Del: 13 Maggio 2016 Di: Arianna Bettin Commenti: 0

Cinquant’anni, la pelle del viso tirata, fisico asciutto e sorriso largo. Christian Kern non è un politico di professione, ha i modi e l’aspetto del manager in carriera. Di fatto, lo è. Ma è anche giornalista, uomo di partito e ora, forse, neocancelliere. E’ il classico personaggio poliedrico, capace nell’arco di una sola vita di saltare da una professione all’altra, senza che gli si spettini mai il ciuffo.

Nato a Vienna nel 1966, dopo una laurea in Scienze della Comunicazione Kern intraprende la carriera giornalistica, dedicandosi perlopiù al settore economico. Per qualche anno, dal 1989, scrive per varie riviste, tra cui il Wirtschaftpressedienst e l’Option, finché nel 1991 non viene chiamato al fianco di Peter Kostelka, allora Segretario di Stato del governo Vranitsky III, come suo assistente.

E’ giovanissimo, ha appena venticinque anni, ed è a detta di tutti un “rampante”.

E’ in quel periodo che Kern inizia a farsi un nome all’interno del Partito Socialista Austriaco (SPÖ), tanto che già nel 1994 lo troviamo alla guida della frazione parlamentare del partito, ne coordina le attività e ne diviene addetto stampa.

Ma dopo solo tre anni, nel 1997, lascia la politica – “non si può rimanere in questo campo per sempre”, racconta – ed entra nella Verbund AG, il più grande fornitore d’energia elettrica d’Austria. Da lì inizia la sua carriera da manager, prima come semplice collaboratore, poi come assistente esecutivo e infine come membro del consiglio d’amministrazione. Il tutto nel giro di un decennio.

Dal 2010 ricopre brillantemente la carica di amministratore delegato della ÖBB, le ferrovie dello Stato austriache, che in quel momento versa in condizioni catastrofiche. Nel giro di pochi anni, Kern riesce magicamente a recuperare le perdite e a riportare l’azienda in attivo.

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Come CEO di ÖBB, inoltre, non esita a entrare a gamba tesa nelle vicende politiche nazionali, specialmente nella questione migratoria, tanto da essere accusato di favorire l’accesso illegale di richiedenti asilo entro i confini austriaci. Kern infatti mette in atto nel corso del 2014 una serie di provvedimenti per il sostegno dei migranti, che spesso raggiungono il Paese in treno e si ammassano nei pressi delle ferrovie. Misure che, se da una parte sollevano aspre critiche, dall’altra suscitano l’ammirazione e l’apprezzamento dell’opinione pubblica, specialmente dell’elettorato socialista, deluso ed esasperato dalla virata a destra del cancelliere e segretario Faymann.

Un uomo che si è fatto da solo, un manager di successo, ma apparentemente illuminato, dal volto umano, non corrotto dal capitale: forse la persona giusta al momento giusto per l’SPÖ, che, dopo il crollo del tutto inatteso alle elezioni presidenziali dello scorso aprile, è in balia del caos, orfano di una guida forte, trascinato da una dirigenza che ha dimostrato di non essere all’altezza e che per questo sembra essere risoluta nel cercare “homini novi” che ne risollevino le sorti.

Il tentativo di ingraziarsi la cittadinanza asseconda le spinte populiste del partito di estrema destra, l’FPÖ di Norbert Hofer, che è miseramente fallito e che ha lasciato dietro di sé una base confusa e disgustata. Mai come oggi la socialdemocrazia austriaca è stata così debole: alle scorse elezioni, Rudolf Hundstorfer non è riuscito a raccogliere più di un misero 11%. Un dato comprensibilmente scioccante per la prima forza di governo del Paese, a maggior ragione se paragonato al sorprendente 35% conquistato dai nazionalisti, che andranno a ballottaggio il 22 maggio contro il candidato dei Verdi Alexander van den Bellen.

Per ora i vertici dell’SPÖ non hanno confermato ufficialmente il nome di Kern, ma c’è già chi si lascia andare a commenti sferzanti. Reinhold Lopatka, capogruppo dell’alleato di governo ÖVP, definisce Kern “un manager molto costoso”. Se nel 2010, infatti, la ÖBB riceveva 3,7 miliardi annui di sovvenzioni, attualmente ne riceve più di 5. Inoltre, a fronte di un taglio dei tempi di lavoro si è registrato un netto aumento degli stipendi. Accuse che il partito socialista rispedisce al mittente, tradendo così, malgrado il silenzio, un concreto interesse per Kern e il suo buon nome.

Tutto sembra dunque presupporre che a breve sarà proprio Kern a sostituire Herr Faymann,nella speranza che dopo i treni delle Österreichische Bundesbahnen riesca a salvare anche quel poco che resta della socialdemocrazia austriaca.

Arianna Bettin
Irrequieta studentessa di filosofia, cerco di fare del punto interrogativo la mia ragion d'essere e la chiave di lettura della realtà.
Nel dubbio, ci scrivo, ci corro e ci rido su.

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