Del: 29 Gennaio 2016 Di: Guido G. Beduschi Commenti: 0

Colmar è una cittadina dell’Alsazia di 68mila abitanti. Recentemente è stata selezionata dal New York Times in “52 Places to Go in 2016”, grazie alle sue belle chiese gotiche, le pittoresche case con le travi a vista, i celebri canali del quartiere “Petit Venise” e per il rinomato museo d’arte Unterlinden. Inoltre, Colmar è anche una tappa della Via dei Vini d’Alsazia (Route des Vins d’Alsace), un percorso inaugurato nel 1953 su iniziativa dell’associazione dei viticoltori venditori diretti, che si snoda ai piedi del Massiccio dei Vosgi.

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Il borgo alsaziano è il luogo di nascita di Frédéric Auguste Bartholdi, lo scultore della Statua della Libertà di New York, donata dai Francesi al governo americano nel 1880 e da allora diventato il simbolo per eccellenza degli Stati Uniti. Meno celebre concittadina dei Colmariens è Marie Bigot de Morogue, nata Kiéné, musicista e compositrice. Girovagando per il centro di Colmar potete imbattervi nella sua casa, segnalata da una lapide. Pur partendo dal presupposto che i francesi non siano noti per essere un popolo “modesto”, la lapide lascia comunque meravigliati: si legge infatti che “Beethoven et Haydn furent les admirateurs fervents de cette musicienne incomparable, qui prodigua ses conseils à F. Schubert enfant et enseigna son art à F. Mendelssohn.”
Una donna straordinaria quindi, che doveva essere una musicista molto dotata per poter intrattenere rapporti “professionali” con alcuni dei più famosi compositori della Storia. A questo punto viene naturale chiedersi come sia possibile che una musicista del suo calibro, ammirata da Beethoven e Hayden, sia caduta nell’oblio.

Per cercare una risposta ripercorriamo la vita di Marie Bigot, e forse ne capiremo qualcosa in più.

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Marie nasce a Colmar nel 1786. Durante la Rivoluzione si trasferisce con i genitori in Svizzera, dove sposa nel 1804 un uomo di vent’anni più anziano di lei, Paul Bigot de Morogues. Poco dopo i due si trasferiscono a Vienna, dove Paul diventa librario del Conte Razumovsky. Abile pianista, Marie viene presentata ai maggiori musicisti della scena viennese, Antonio Salieri e a Franz Joseph Haydn. Le cronache dell’epoca riportano che quest’ultimo fosse rimasto particolarmente colpito dalle doti musicali della donna, e che non avesse certo celato entusiasmo nei suoi confronti. Durante il soggiorno viennese Marie inizia a esibirsi pubblicamente e a impartire lezioni di pianoforte, entrando in contatto anche con un giovanissimo Franz Schubert alle prime armi. Nel maggio 1805 si esibì nell’Augarten di Vienna, e forse in questa occasione ebbe a che fare per la prima volta con Ludwig van Beethoven.

Tra il 1806 e il 1807 i rapporti con il compositore tedesco si intensificarono, e questo divenne ospite fisso dei Bigot. Beethoven ammirava molto le doti musicali di Marie, e si dice che un giorno rimase sbalordito da un’esecuzione a prima vista di Maria della sonata per pianoforte “Appassionata”, che il compositore aveva mostrato alla donna in anteprima mondiale. Più tardi lo stesso spartito venne donato come segno di stima da Beethoven a Marie, e per questa ragione oggi si trova alla Bibliothèque National di Parigi. Il rapporto tra i due era molto curioso, Beethoven doveva essere molto attratto sia dalle interpretazioni date da Marie alla sua musica, che dalla donna stessa. Le attenzioni di Beethoven rivolte alla moglie, dovettero iniziare a preoccupare il vecchio marito, fino al punto di proibire alla moglie di vedersi sola con il compositore.

La goccia che fece traboccare il vaso fu una lettera dal 4 marzo 1807, con la quale Beethoven invitava Marie e la figlia per una scampagnata, dimenticandosi volutamente del marito. In ogni caso Marie declinò l’invito. Dalle lettere scritte da Beethoven ad alcuni amici, si capisce che il rapporto con Marie si era definitivamente incrinato. In una di queste il compositore giustifica il suo comportamento, scrivendo di avere da tempo adottato il principio morale di “mai avere relazioni, tranne che di amicizia, con la moglie di un altro uomo”. In ogni caso i coniugi Bigot smisero di vedere Beethoven, tranne che in poche occasioni mondane. Nel 1809, Vienna venne occupata da Napoleone, e i Bigot decisero di tornare a Parigi. Nella capitale francese, le doti musicali di Marie continuarono ad attirare l’elogio di molti. In questi anni parigini Marie intensifica la propria attività di maestra di pianoforte, e nel 1816 dà lezioni anche ai giovanissimi fratelli Felix e Fanny Mendelssohn. Già di salute precaria, le sue condizioni con gli anni peggiorarono; Marie morì nel 1820, a soli 34 anni.

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Marie Bigot muore giovane, passando alla storia soprattutto come una “amica” di Beethoven. Ben poco invece si trova scritto sulle sue qualità di compositrice. Il professore americano Calvert Johnson scrive che le sonate per pianoforte della Bigot, “Suite d’etudes”, mostrano una scrittura compositiva sensibile e dotata di grande talento, in uno stile Romantico che però mantiene forme Classiche. I brani hanno “both poetry and brilliance and are well suited to smaller hands”. Fu probabilmente la sua condizione femminile e non una mancanza di talento a impedirle di intraprendere una carriera autonoma come compositrice, vincolandola invece all’insegnamento. Forse Marie Bigot, nata in un’altra epoca, avrebbe avuto maggiore fortuna e notorietà come compositrice, ma questo non lo sapremo mai.

Guido G. Beduschi
Studente di Storia, da grande voglio incastellarmi. Ho una bicicletta.

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