Del: 15 Gennaio 2016 Di: Redazione Commenti: 0

Susanna Causarano

La quotidianità è, per lo piú, uno stato da cui si cerca di rifuggire.

Ci riporta con la mente a una routine noiosa da ravvivare più che si può, magari con una bella bevuta oppure lanciandosi dal paracadute. Solo quando ci accade qualcosa di grave, finiamo per agognare quella normalità tanto disprezzata, che prima pareva relegarci ad una vita noiosa, senza guizzi ed ora sembra la conquista più grande, perché portatrice di serenità.



Questa è la cifra di Little sister, film diretto Hirokazu Kore-Eda, nella sale italiane dal 1 gennaio 2016, che racconta la storia di tre sorelle Yoshino, Sachi e Chika, la cui vita verrà ravvivata dall’arrivo di Suzu, figlia nata dalle seconde nozze del padre, conosciuta al funerale di quest’ultimo e subito invitata a vivere con loro.

Yoshino è scontenta del suo lavoro, cambia un fidanzato al mese e si attacca facilmente alla bottiglia; Chika è creativa, vive nel suo mondo, lavora come commessa in un negozio di articoli sportivi e ha sempre un atteggiamento positivo; Satchi è la colonna della famiglia, la primogenita costretta a maturare presto a causa di due genitori assenti, infermiera con un istinto protettivo e un senso di responsabilità molto sviluppati, desidera che in casa regni l’armonia e ha bisogno di occuparsi di qualcuno per sentirsi utile.
Ognuna a suo modo trova in Suzu, ragazzina educata, asso nel calcio e con uno spiccato intuito, e nel prendersi cura di lei, un’ispirazione a cambiare ciò che non sembra funzionare nella propria vita.
L’arrivo della piccola aiuterà Sachi e Yoshino a sopportare l’una i difetti dell’altra, che prima apparivano ingestibili e farà riconciliare Sachi con la madre, rimasta bambina nell’anima e per questo mal sopportata dalla figlia maggiore.

La pellicola ci fa riflettere su ciò che nella vita conta di più, gli affetti, e la loro, per così dire, manutenzione.

Tutti nasciamo in una famiglia, quasi mai perfetta perché formata da individui altrettanto imperfetti e la sfida sta proprio nell’ amarsi ogni giorno anche quando ci vorrebbe solo tirare i piatti. Ciò che il film trasmette senza strombazzamenti è una serena consapevolezza che la vita non è facile, mai, per nessuno, non solo in caso di tragedie e vite al limite.
C’è una difficoltà meno intuibile, meno mediatica, ma non per questo meno vera, che ci accompagna sempre, che scandisce le nostre giornate e ci spinge ad alzare sempre di più l’asticella. In un mondo dove ciò che fa notizia è solo l’assurdità della tragedia, Little Sister rappresenta una piacevole e balsamica eccezione.


Il successo del film sta proprio nel fatto che riesce a prender lo spettatore per mano e portarlo pian piano a una ritrovata consapevolezza di ciò, ponendolo davanti situazioni e stati d’animo nelle quali riconoscersi è facile e che lo rassicura sul fatto che non siamo soli a combattere.
La vita non è solo un palcoscenico sul quale esibirsi, ma anche e soprattutto una quotidiana lotta con noi stessi, coi nostri sogni, speranze, progetti che si scontrano con una realtà non sempre favorevole.
Il mondo descritto nel film parrebbe così lontano dalla “realtà irreale” che la televisione e i media ci presentano ogni giorno e che ormai non riesce più nemmeno a fare notizia per quanto ne siamo saturi.
Ecco che si ritorna a quanto detto all’inizio: la perdita della quotidianità, il crollo di schemi e paradigmi troppo a lungo dati per scontati, si fanno sentire ogni giorno di più e con essi ritorna il fantasma dell’incertezza e la paura della fine di una vita magari noiosa ma rassicurante. Non si è più tanti certi che la vitalità risieda nelle rivoluzioni dal risvolto tragico, che la creatività necessiti di follia, che la guerra sia igiene del mondo, per dirla in maniera futurista. Non se ne è più certi perché si scopre che tutto ciò ha un prezzo non solo per la comunità, ma anche per ciascuno di noi. Dopo tanti film pieni di effetti speciali, cataclismi, attentati, furti miliardari e omicidi di massa, Little Sister rappresenta una gradevole pausa e un tonificante bagno di realtà.

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