Ilaria Gavioli
Orgoglio. In una sola parola si trova espressa la volontà di parlare, di camminare a testa alta, soprattutto quando si ha il mondo contro. Un cammino in cui bisogna essere costanti, se si vogliono raggiungere certi obiettivi, specialmente in epoche di grande transizione.
Il film Pride (2014) esprime proprio questo: il bisogno, e di conseguenza la forza, di dare voce a se stessi.
In occasione della giornata mondiale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia, si è tenuto nell’Aula Magna della nostra Università un incontro in cui numerosi ospiti — tra cui Sandro Gozi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, e Shakra Rami, vice console degli Stati Uniti con delega per i diritti delle persone LGBT — hanno discusso approfonditamente l’argomento, anche a proposito della recente approvazione della legge sulle unioni civili. “Non sarebbe meglio giudicare le persone da quello che fanno, piuttosto che da come sono?”, ha detto Paolo Pobbiati di Amnesty International.
La legge Cirinnà è stata approvata in via definitiva l’11 maggio scorso, tra mille polemiche. Le unioni civili così delineate si avvicinano per certi aspetti al concetto di matrimonio, anche se non si tratta effettivamente di un matrimonio: non è prevista l’adozione del figlio del partner, né l’obbligo di fedeltà.
Il prossimo obiettivi, quindi, come ha voluto sottolineare Roberto Zacheo, il ricorrente alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella sentenza Oliari — quella con cui Strasburgo ha condannato l’Italia per il mancato rispetto dei diritti civili — dev’essere il raggiungimento del matrimonio egualitario, che significa semplicemente unione tra due individui. Così infatti funziona già in diversi altri Paesi, e “l’Italia è ancora troppo indietro, è un Paese dove politica e cultura si condizionano a vicenda, si connettono e si condizionano”.
Invece il diritto d’essere se stessi deve essere garantito a chiunque, perché altrimenti non si parla di diritti, ma di privilegi, come ha ricordato il Presidente della Repubblica nel suo messaggio: “I cittadini a cui vengono negati i propri diritti sono cittadini invisibili”.
Ma intanto quello della legge Cirinnà è pur sempre un passo avanti, per quanto lento. Dal tempo in cui la generazione dei nostri genitori non voleva nemmeno giocare con quei “diversi” — il tempo in cui è ambientato il film, che è stato proiettato al termine dell’incontro — di strada se ne è fatta.
Pride racconta la storia vera di Mark Ashton, un attivista britannico che si era battuto per i diritti degli omosessuali, fondando il movimento LGSM — lesbiche e gay supportano i minatori — per combattere assieme il conservatorismo di Margaret Thatcher. Proprio grazie a questa unione si può interpretare il film alla luce della Teoria del Contatto: quanto più si vive vicino a persone su cui si hanno pregiudizi, tanto più quell’odio svanisce e si trasforma in amicizia