesso prima in estratti e solo successivamente in forma integrale da France 2, risultato di oltre un anno di lavoro – il Presidente siriano parla delle controverse e fumose relazioni franco-siriane, delle accuse di violenta oppressione operata dal regime sull’opposizione e del futuro panorama politico del Paese. Ma lo spinoso asso nella manica di Pujadas è la questione ancora aperta e controversa dell’utilizzo di parte governativa delle armi chimiche – utilizzo regolamentato e proibito dalla Chemical Weapons Convention redatta dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW). Pujadas mostra ad Assad prove fotografiche del lancio di chemical barrell bombs da elicotteri governativi nelle zone di Aleppo e Hamah. “Questa non è una prova” risponde Assad, “Non ho mai visto l’esercito siriano impiegare tali metodi”.

“Sta insinuando che le immagini siano state falsificate?”, incalza Pujadas.

E Assad: “La loro autenticità dovrebbe essere verificata”. E continua negando l’utilizzo di armi chimiche, nonché il possesso di tali armamenti: “Vengono impiegate solo armi che non provocano attacchi indiscriminati, soprattutto ai danni dei civili”. Sempre in quel periodo, alcuni medici siriani avevano consegnato alle Nazioni Unite riprese video che mostravano la morte di tre bambini siriani a seguito dell’esposizione ad armi chimiche al cloro sganciate da elicotteri governativi nel nord-ovest della Siria, nella provincia di Idlib, il 16 marzo 2015.

Testimonianze inequivocabili, considerato anche quanto dichiarato dall’ambasciatrice degli Stati Uniti alle Nazioni Unite Samantha Power: “Solo il regime di Assad fa utilizzo di elicotteri in Siria”.

E quel 16 marzo, secondo il racconto dei medici locali, nei cieli sopra la città di Sarmin volavano diversi elicotteri. All’improvviso un forte tonfo, seguito un acre odore di candeggina. Solo pochi istanti dopo circa una dozzina di persone – tra cui i tre bambini di uno, due e tre anni, la loro nonna e i genitori – arrivava nell’ospedale della zona, accusando gravi difficoltà respiratorie. La reazione dei delegati Onu è stata durissima: l’Organizzazione per la proibizione delle Armi Chimiche sarà messa sotto inchiesta, dal momento che il cloro è un elemento bandito severamente dalla  famosa Chemical Weapons Convention. Il Consiglio di Sicurezza statunitense avrebbe approvato a settembre 2013 un piano di mediazione USA-Russia-Siria per la rimozione e la distruzione delle armi chimiche in possesso del governo di Assad a seguito dei terribili attacchi sferrati sui sobborghi di Damasco durante il mese di agosto, che avevano provocato la morte di circa 1500 persone. Ciononostante Putin, fedele alleato di Damasco, resta l’ostacolo più grande a qualsiasi possibile procedimento, anche militare, nei confronti del governo di Bashar, di cui continua a negare eventuali responsabilità nell’impiego di armi chimiche.

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Negli ultimi giorni diverse testate sono tornate a parlarne. L’ultimo aggiornamento risale allo scorso venerdì: Reuters denuncia la scoperta di tracce di agenti nervini letali in un sito di ricerca militare in Siria – scoperta riferita da fonti diplomatiche verificate, ma rimaste anonime. Gli ispettori dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) avrebbero rinvenuto gli agenti chimici utilizzati per ottenere i gas Sarin e VX in campioni raccolti dal Syria’s Scientific Studies and Research Centre tra dicembre 2014 e gennaio 2015. Dunque, nonostante Assad abbia aderito mesi prima alla Chemical Weapons Convention – che, ricordiamo, vieta l’uso, la produzione o lo stoccaggio di armi chimiche come strumento di guerra – sembra che non abbia distrutto tutte le armi chimiche di cui era in possesso, almeno secondo le più recenti scoperte dell’OPCW, e che ne abbia invece permesso e continuato la produzione.

Intanto al tavolo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si discute un progetto di indagine e risoluzione riguardo la responsabilità dell’uso delle armi chimiche all’interno del conflitto siriano. “Il Consiglio di Sicurezza deve affrontare la necessità di stabilire chi è responsabile per l’utilizzo del cloro come arma in Siria”, ha affermato un funzionario americano, che richiede l’anonimato per garantire e proteggere il proseguimento dei negoziati. E aggiunge: “Definire tali responsabilità è fondamentale, e l’unico modo per ottenere giustizia per il popolo siriano.”

Marta Clinco
Cerco, ascolto, scrivo storie. Tra Medio Oriente e Nord Africa.

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