Pietro Repisti
Un festival di Venezia in salsa sudamericana, questa settantaduesima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, che come ogni anno si è tenuta al Lido di Venezia sul lungomare Marconi, nella cornice dello storico Palazzo del Cinema che ha ospitato tutte le edizioni del festiva cinematografico più longevo del mondo.
Ventuno le pellicole in concorso per la selezione principale, premiata con il Leone d’Oro al miglior film, assegnato quest’anno al venezuelano Lorenzo Vigas con il suo film Desde allá che racconta l’intrigante groviglio di relazioni in una Caracas caotica e violenta.
La giuria internazionale è stata presieduta dal messicano Alfonso Cuaron, regista premio Oscar per il film Gravity (2013), accompagnato tra gli altri dal francese Emmanuel Carrère e dal taiwanese Hou Hsiao-hsien.
Restano a mani vuote anche a questo concorso, dopo quello di Cannes di quest’anno, i registi italiani – ben quattro – che hanno partecipato all’edizione: Marco Bellocchio con Sangue del mio sangue , Giuseppe M. Gaudino con Per amor vostro, Luca Guadagnino con A Bigger Splash e un giovanissimo Piero Messina con il suo primo lungometraggio, L’attesa, interpretato da Juliette Binoche, uno dei volti più conosciuti e apprezzati del cinema europeo.
Molto apprezzato, sia dalla critica che dal pubblico, il film postumo di Claudio Caligari, scomparso nel maggio di quest’anno, Non essere cattivo, presentato nella sezione fuori concorso e ora già nelle sale italiane. Il film del regista di Amore Tossico (1983) e de L’Odore della notte (1998) ripercorre i temi cari al cineasta romano, quali la droga e la vita di strada, consegnando con accento melodrammatico anni ’70 e una disperazione vera un ultimo testamento della generazione pasoliniana.
Il Leone d’argento per la miglior regia, premio più ambito per quanto riguarda esclusivamente la regia della pellicola, è stato invece vinto da Pablo Trapero, cineasta argentino ormai habitué dei red carpet europei, con la sua pellicola El Clan, tratta dalla reale vicenda del clan Puccio di Buenos Aires che si macchiò di efferati delitti a scopo di lucro nell’Argentina degli anni’80.
A contendersi la Coppa Volpi, per la migliore interpretazione, sono stati infine l’umorista francese Fabrice Luchini e l’italiana Valeria Golino, premiata per la sua interpretazione in Per amor vostro di Giuseppe Guadino.
Interessante la vicenda di Beasts of No Nation, pellicola dello statunitense Cary Fukunaga che si è distinta per il premio Marcello Mastroianni al miglior attore emergente assegnato al giovanissimo Abraham Attah, che interpreta Agu, un bambino soldato costretto ad essere arruolato a forza da una truppa di mercenari dell’Africa Nera.
Calorosa anche l’accoglienza per Rabin, the last day del regista israeliano Amos Gitai, che tratta il delicato episodio dell’uccisione del premier laburista Yitzhak Rabin da parte di un giovane colono della destra nazionalista.
La cerimonia conclusiva del festival è stata condotta con una certa sobrietà dall’attrice italo-egiziana Elisa Senadoui, madrina di questa edizione, e chiusa dal presidente in carica della Biennale di Venezia Paolo Baratta, prima del consueto festeggiamento al vicino Hotel Excelsior.