Del: 17 Ottobre 2015 Di: Elena Buzzo Commenti: 0

Foto Giacomo Ravetta

Domani, domenica 18 ottobre, il FAI — Fondo Ambiente Italiano organizza per il quarto anno consecutivo la giornata FAIMARATHON, un evento nazionale che coinvolge 130 città italiane e più di 3.500 volontari. Verranno aperti al pubblico 500 luoghi in tutto il Paese tra sedi storiche, musei, ville e palazzi.

La grande novità di quest’anno è data dal fatto che per la prima volta l’evento è curato dai volontari dei Gruppi Fai Giovani.
Vediamo assieme a Filippo Giordano, delegato del Gruppo FAI Giovani di Milano, le caratteristiche dell’evento nella nostra città.

Quest’anno siamo alla IV edizione della FAIMARATHON. Il tema scelto per Milano concerne la storia dell’impegno civico della città, le istituzioni e gli enti nati in una Milano caritatevole. Da cosa nasce questa scelta tematica?

La scelta del tema di quest’anno ha voluto parlare un po’ di noi, del FAI come associazione di volontari che si occupa di raccogliere fondi per mantenere e per comunicare il patrimonio artistico di tutta Italia. Ma come volontari ci inseriamo in una lunga tradizione milanesissima, infatti ci siamo resi conto di come la nostra città sia cresciuta e si sia formata tramite le associazioni di volontariato. Così abbiamo deciso di sviscerare questo tema — Il cuore di Milano – Identità di una città nella ricerca del bene comune — proprio per la caratteristica dei milanesi di aiutarsi e aiutare chi è meno fortunato. Tra i luoghi che abbiamo scelto ci sono, per esempio, la Società Umanitaria, che si occupava di istruire i meno abbienti offrendo loro una spinta verso la rinascita oltre che un aiuto concreto; poi il Chiostro di San Pietro in Gessate, storica sede di accoglienza dei Martinitt: un orfanotrofio ma non solo, perché agli orfani oltre all’accoglienza veniva offerto anche un mestiere e così, dopo i 18 anni, uscivano dalla struttura con una sorta di dote per poter iniziare attività proprie; così hanno avuto la possibilità di prendere vita grandi realtà come per esempio la Rizzoli o la celebre industria dolciaria Alemagna. Tra i tanti luoghi protagonisti della giornata ci sono i Giardini della Guastalla, che nascono dall’idea della contessa Paola Ludovica Torelli di creare un collegio per accogliere le ragazze nobili cadute in disgrazia e insegnare loro un lavoro; infine, Villa Necchi Campiglio che è stata scelta perché parla del FAI e di noi che da volontari ci impegniamo per mantenere il patrimonio artistico e culturale di Milano.

Per la prima volta l’evento è affidato all’organizzazione dei volontari dei Gruppi FAI Giovani. Che significato ha questa novità?

Il FAI esiste dal 1975 e ovviamente non possono essere le stesse persone che l’hanno fondato a mandarlo avanti quindi per forza abbiamo innanzitutto un ricambio generazionale. Il Gruppo FAI Giovani – Milano è il primo ad essere nato. Ci siamo da dieci anni e abbiamo da sempre cercato di fare eventi che coinvolgessero i ragazzi. Per farlo abbiamo dovuto tenere conto delle esigenze e degli interessi dei giovani, trasformando una realtà che forse prima era un po’ più d’élite in qualcosa di nuovo. Nascono così per esempio le feste che il FAI organizza ormai da quattro estati consecutive a Villa Necchi Campiglio con aperitivo e dj set, per vivere un luogo unico in modo diverso.

Quali sono quindi gli effetti che questa nuova tendenza ha avuto sull’organizzazione dell’evento?

Sicuramente è un’ organizzazione molto più giovane. A Milano il lavoro fatto dal FAI ha da sempre questo stampo giovanile, rivolto a creare il più possibile eventi che non siano solo visite, ma modi di vivere un bene comune. Ci siamo resi sempre più conto di quanto sia importante rendere di nuovo attivi i luoghi che restauriamo: noi giovani amiamo più vivere un luogo piuttosto che visitarlo, perché solo se lo vivi hai una sensazione che ti rimane.

Cosa significa far parte del Gruppo FAI Giovani?

Io ho conosciuto il FAI quattro o cinque anni fa a una festa a Villa Necchi Campiglio, invitato da degli amici, e poi ho deciso di partecipare come volontario. Oggi siamo un gruppo di una decina di persone e ci troviamo una volta a settimana per organizzare gli eventi che si susseguono per tutto l’anno nei beni del FAI a Milano, accanto alle due grandi iniziative nazionali che sono le Giornate di Primavera e alla loro controparte autunnale di domani, appunto la FAIMARATHON.

Secondo te sta aumentando l’interesse dei giovani nei confronti delle tematiche della salvaguardia culturale e ambientale in Italia?

Sì, forse perché ci siamo resi conto che la forza di noi italiani è quella di vivere in Italia e che se le sue bellezze non vengono preservate ci rimarrà ben poco. Da qui nasce il nostro impegno per tutelarle e allo stesso tempo educare la collettività al rispetto.

Come si articola concretamente l’azione del FAI sul territorio italiano?

Il FAI ha ottenuto tramite donazioni numerosi beni che si è impegnato a ristrutturare e rendere fruibili nel tempo. La caratteristica principale che lo distingue per esempio da un museo è che il FAI si propone di offrire al cittadino la possibilità di vivere completamente quell’ambiente, mantenendone la storia intatta, lasciando il più possibile immutati i luoghi consegnatigli. Come per esempio Villa Necchi Campiglio a Milano o Villa Panza a Varese, dove è stato conservato l’arredo originale.

Dunque perché iscriversi al FAI e perché partecipare alla FAIMARATHON?

Perché bisogna salvare l’Italia e salvare l’Italia è l’obiettivo principale del FAI. Salvarla anche conoscendola perché è solo conoscendola che la si può amare e quindi diventare un cittadino più attento e consapevole del valore di ciò che ci circonda.
Alla fine si tratta di dedicare poche ore a settimana, che non è molto, per ottenere però risultati grandissimi. Ci sono centinaia di migliaia di persone che visitano i luoghi del FAI durante le giornate nazionali, scoprendo cortili della propria città mai visti e mai nemmeno immaginati. Questo si può ottenere unicamente impegnandosi, impegnando del tempo e avendo voglia di fare qualcosa anche per gli altri.

L’iscrizione al FAI è possibile pagando una quota associativa che in un anno permette alla fondazione di fare tantissimo. Dall’altro lato, il tesseramento comporta una serie di agevolazioni e sconti nei più grandi luoghi culturali milanesi che hanno voluto premiare chi ha già dato qualcosa per la città.

 

Elena Buzzo
Studentessa di Lettere Moderne. Scrivo per non parlare. Mi piace il cinema, la birra, ma non il gelato.

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