Del: 14 Febbraio 2016 Di: Redazione Commenti: 1

Susanna Causarano
@SueSbimbloz

Hot story per il vostro appuntamento questa sera — perché il 14 febbraio? E perché San Valentino è il santo patrono degli innamorati? (E no, non portate quel capretto sacrificale! Ma cosa vi passava per la testa?)

La leggenda affonda le proprie radici in un passato molto remoto e precisamente nel quarto secolo a.C., epoca in cui i romani celebravano i Lupercali, riti pagani della fertilità.
Pare che i lupercali si tenessero nei dintorni della grotta dedicata a Luperco, ai piedi del Palatino dove, secondo la leggenda, la famosa lupa trovò e allattò i piccoli Romolo e Remo.

Qui i sacerdoti offrivano alla dea-lupa la “mola salsa”, un trito di farro e sale preparato dalle vergini Vestali, sacrificavano una capra, simbolo dì fertilità, e un cane, simbolo dì purificazione e con il sangue degli animali battezzavano due fanciulli: il sacerdote ungeva le loro fronti con la lama insanguinata per poi ripulirle con bende di lana bagnate nel latte, mentre i pargoli ridevano fragorosamente — o almeno così prescriveva la liturgia.

I sacerdoti provvedevano infine a scuoiare gli animali sacrificati, indossarne le pelli, mangiarne le carni, per poi uscire dalla grotta seminudi, con i soli fianchi coperti da una pelle di capra, il corpo spalmato di grasso e una maschera di fango sulla faccia e correre per la Via Sacra armati di februa, lunghe fruste di cuoio ricavate dalla pelle di capro da cui deriva il nome del mese di febbraio, in cerca di giovani donne da “fecondare.” Tutto ciò che la Februa toccava diveniva fertile, dalla terra agli uomini.
La festa continuava con una simpatica lotteria dove i nomi delle giovani vergini e quelli dei giovani uomini venivano scritti in bigliettini che venivano posti dentro appositi contenitori.
Due fanciulli battezzati con il latte durante il rito lupercale, pescavano ciascuno un bigliettino formando così le coppie, che avevano a disposizione un anno per provvedere alla fertilitá di tutta la comunità, con la benedizione di tutti gli dèi (Marte, Romolo, Pan, Fauno luperco) e delle grandi madri romane (Ruma, Rea Silvia, Fauna, Acca Laurentia) incarnatesi nel modello mitico universale noto come la Lupa.
Il culto di Luperco era molto sentito e i Lupercali rimasero una ricorrenza significativa per i Romani, anche dopo l’avvento del Cristianesimo.

Rom,_Santa_Maria_in_Cosmedin,_Reliquien_des_Hl._Valentin_von_Terni

Fu proprio l’intento dei padri della chiesa di mettere fine a questo rito pagano, a dar vita alla giornata di San Valentino. La scelta ricadde su questo santo, martirizzato circa duecento anni prima, vista la particolare attinenza della storia al tema della ricorrenza.
A Roma, nel 270 d.C. il vescovo Valentino di Interamna, l’attuale Terni, fu convocato al cospetto dell’imperatore Claudio II, il quale tentò di persuaderlo a convertirsi nuovamente al paganesimo. Valentino, determinato a non abiurare la propria fede, fu lapidato e decapitato il 24 febbraio 270. Viene spontaneo chiedersi come mai la festa cada dieci giorni prima della sua morte, il 14 del mese. Pare infatti che, mentre si trovava in prigione, Valentino s’invaghí della figlia del guardiano e, compiendo un miracolo, ridiede la vista alla fanciulla, cieca dalla nascita. Qualche giorno prima di morire, la tradizione ha poi stabilito dieci, Valentino lasciò alla giovane un messaggio di addio arrecante in calce firmato, “dal vostro Valentino”.
Una festa che non nasce sotto una buona stella e che dal 1969 anche la Chiesa non riconosce più, ma la cui perfetta combinazione di paganesimo e consumismo garantisce vita eterna.

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