La proposta di ridurre gli appelli d’esame della Facoltà di Studi Umanistici dagli attuali dieci a sei è stata rimandata: alcune tra le principali rappresentanze studentesche, in particolare UniSì e Lista aperta–Obiettivo Studenti, si sono coalizzate per fermarla, riuscendo a farla in parte modificare e rinviare a una nuova elaborazione in Commissione Paritetica (composta da tre studenti e tre professori, più l’autore della proposta, il Professor Sinigaglia). Il documento, presentato oggi al Comitato di Direzione della Facoltà di Studi Umanistici, prevedeva anche l’abolizione della discussione pubblica per le tesi triennali, permettendo l’accesso degli esterni soltanto alla proclamazione e separando le due fasi per accelerare i tempi di lavoro (come già avviene, per esempio, in Cattolica).
I “riduzionisti” si sono appellati soprattutto ai tempi stretti dell’attuale calendario accademico. In particolare, hanno fatto notare, stringere il numero degli appelli aiuterebbe a diminuire il numero dei fuori corso e a eliminare le sovrapposizioni tra esami e ore di lezione.
I rappresentanti degli studenti però hanno visto in questa mossa anche un tentativo di snellire la Facoltà, una tappa di un percorso che potrebbe portare in futuro all’introduzione del numero chiuso.
UniSì e Obiettivo Studenti hanno dunque organizzato una raccolta firme — sostenendo di averne raccolte in pochi giorni circa 3500 — e un presidio fuori dalla sala in cui si teneva il Comitato. Al presidio ha partecipato un buon numero di studenti, soprattutto sostenitori di OS. Alcuni membri delle due liste hanno tenuto dei brevi discorsi, seguiti da un esponente del Collettivo Pantera. La proposta più criticata e mal digerita dai presenti è proprio la riduzione del numero degli appelli, giudicata da alcuni una misura addirittura crudele.
All’interno, la riunione si è protratta più del previsto, con una discussione spesso animata. I riduzionisti, capeggiati dal Professor Sinigaglia — Ordinario di Logica e Filosofia della Scienza — hanno cercato di far approvare oggi stesso la mozione originale, con la riduzione degli appelli a sei e l’abolizione della discussione. L’assemblea era composta da vari docenti titolari e da tre rappresentanti studenteschi — due per UniSì e uno per Obiettivo Studenti — che hanno presentato un proprio documento.
La proposta di mediazione delle liste studentesche prevedeva comunque una diminuzione del numero degli appelli — da dieci a otto — e un’apertura a una limitazione della discussione della tesi triennale, con una riduzione delle commissioni e una durata massima di trenta minuti. Alcuni professori, in particolare la Professoressa Pieruccini , si sono esposti in favore della mozione studentesca, facendo notare che una riforma così importante necessita di più tempo per essere discussa, e proponendo dunque il rinvio a una commissione paritetica.
Sinigaglia ha ribattuto che la discussione è aperta da marzo e una nuova discussione richiederebbe tempi strettissimi, con il pericolo di dover rimandare tutto di un intero anno accademico. A salvare lo stallo è stata ancora la Professoressa Pieruccini — Associata di Indologia e Tibetologia — che ha proposto due emendamenti al testo di Sinigaglia: uno per lasciare in sospeso le modalità di valutazione della tesi triennale, l’altro trasformando il paragrafo sulla limitazione degli appelli da si prevedono i seguenti appelli a si prevedono almeno i seguenti appelli, lasciando così aperta la porta al dialogo. Il testo così emendato è stato approvato, insieme all’intenzione di rinviarlo in una nuova Commissione composta da studenti e professori per trovare un vero compromesso.
Per il verdetto definitivo bisognerà dunque aspettare la fine dell’inverno. Presumibilmente le rappresentanze studentesche riusciranno a strappare almeno un appello in più di quelli proposti dalla mozione riduzionista, arrivando così a sette appelli: in ogni caso, purtroppo, non un granché per gli studenti. Un’altra possibilità, proposta dallo stesso Sinigaglia, prevederebbe la riduzione a sei appelli, ma programmati in modo da lasciare una distanza ragionevole tra gli esami che gli studenti tendono a sostenere in uno stesso appello. La fattibilità di quest’ultima soluzione è piuttosto dubbia, data la libertà dei piani di studio dei corsi della Facoltà.