Con il disegno di legge 30 settembre 2005, il governo Berlusconi dava origine a Riscossione S.p.a., società interamente a controllo pubblico il cui capitale azionario era spartito tra Agenzia delle Entrate e Inps, rispettivamente al 51% e al 49%. La società prenderà successivamente il nome di Equitalia. Con la Legge di Bilancio 2017, il governo Renzi programma la chiusura di Equitalia e la formazione di un nuovo ente pubblico economico denominato “Agenzia delle Entrate – Riscossione”. Partendo da questo dato oggettivo ma politicamente suggestivo, proviamo ad affrontare la questione che tanto sta infiammando i giornali e l’opinione pubblica.
La legge prevede la cancellazione del principale agente di riscossione, il quale con i suoi interessi moratori sui mancati pagamenti rappresentava l’emblema del vessatorio sistema fiscale italiano.
Le cellule di questo nemico pubblico, i dipendenti di Equitalia, per anni si sono sentiti in pericolo dati gli episodi per fortuna rari di esplosioni di bombe all’esterno delle loro sedi e le invece assai frequenti minacce da parte dei singoli contribuenti. Il presunto buon governo, adottando un pensiero dell’opposizione, si presta a salvare il popolo da tale mostro, ma rimane vago sulla collocazione dei capri espiatori, appunto, i dipendenti.
Permette entro novanta giorni dall’entrata in vigore del D.L. l’ammissione alla sanatoria che vede estinti gli interessi moratori sulle tasse pendenti, con una dilazione prevista in 4 rate, ultima delle quali ha termine il 15 marzo 2018. Con la sanatoria si pone fine alle oltre millemila liti. L’ingente capitale recuperabile, stimato di 3 miliardi di euro entro il 2018, viene investito in maniera subitanea nei settori di maggiore necessità. Verrà rifinanziato con 895 milioni il fondo di garanzia della pubblica amministrazione per favorire le imprese e la competitività, il fondo sociale occupazione e formazione per 592 milioni e 720 milioni per le ferrovie dello stato; alla regione Campania verranno assegnati 600 milioni aggiuntivi per ripianare il debito con società di trasporto ferroviario Eav; 60 milioni per potenziare gli investimenti nel cinema e audiovisivi e agricoltura. Verrano stanziati infine circa 600 milioni per la locazione e gestione dei centri di accoglienza migranti.
A ciò si aggiunge la cosiddetta voluntary disclosure, ovvero il piano di rimpatrio dei capitali all’estero attraverso un’autocertificazione del dovuto. 18 milioni, infine, per la missione umanitaria “Ippocrate” in Libia, in cui sono coinvolti cento medici e duecento paracadutisti. La seria politica contro l’evasione rimane ancora un tabù, ma il Bel Paese è capace di pentirsi di ciò che ha creato e cambiare “perchè tutto resti come prima”. Ah no, il 4 dicembre è sempre più vicino.