Del: 3 Maggio 2016 Di: Redazione Commenti: 0

Angelica Mettifogo
@angimettifogo

In occasione di confronti internazionali, l’Italia ha una connaturata tendenza a fare sempre la figura dell’ultima della classe, quella che “ha le capacità, ma non si applica”. Il mediocre e poco discusso 77esimo posto (su 180) che occupa nel World Press Freedom Index, la classifica sulla libertà di stampa nei paesi del mondo ogni anno pubblicata da Reporter Senza Frontiere, sembra confermare questa inclinazione.

Il fatto allarmante è che l’Italia nell’ultima classifica sia peggiorata di 4 posti, preceduta da paesi come Burkina Faso (non esattamente politicamente stabile ), El Salvador (il paese con il più alto tasso annuale di omicidi al mondo) e Moldavia (uno degli stati più corrotti).

La metodologia  utilizzata da RSF per stilare la classifica è molto complessa e dettagliatamente spiegata sul sito ufficiale. Per completare la graduatoria l’organizzazione si affida a un questionario di 87 domande che deve essere compilato da “partners” (giornalisti, scrittori, sociologi) provenienti da 180 paesi e scelti da RSF (i cui nomi non vengono divulgati per proteggerne la privacy).

Il questionario si divide in due parti: in ciascuna parte chi compila assegna ad ogni domanda un punto che va da 1 a 10. Sulla base di questo punteggio, una funzione calcola il risultato della prima e della seconda parte separatamente. Infine, i risultati della parte A (Score A) e della parte B (Score B), vengono inseriti in un’unica funzione che calcola il punteggio complessivo finale (che va da 0 a 100) di ogni nazione.

Le domande della prima parte (ScoA) vertono su sei criteri: pluralismo (delle opinioni riportate dai media), indipendenza dei media (rispetto a risorse politiche o di altro genere), contesto e autocensura (ovvero quanto i giornalisti sono condizionati nel loro lavoro), legislatura (ovvero quanto siano o non siano flessibili le norme che regolano le pubblicazioni), trasparenza e infrastrutture (se sia adeguato o meno il supporto che accompagna l’ambito della pubblicazione).

Le domande della seconda parte (ScoB) riguardano, invece, solo un fattore: gli abusi (qualsiasi tipo di violenza che coinvolge, direttamente o indirettamente, i giornalisti).

 

Queste, le funzioni:   

funz1

 

unz2

 

 

 

funz3

 

 

unz4

 

 

 

In base al punteggio ottenuto, i paesi si collocano in una di queste fasce:

  • Da 0 a 15 points: Buona (bianca)
  • Da 15.01 a 35 points: Problematica (arancione)
  • Da 35.01 a 55 points: Scadente (rossa)
  • Da 55.01 a 100 points: Molto scadente (nera)

Sono metodi molto precisi e il risultato finale è effettivamente valido, pertanto a  rendere dubbie le conclusioni è solo il fatto che chi compila il questionario possa essere condizionato da pareri soggettivi, cioè dal contesto storico-sociale-geopolitico in cui il candidato vive: ma è chiaro che da questo punto di vista le aspettative e le rivendicazioni di un giornalista italiano possano essere diverse da quelle di un giornalista di un altro paese.

Inoltre, secondo RSF Italia, a far guadagnare punti e, dunque, a far calare di posizione l’Italia (terzultimo stato d’Europa, area che comunque rimane alta in classifica) è il risultato della funzione ScoB, quella sugli abusi e violenze commessi sui giornalisti stessi. In Italia non sono pochi i casi che vedono giornalisti minacciati, sotto scorta o processati, per aver condotto indagini su mafia o corruzione o scandali ( Vatileaks ).

Per quanto la situazione emersa dalla classifica di RSF sia grave per il nostro paese, per esigenza di precisione e per spezzare una lancia in favore dell’Italia e contro chi legge in questo dato un simbolo di completa e irreversibile retrocessione, bisogna ricordare che — grazie al cielo — libertà di stampa non significa libertà in generale: fortunatamente i giornalisti italiani sono ancora liberi di esprimere la propria insoddisfazione.

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Oggi è la Giornata mondiale per la libertà di stampa e a far sembrare l’Italia meno pigra è stata l’organizzazione da parte della Federazione nazionale della stampa italiana, UsigRai, Articolo 21, Reporters sans Frontieres Italia e Amnesty International Italia, di una “48ore per l’informazione”. Si tratta di una manifestazione che si è svolta ieri a Roma e che continua oggi a Reggio Calabria, con sit-in e flash-mob ricreativi di fronte alle ambasciate degli stati colpevoli di violazioni al diritto della libertà di stampa e di crimini contro i diritti umani: Iran, Egitto e Turchia.

La scelta di unire azioni di protesta (oggi) ad azioni in memoria (domani) dei giornalisti, studenti e attivisti uccisi dalla mafia o dal terrorismo, dimostra che, di fronte alla violazione dei diritti, ci sono risposte attive e rivendicazioni consapevoli.

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