
Si è appena concluso il summit tra UE e Turchia per cercare un accordo sulla crisi dei migranti che sta colpendo l’occidente e in particolare la zona balcanica. Un negoziato preliminare prevedeva 3 miliardi di euro che Ankara doveva investire per accogliere tutti i migranti che avevano raggiunto l’Europa illegalmente. In cambio di ogni rifugiato rimpatriato, l’Europa ne accetterà uno per vie legali.
Il governo turco ha recentemente alzato la posta dell’accordo richiedendo all’UE 6 miliardi di euro e introducendo due clausole che hanno fatto molto discutere i leader europei: l’eliminazione dell’obbligo di visto per i cittadini turchi che vogliono entrare in Europa e la velocizzazione della trattativa per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea.
Se da un lato l’Europa teme di compromettere i propri valori, accettando le condizioni della Turchia, dall’altro la critica di Erdogan arriva tempestiva: “At a time when Turkey is hosting three million, those who are unable to find space for a handful of refugees, who in the middle of Europe keep these innocents in shameful conditions, must first to look at themselves”
“Mentre in Turchia ospitiamo tre milioni di persone; (i Paesi che ci criticano), che non sono in grado di trovare spazio per una manciata di rifugiati, che, in mezzo all’Europa, costringono innocenti a vivere in condizioni umilianti, dovrebbero prima pensare a se stessi”
Angela Merkel ha insistito sulla necessità di mantenere l’accordo su basi chiare e legali, mentre François Hollande ha affermato che l’accordo dovrà avere come obiettivo il pieno rispetto dei diritti umani.
La questione diritti umani è molto delicata, perché proprio per diritti e libertà civili la Turchia, sotto fuoco internazionale in queste settimane per una serie di scandali legati alla libertà di stampa, non è mai riuscita a fare passi avanti verso l’integrazione europea.
Il documento firmato oggi esprime le preoccupazioni dell’Europa su questo fronte, ma non pone nessuna conseguenza in caso di inadempienze da Ankara.
La trattativa è stata ulteriormente aggravata dalle preoccupazioni circa la situazione umanitaria in Turchia e la profonda crisi economica dei Paesi che si trovano lungo la rotta balcanica.
Terzo summit in un mese, questa volta i 28 di Bruxelles hanno consegnato un documento conclusivo immediatamente attuativo che prevede l’avvio di un programma di test della collaborazione a partire dal 20 marzo, annunciando poi la formalizzazione del piano di “riammissione” a partire dal primo giugno.
Dall’altra parte, il premier Ahmet Davutoglu manda ad Ankara un messaggio vittorioso — all’Europa serve la Turchia.
Molti i punti critici sollevati dal documento appena pubblicato in seguito alle lunghe conversazioni tenutesi a Bruxelles tra ieri e oggi
- Come ricollocare migliaia di migranti rispettando la Convenzione di Ginevra. Rispetto agli accordi preliminari discussi la settimana scorsa, i rimpatri riguarderanno solo i migranti che si trovano su territorio greco illegalmente, mentre per quanto riguarda i richiedenti asilo le domande dovranno essere valutate singolarmente, come il diritto prevede.
Il documento chiarisce fin da subito che non verranno fatti rimpatri di massa, ma sembra contraddirsi nei punti successivi. L’Unione Europea manderà nei campi profughi greci squadre di giudici competenti allo scopo di valutare ogni situazione singolarmente.
AFP e Euronews riportano una dichiarazione del primo ministro ceco Sobotka che dichiara certo, “tutti i migranti che raggiungono la Grecia dalla Turchia saranno deportati”#EUCO Czech PM "The deal with Turkey approved. All illegal migrants who reach Greece from Turkey starting March 20 will be returned."
— Yannis Karagiorgas (@IKaragiorgas) March 18, 2016
- La presidente lituana Dalia Grybauskaite ha dichiarato che l’accordo è “al limite del diritto internazionale”, proprio per quanto riguarda i rimpatri.
- Nonostante forti dubbi espressi da molti leader tra i 28, tra cui emblematica la dichiarazione del primo ministro belga Charles Michel, “La Turchia sta chiedendo tanto e io non accetto una negoziazione che suona come una sorta di ricatto”, sono stati riaperti ufficialmente i dialoghi per una integrazione europea della Turchia. Per bypassare il veto di Cipro, l’Unione Europea ha accettato di aprire la discussione del capitolo 33esimo dell’Acquis comunitario, circa Disposizioni finanziarie e di bilancio. Il documento chiarisce che questo non costituisce la pietra fondante che garantirà il futuro ingresso in UE di Ankara, ma indubbiamente si è aperta una porta.
- L’accordo prevede un avvio istantaneo concedendo alla Grecia solo 36 ore per creare un sistema che garantisca una valida udienza di asilo a tutti i rifugiati che arriveranno sulle coste a partire da lunedì.
- Oltre a garantire un’ondata di migrazioni disperate questa domenica, la procedura sembra di fatto impossibile. Il testo delle conclusioni cita anche un vasto complesso di sussidi che l’Unione Europea dovrebbe fornire nelle prossime ore. In conferenza stampa Tsipras ha appena annunciato uno spiegamento di forze senza precedenti da parte dell’Unione Europea: 2300 staffer, 400 esperti in materia di asilo politico, 400 traduttori, 1500 altri esperti (?). Non annunciato come l’UE preveda di produrre questi incarichi, quale sia il budget stanziato, e quali le tempistiche.
Intanto in Grecia restano bloccati circa 43mila rifugiati. La situazione nel campo di Idomeni è sempre più grave: 14mila persone vivono nel fango, in un campo sovraffollato dove i beni di prima necessità iniziano a esaurirsi. Sono proprio loro i primi a sperare che il problema venga risolto dalla tavola rotonda di Bruxelles.
Secondo voci di corridoio di questi minuti riportate dai liveblogger del Guardian sembra che parte dell’accordo preveda il ricollocamento in Europa dei rifugiati già in Grecia, confermando gli accordi presi già troppe volte negli scorsi mesi, ma mai rispettati. Si tratta di numeri infinitesimali per le dimensioni dell’Europa come Unione: il problema è solamente politico e non attuativo, e nel documento appena pubblicato non c’è traccia di un cambio di direzione a riguardo.
Mentre a Bruxelles i leader europei discutevano quanto l’accordo con Ankara fosse un patto col diavolo, questa notte lungo la rotta mediterranea sono arrivati 360 naufraghi a Taranto.
Questa è la più grande crisi umanitaria dalla seconda guerra mondiale, e oggi, lavandocene le mani e forse un po’ la coscienza, abbiamo fatto un imperdonabile passo indietro.