
Francesco Albizzati
Trento non sarà Firenze, ma ha anche lei il suo Poeta: Peppe da Battipaglia, con venti meravigliosi sonetti cinge di alloro il nido delle Aquile. 83-73 è invece la sentenza di questo primo capitolo del derby italiano di Eurocup. I fieri guerrieri di Milano escono con le ossa rotte e le scarpette rosse di sangue da un PalaTrento turgido d’ospiti per l’occasione. La corte si ritira per deliberare e mercoledì prossimo al Forum di Assago avremo il verdetto. L’accesso alle semifinali infatti si guadagna attraverso una doppia sfida dalla quale esce vincitrice la squadra con la somma di punti più alta. L’Aquila Trento, con il suo carico da 10, si presenterà quindi a gara 2 con una certa baldanza.
Gli antefatti
Uniche italiane rimaste in gara nella competizione, Trento e Milano vengono da due percorsi completamente diversi. La squadra di coach Buscaglia – uscita al primo turno contro Sassari lo scorso campionato – si presenta in Eurocup con il rossore tipico delle debuttanti. Normale, visto che quella passata è stata la sua prima stagione in Serie A e di conseguenza questa è la sua prima coppa europea. Qualificata come seconda nel suo girone di regular season, nel corso delle Last 32 assume sempre più consapevolezza dei suoi mezzi: primo posto e doppio schiaffo (andata e ritorno) a Reggio Emilia, che uscirà dal girone come fanalino di coda. Nel corso degli ottavi di finale, Trento si trova davanti Saragozza: dopo un’ottima (seppur sfortunata) prestazione in quel di Spagna, al ritorno in casa afferra l’accesso ai quarti con un 79-65 che chiarisce ogni dubbio.
Milano invece si ritrova a disputare quest’Eurocup dopo l’esilio forzato dalla più blasonata Eurolega. L’ultimo posto nel girone di regular season l’ha spedita dritta dritta alle Last 32 della seconda coppa europea. Dopo un avvio stentato, l’Armani ha la meglio sulle avversarie del girone, tanto da qualificarsi come prima con un turno di anticipo. Agli ottavi di finale si trova davanti il Banvit Bandirma, squadra turca nata nel 1994 come dopolavoro di una fabbrica di carne in scatola. I “macellai”, padroni di casa della competizione, mettono a dura prova la tempra dei ragazzi di Repesa: le partite si giocano su continui sorpassi e punteggi capricciosi, ma è comunque l’Olimpia a spuntarla. Un 69-72 e un 76-79 valgon bene il quarto di finale tutto italiano.
La partita
Nella loro storia Trento e Milano si sono scontrate solo quattro volte in precedenza (l’Armani conduce per 3-1); ma poco importa. Tutto è azzerato e non contano né la posizione in classifica, né gli ultimi risultati. Si parte fin da subito con il piede sull’acceleratore: al diavolo i tatticismi e la cautela, vince chi spara di più. Buscaglia fa della circolazione di palla e della fisicità sotto canestro il suo marchio di fabbrica: roba che lo manderesti a dirigere il traffico, se non fosse considerato dispregiativo. L’Aquila è lucidissima sotto canestro, più in fase offensiva che in quella difensiva. A fine partita saranno 20 i rimbalzi conquistati in area nemica: Milano ne prenderà la metà. Il primo quarto va via punto a punto: sembra più una partita di tennis. Ma è nella banalità del quotidiano che trovano ispirazione gli artisti: Peppe Poeta siglerà sulla sirena la tripla di un sorpasso (21-19) che non ammette replica. Nella seconda frazione l’Armani, guidata da un magistrale Kalnietis e da Macvan, piega la sorte a suo favore andando avanti fino ad accumulare un vantaggio di otto punti. Più però si alza la posta, più l’Aquila si trova a suo agio: Julian Wright trascina i suoi fino al -1, per poi soccombere di nuovo sempre dinanzi a Macvan. A questo punto, è sempre Poeta a porre la silloge: con un parziale di 9-0, le squadre vanno all’intervallo con i padroni di casa sopra di quattro (45-41).
Il terzo è il quarto decisivo: a nulla valgono l’esperienza in regia di Kalnietis e le triple di Lafayette. Poeta, Pascolo, Wright e Lockett scavano un fossato che mai più si riarginerà.
L’ultima frazione di gioco si apre con un 66-53 per Trento che ha tutta l’aria di una festa privata. L’Olimpia reagisce come al suo solito: grinta, difesa e forza dei singoli in attacco. Guidata dal suo playmaker lituano (in Italia solo da gennaio anche se non si direbbe), si porta fino al -3 ma è proprio Kalnietis a fallire la tripla per un pareggio che di lì in poi assume le sfumature di un miraggio. Trento è concentrata sulla preda e non distoglie lo sguardo: dalla lunetta solo 5 errori su 22 tiri. Milano ne commette 8 su 19, firmando così agli avversari un assegno più bianco della neve. La squadra di Repesa rimpiange come non mai l’assenza di Simon –influenzato- diventato ormai una conditio sine qua non degli schemi offensivi. Con un Gentile presente ma pervenuto a metà (9 pti in 25 minuti di gioco) e una disattenzione generale nei momenti clou, l’Armani torna a casa con più di un rimpianto e con l’imperativo categorico di vincere (e bene) al ritorno. La prima puntata lascia così gli spettatori sospesi sul 83-73: mercoledì prossimo, al Forum di Assago, le Aquile dovranno dimostrare di saper volare fuori dal nido.
Vada come vada, avremo comunque una squadra italiana fra le prime quattro di Eurocup; l’ultima era stata Treviso, nel 2011. Guarda caso, l’allenatore era proprio Repesa e a debuttare era un diciottenne di nome Alessandro Gentile. Se non fosse Storia, sarebbe materia da poeti, o da Poeta.
Trento: Poeta 20, Pascolo 19, Wright 13.
Milano: Kalnietis 16, Macvan 14, McLean 12.