Quando mi è stato detto di provare un gioco di simulazione in cui avrei rivestito i panni di un responsabile della Mc Donald’s e imparato a far soldi per mandare avanti la multinazionale avendo a disposizione qualsiasi mezzo, ho sorriso. Stuzzicante, di certo, però, non ho né il tempo né la voglia di iniziare una dipendenza da giochi online.
Poi ho pensato ad alcune cose: per esempio che studio filosofia e che è ora che inizi a guardare in faccia il mio futuro; il mio ambito lavorativo molto probabilmente sarà, coerentemente col mio percorso di studi, quello dei fast food ed è opportuno che arrivi preparata. Mi sono chiesta soprattutto come potesse essere veramente così diseducativo e politicamente scorretto come mi dicevano e, se sì, come mai fosse ancora attivo, legale, accessibile a chiunque.
Così ho cercato su Google “gioco simulazione Mc Donald’s” (bisogna sottolineare che il gioco è semplicemente ispirato a McDonald’s, non è promosso dall’azienda in alcun modo N.d.R.) e cliccato sul terzo risultato, sembrava quello giusto, e ho provato a giocare.
Era decisamente peggio di quanto mi aspettassi, in tutti i sensi.
Se, per caso, siete cattivi, questo gioco fa per voi. Se siete insensibili, egoisti, affamati di denaro e vi amareggia il fatto che nel mondo reale non possiate esprimervi al meglio, ho scoperto la realtà virtuale che vi può risollevare il morale.
L’interfaccia è di qualità piuttosto scadente, molto semplice, e a dare il benvenuto è una musichetta coinvolgente e ripetitiva, che riproduce dei bambini che cantano.
Dopo aver avvisato che il gioco non intende offendere nessuno, le prime pagine spiegano che, se si è parte di una multinazionale (che può essere Mc Donald’s — precisano— o qualsiasi altra tra le contemporanee), lo scopo è fare soldi ed è tutt’altro che facile se si considera che il funzionamento totale dipende dalla coordinazione tra settori diversi e che il loro lavoro deve confrontarsi con un mondo esterno, pieno di oppositori e ostacoli.
Per il primo settore, quello agricolo, si limitano a ricordarti che per una produzione di massa c’è bisogno di spazio e che “sotto ogni foresta c’è un prato”, quindi non è il caso di perdersi in moralismi se è necessario abbattere la foresta pluviale per fare spazio a nuovi pascoli. Se le coltivazioni di soia sono poco fertili, si usino delle sementi geneticamente modificate: il raccolto aumenterà e si potranno utilizzare pesticidi più potenti.
Perché un hamburger sia degno del suo nome bisognerà far ingrassare le vacche nell’apposito stabilimento, ovvero aggiungere al loro cibo “olii, liquami e altre porcherie”. In negozio bisogna mobbizzare e minacciare i dipendenti che si lamentano o non si danno da fare, bisogna ascoltare tutti i suggerimenti del capo reparto, incentivare la creatività degli addetti al settore comunicazione e mai contraddire le richieste o deludere le aspettative del consiglio di amministrazione.
Si parte con un budget di 50.000$ che deve fruttare il massimo, una volta iniziata la partita, prima di compiere alcune azioni, compaiono alcuni suggerimenti. Per chi non fosse esperto del settore, spiegano che i clienti più numerosi e manipolabili sono i bambini; marmocchi che si imbambolano davanti al televisore, golosi di cibi “saporiti e diversi” da quelli che si mangiano a tavola, affascinati dai colori e canzoncine coinvolgenti, e, soprattutto, molto utili per far cedere anche i genitori.
L’unico ostacolo al nostro successo, l’unica pecca che impedisce la conquista diretta di potere sfrenato e miliardi di soldi è l’esistenza di persone buone. Le loro voci sono la prima fonte di critica nei nostri confronti, quindi sono nemiche. Il metodo più facile per eliminarle è corrompere politici, dietologi e ambientalisti; con il buon lavoro di queste autorità, l’opinione pubblica può essere indirizzata dalla nostra parte.
Ma, in particolare, il gioco spiega qual è l’elemento più ostico da controllare, abbastanza controverso e tipicamente occidentale: il senso di colpa.
“Non c’è sentimento più capitalizzabile”— spiegano — basterà destinare “un’irrisoria percentuale dei nostri ricavati a favore di bambini del terzo mondo” per ottenere “il duplice effetto di intercettare il ceto medio compassionevole e erodere il consenso degli altermondisti. La campagna mostrerà bambini negri dallo sguardo accusatorio e Ronald Mc Donald intento a combattere la fame nel mondo rappresentata da un mostro nero venuto dallo spazio profondo”.
In sostanza si tratta di ridicolizzare, lucrando sulla sua stupidità, il cliente medio, e marciare su una tragedia umana, a scopo pubblicitario.
Chiaramente l’effetto del gioco è sconvolgente. Io, poco paziente e poco pratica, ho fatto fallire tutto in cinque minuti, ma è ovvio che non valga lo stesso per altre persone.
Essendo talmente spregevole da diventare ironico, quasi, affascina. Di conseguenza, perché non sia deleterio, c’è bisogno di poco tempo libero e di una mente molto critica, ma purtroppo non è così facile.
Perché — ci si ricordi — durante il gioco è vietato impietosirsi, tentennare e anche solo riflettere, prima di agire in qualsiasi direzione.
Se si fa attenzione, mentre si gioca, si può notare che di primo acchito si sogghigna, poi si passa allo scandalo e dopo ancora al disgusto.
Perché la cosa amara è che son tutte cose gravi, la cosa grave è che sono tutte vere.