Del: 6 Luglio 2015 Di: Alessandro Massone Commenti: 0

Alessandro Massone
@amassone

A fidarsi degli editoriali pubblicati dai grandi quotidiani europei, oggi, dopo il trionfo incontrastato del “No”, in Europa cambia tutto. Oppure non cambia niente. La Grexit sembra scontata. Oppure è l’alba di una nuova Europa.
Non è colpa dei poveri editorialisti — è che non si è ancora deciso cosa dovrà succedere.
C’è chi dice che questa incertezza sia dovuta allo sbigottimento delle forze europee di fronte al risultato greco. D’altro canto, è vero — il referendum poneva una domanda difficile, una scelta impossibile, e l’Europa vedeva il “Sì” come una risposta sicura.

La forte prevalenza del “No” anche nelle periferie piú ricche – Attica, Macedonia Centrale e Tessaglia – distrugge la rêverie raccontata da politici e media che i risparmiatori greci fossero terrorizzati, abbracciati stretti ai propri conti in banca.

Non si è ancora deciso cosa dovrà succedere, non perché le forze politiche europee non si aspettassero la vittoria del “No” — Helena Smith per il Guardian riportava ieri come fonti vicine alla Commissione Europea parlassero di una vittoria dell’”Oxi” di dieci punti. Poi sono stati venti.

Non si è ancora deciso cosa dovrà succedere, perché l’Europa è scossa da un debito molto piú grave di quello greco. È un debito politico, di cui non si vede soluzione all’orizzonte.

Questa sera si terrà una riunione privata, e illegittima, tra Hollande e Merkel. L’ennesimo privilegio della Francia: l’onore di essere i primi a urlare signorsì.

La classe politica dirigente dell’Unione Europea è completamente incapace di gestire il problema greco, e non sarà mai all’altezza di procedere con le promesse di “Unione sempre piú stretta”.
È un problema irrisolvibile — così in Italia il Ministro degli Esteri Gentiloni, PD, auspica una soluzione europea rapida che soddisfi la Grecia e i creditori, mentre Debora Serracchiani, Vicesegretario del suo Partito, parla seccamente di grexit.

Alexis_Tsipras_Syriza
In Francia, la sinistra ormai completamente incastrata in retoriche iper-nazionaliste, dopo non essere stata capace di gestire politicamente gli omicidi al Charlie Hebdo, non è in grado di esprimersi nemmeno in minacce. Per Hollande, Tsipras dovrebbe “cambiare la propria posizione” , ma un portavoce di Valls ha tranquillizzato che nessuno spingerà per l’uscita della Grecia dall’eurozona.

In Germania Merkel e Schäuble scoprono in queste ore di aver fatto harakiri senza saperlo. La rottura dell’irreversibilità del processo di integrazione europea è certa provocare turbolenze che sul lungo termine si tradurrebbero nella fine del loro informale controllo totale sull’Unione Europea, ma chi glielo va a spiegare alla base elettorale, nutrita di menzogne, acrimònia e razzismo?
Incapaci di rispondere con proposte sostenibili alle domande di Tsipras, il fallimento del progetto dell’austerità a oltranza è ormai chiaro a tutti, Merkel si trova di fronte a un bivio che anche la donna piú miope del mondo avrebbe visto arrivare da chilometri di distanza.

Salvare il progetto politico dell’Europa,
o salvare se stessa.

In patria, sul breve periodo, l’opzione Grexit è di gran lunga la piú semplice.
Al netto del problema economico posto dall’insolvenza greca, è quello che l’elettorato vuole vedere — lo scatenarsi della furia finale contro un popolo che ha “mangiato a sbafo” per troppo tempo, che vive coccolato a proprie spese, mentre loro, loro vivono di ristrettezze.
Spingere per la Grexit sarebbe però per la Cancelliera un gioco di roulette russa.
Il pericolo non sarebbe tanto rappresentato dal colpo iniziale, ma dall’ufficializzazione dell’Euro come una moneta instabile e non sicura. Una moneta del terrore, che unisce Paesi che si odiano, tenuti insieme a pistola puntata.
Un’amarissima conclusione per un progetto nato come garanzia di pace duratura nel continente.
A prescindere da come si possa valutare l’operato politico di Tsipras, dobbiamo forse iniziare a interpretare il tiro alla fune del Brussels Group non come game theory, ma come disperata procrastinazione.

Alessandro Massone
Designer di giorno, blogger di notte, podcaster al crepuscolo.

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