Del: 7 Giugno 2015 Di: Ilaria Guidi Commenti: 0

Ilaria Guidi
@ilovemingus

e-arrivata-mia-figlia-posterUn interessante film a metà tra comico e drammatico, che affronta il tema della abissale distanza fra diverse classi sociali. È il soggetto stesso ad essere drammatico, ma la figura della protagonista non può che trasmettere una certa simpatia e suscitare il riso – non solo dello spettatore.

La protagonista è Val (Regina Case), domestica di una famiglia di alto rango di San Paolo in Brasile, alla quale è stato affidato il compito di crescere ed educare il piccolo Fabinho, con il quale instaurerà un rapporto materno. Per crescere il figlio di altri, però, è costretta a lasciare la propria figlia a dei parenti che vivono lontano. Passeranno dieci anni prima che Val possa rivedere la decisa e intraprendente figlia Jessica (Camila Márdila), che andrà a trovare la madre a San Paolo in occasione del test di ammissione alla facoltà di architettura.

È proprio dopo l’arrivo della figlia che iniziano a emergere le divergenze tra “servo” e “padrone”. Per Val è ormai nella norma avere tutte le limitazioni che le pongono i suoi padroni, ma Jessica non lo accetta. “Io non penso di essere migliore di tutti, semplicemente non penso di essere peggiore”, risponde Jessica alla madre che le fa notare la sua sfacciataggine nella casa dei padroni.

“Io non penso di essere migliore di tutti, semplicemente non penso di essere peggiore”

È attraverso la convinzione di Val che sia giusto essere considerata inferiore e trattata come tale dai propri padroni che la regista del film, Anna Muylaert, cerca di far capire il conflitto sociale – non solo per quanto riguarda il Brasile – che vige tra chi può permettersi una domestica e chi è costretto a interpretare la parte di quest’ultima. Per i padroni è normale trattare la propria domestica come un essere inferiore, e per la domestica è normale essere trattata così.

A rompere questo equilibrio criminale è proprio l’intervento della figlia Jessica, la quale con un atteggiamento ricco di apparenti ostilità nei confronti della madre, nasconde in realtà la sofferenza di non essere stata cresciuta da lei e di non averla vista per un così lungo tempo.

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L’alternarsi di scene in cui vediamo madre e figlia discutere con scene in cui Val assume un atteggiamento materno con Fabinho, potrebbero apparentemente lasciar pensare a un legame più forte in questo secondo caso. Ma i conflitti tra le due non sono altro che la sensazione di una mancanza di affetto, vuoto che non tarderà ad essere colmato.

Una storia profonda e commovente, raccontata attraverso immagini dalla composizione ben studiata e personaggi tipizzati ma non banali, i cui atteggiamenti non sempre risultano facili da interpretare.

Vincitore del Premio Speciale alla Giuria al Sundence Film Festival e del Premio del Pubblico all’ultimo Festival del Cinema di Berlino, È arrivata mia figlia è un film da vedere.

Ilaria Guidi

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