
Dopo la manifestazione dell’11 di settembre a Chiasso, il movimento “No-Borders” ha organizzato quattro giorni dopo, a Como, la sua quarta marcia in favore dell’abbattimento delle frontiere .
Da circa metà luglio, infatti, centinaia di migranti si sono accampati alla stazione di Como San Giovanni, creando delle vere e proprie tendopoli, nella speranza di riuscire ad oltrepassare il confine con la Svizzera per poi dirigersi verso il nord dell’Europa, la quale, visto il recente innalzamento delle richieste d’asilo, ha inasprito sempre i controlli e ha cominciato ad aumentare i respingimenti, anche di donne incinte e di minori.
Nella lettera dell’agosto 2016 firmata dai migranti della stazione di Como si legge:
“durante i controlli veniamo costantemente sottoposti ad umiliazioni, costretti a svestirci, senza separazione di genere. Ci hanno tenuti in piccole stanze per più di un giorno, senza cibo, acqua, né alcun supporto legale. Infine ci hanno rispediti al punto zero, nel sud Italia, separando famiglie, amici e rendendo le nostre vite ancora più difficili”.
Infatti, una volta respinti al confine elvetico, i migranti si ritrovano davanti a due possibilità: tornare a Como San Giovanni a piedi da Ponte Chiasso (il paese immediatamente confinante con il Ticino) oppure essere trasferiti a forza in uno degli hotspot del sud Italia.
Già a metà agosto il prefetto Bruno Corda aveva annunciato che sarebbe stata messa a disposizione per i migranti e richiedenti asilo un’area comunale con dei container che in origine fungeva da deposito auto. A giorni, l’area sarà operativa e non appena sarà pronta i rifugiati del giardino della stazione di Como ci verranno trasferiti a forza.
In questo contesto, il movimento “No-Borders”, lo stesso attivo a Ventimiglia, ha manifestato con lo scopo di cambiare la gestione dei migranti e di sollecitare i cittadini e le istituzioni comasche a fare “pressione sulle autorità nazionali, europee e svizzere affinché vengano applicate correttamente le norme sull’asilo e affinché vengano aperti corridoi umanitari per permettere i migranti di proseguire il loro viaggio in sicurezza”.
Al corteo hanno partecipato migranti e richiedenti asilo, con il supporto di altri manifestanti ed è iniziato alle 19. 30, partendo dalla stazione di Como San Giovanni, al grido di “Open the Borders”.
Nel corso della protesta, in piazza Vittoria uno dei rappresentanti No-Borders di Como ha dichiarato:“Noi crediamo che questo periodo storico un giorno verrà giudicato dai posteri e verrà considerato non meno grave di altri periodi che nella nostra memoria si collegano alle leggi razziali, alle deportazioni e ai campi di concentramento. […]
La nostra città ha dato una grande risposta di cuore alla questione migranti, ma a fronte di un sistema strutturato per fare di queste persone una merce, una mera fonte di lavoro sottopagato, non basta il cuore: occorre riflettere e capire che siamo vittime dello stesso disumano ricatto. Rifiutiamo il razzismo!”. Il corteo si è concluso senza agitazioni intorno alle 22.00 in piazza san Rocco.
In sostegno ai “No Borders”, “Como Senza Frontiere” ha anche organizzato intorno alle 18.30, prima del corteo, una marcia in ricordo dei numerosi migranti deceduti nel tentativo di raggiungere l’Europa. Essi vengono chiamati i “nuovi desaparecidos” perché sono fisicamente scomparsi e dimenticati dal dibattito politico.