Del: 21 Marzo 2016 Di: Arianna Bertera Commenti: 0

Il Super Tuesday del 15 marzo ha lasciato poche porte aperte nella corsa repubblicana alla Casa Bianca. Trump ha vinto, di nuovo, conquistando i delegati di Illinois, Missouri, Nord Carolina e anche quelli della Florida, riuscendo nell’impresa di far ritirare dalle scene il golden boy Marco Rubio.
Tuttavia, nonostante la serie di vittorie, il magnate newyorkese non è riuscito nell’en plein.
A fermare l’onda di successi ci ha infatti pensato John Kasich, governatore dell’Ohio, che vincendo nel suo stato è riuscito a conquistare ben 66 delegati, un numero di consensi che avrebbe fatto comodo a Trump, permettendogli di dormire sonni più tranquilli in vista della convention di luglio.
Da semisconosciuto a piccola spina nel fianco per il candidato in testa ai sondaggi.
La campagna elettorale di Kasich si è svolta infatti nella più totale tranquillità, seguendo una strategia molto semplice. Ben sapendo di non poter competere con i due nomi repubblicani di punta, Trump e Cruz, ha preferito concentrare le sue energie nel guadagnare sempre più consensi nel suo stato, l’Ohio, nella speranza poi di conquistare gli altri stati di Nordest.
Tuttavia in realtà il suo nome non è nuovo alla politica americana.
Il suo curriculum conta, oltre a un passato a Fox News e alla Lehman Brothers, un’ elezione al senato di stato ad appena 26 anni e la presidenza del comitato di bilancio sotto la seconda amministrazione di Clinton, carica durante la quale riuscì a far raggiungere al paese l’equilibrio finanziario.
Kasich, che su Facebook conta appena 272,807 likes, ha 63 anni e potrebbe essere identificato come un perfetto repubblicano ortodosso. Ha una bella famiglia, è molto cattolico e ha alle spalle 28 anni di esperienza al Senato, che rendono di lui l’alternativa perfetta per tutti gli indecisi o i meno inclini alle posizioni di Trump.
Identificato dal New York Times come unica scelta plausibile per i repubblicani esasperati dall’inesperienza mostrata dagli altri candidati alla Casa Bianca, Kasich ha buone possibilità di convogliare verso di sé i voti della classe media e colta.
Il suo punto di forza è l’apparente qualifica di moderato attribuitagli a inizio corsa da stampa e affini.
In realtà i suoi anni da governatore provano il contrario. Kasich è molto conservatore e le sue posizioni non sono molto distanti da quelle dei suoi avversari. È contro l’aborto, contro le nozze gay, contro la marijuana terapeutica, contro l’Obamacare, contro i sindacati, contro i rifugiati siriani. Ciò che fa la differenza è che però lui non ha mai urlato davanti alle telecamere quanto odi tutte queste cose. È tranquillo e serio, o almeno lo sembra: ecco perché non è emerso finora.
Sul suo sito campeggia lo slogan “A positive vision for America”, una visione che ha convinto tra gli altri Mitt Romney, il New York Times e anche Arnold Schwarzenegger, tutti sostenitori del nuovo terzo candidato a seguito dell’uscita di scena di Rubio.
Nonostante Kasich possa essere visto come una pedina in grado di rubare qualche voto a Trump, l’abbandono di Rubio ha effettivamente cambiato le carte in tavola. Il candidato favorito dal Gop ha sicuramente fatto l’errore di prestare poca attenzione al governatore dell’Ohio, dimenticandosi di lui per concentrarsi sul dare contro a Trump e Cruz. Ed è proprio questo a non averlo ripagato dei suoi sforzi. La manovra migliore sarebbe stata quella di oscurare anche Kasich, dopo aver fatto lo stesso con Carson e Bush, in modo da attirare a sé i voti di coloro che si vedevano senza più un giusto rappresentante.
Invece, seguendo la via apparentemente più facile, è finito fuori strada e ha involontariamente passato il testimone proprio a Kasich, che si prende ora anche la preferenza ufficiale da parte del partito repubblicano rimasto senza alternative e senza i suoi favoriti.
Rimane ora da chiedersi se Kasich possa davvero vincere nonostante il distacco in termini di delegati da Trump e Cruz.
Anche se punta sulla famiglia, sui valori religiosi e sul sogno americano, questo potrebbe non bastare.
Per vincere la nomina repubblicana c’è bisogno di 1237 delegati, e Kasich per ora ne ha solo 144. Con più della metà dei delegati già assegnata e divisa tra Trump e Cruz, per “passare il turno” a luglio Kasich dovrebbe arrivare in testa in ogni stato da qui alla fine delle primarie, e ciò è praticamente impossibile.
Benchè la vincita in Ohio abbia dato una sferzata ai suoi consensi facendogli guadagnare circa un 5% in più nei sondaggi, i suoi avversari lo staccano ancora di troppi punti.
Ed ecco perché viene visto più che altro come un muro in grado di arginare il fenomeno Trump, più che una reale possibilità.

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Anche se l’obiettivo è strappare più delegati possibili a Trump, tuttavia Kasich potrebbe prevalere nella confusione repubblicana di queste elezioni, soprattutto per via del fatto che la maggior parte dei candidati minori è ormai fuori dai giochi. Proprio questo potrebbe far convergere su di lui le preferenze e i voti di coloro che non sanno chi votare o che si rifiutano di dare il loro voto a Trump o Cruz.
Kasich anche se non possiede il physique du role del caso, pare una boccata d’aria all’interno del partito. Va ricordato poi che se nessun candidato dovesse arrivare alla convention di luglio con una maggioranza netta, a quel punto sarebbe il Gop a decidere chi mandare avanti, e di sicuro la scelta non ricadrebbe né sull’imprenditore newyorkese né sull’ispanico Cruz.
Ecco perché sottrarre voti preziosi diventa un’impresa importante e fattibile soprattutto nel West e nell’East Coast, dove ci sono stati dalle strutture sociali simili a quelle dell’Ohio.
È difficile che si arrivi a una convention contestata: si tratta di un’ipotesi che non si verifica dagli anni 70.
Tuttavia quest’anno i presupposti ci sono e, anche se Trump ha già detto che la candidatura gli spetta e che ci saranno rappresaglie nelle strade in caso questa venga affidata ad un altro, dovesse succedere questa eventualità Kasich sarebbe il nome più papabile di sostegno dal Gop.
Domani si voterà in Arizona e Utah, che contano rispettivamente 58 e 40 delegati; un numero non indifferente che potrebbe consolidare il potere dei candidati ma anche impedirne il totale relax, scombussolando ulteriormente gli equilibri.
Tutti i candidati comunque sono già in giro per gli stati interessati a cercare nuovi proseliti a poche ore dal voto. Non ci resta che vedere se il muro di Kasich reggerà il colpo.

Arianna Bertera
Sulla Terra dal 1995, aspettando di ambientarmi.

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