Del: 15 Ottobre 2016 Di: Elena Cirla Commenti: 0

Il 10 dicembre prossimo, a Oslo, si terrà la cerimonia di premiazione del Nobel per la letteratura 2016, ma nessuno sa se Bob Dylan si presenterà o no.

Assegnatogli il 13 ottobre, il cantautore ha ricevuto il prestigioso premio per aver “creato una nuova espressione poetica nell’ambito della tradizione della grande canzone americana”. Pare che i presenti l’abbiano saputo ancora prima dell’artista stesso, come ha comunicato la segretaria dell’accademia svedese Sarah Danius, e che la reazione sia stata un forte boato.

Sembra anche che il sentore che Dylan potesse vincere il premio fosse già in circolo da qualche tempo. Quello che è certo, in ogni caso, è che la notizia non ha creato poco scalpore, ma ha infervorato il mondo della cultura internazionale.

Anche quest’anno, molti erano i candidati storici che, ancora una volta, non hanno vinto, protraendo l’agonia di critici e studiosi ma anche di appassionati lettori.

Ancora una volta sono stati snobbati Haruki Murakami, Don DeLillo, Philip Roth e molti altri che, proprio come Leonardo Di Caprio con l’Oscar, sembrano non giungere mai alla meta. Ma Leo ce l’ha fatta, quindi le speranze non devono morire.

La comunità letteraria di tutto il mondo si è divisa su un giudizio così inaspettato: nel nostro paese, Alessandro Baricco ha espresso il suo scetticismo, definendo Dylan certamente un grandissimo artista, ma non trovando ragioni valide per assegnargli il premio. È scoppiata subito la polemica con Giovanni Riotta, giornalista della Stampa, che si è scagliato contro lo scrittore di “Oceano mare” – e a favore di Dylan – chiedendosi quanto poco potesse centrare Baricco con il premio Nobel. “Neanche di striscio” avrebbe sostenuto.

La motivazione della scelta di Bob Dylan è stato il grande contributo che il cantautore ha dato alla canzone americana. Qualcuno ha sentenziato che sì, è vero, il contributo c’è stato ed è anche stato evidente, ma che in questo modo il Nobel per la letteratura finisce per essere un premio al cambiamento della società e non all’estetica vera e propria.

Spesso, tuttavia, in un mondo fatto di categorie rigide come il nostro ci si dimentica della potente interconnessione fra le arti.

Il medioevo, così lontano storicamente e ideologicamente da noi, concepiva la realtà in modo totalmente diverso da come facciamo noi, trovando ovunque connessioni e richiami fra le varie parti che la componevano.

E proprio nel medioevo nasce la ballata, il genere poetico alla base della canzone moderna. De André, Gaber, Tenco, Dylan sono tutti cantautori che si rifanno al genere. Inoltre, Robert Allen Zimmerman (vero nome di Bob Dylan) è noto anche come poeta e scrittore, oltre che come pittore, scultore e attore.

I suoi lavori, soprattutto agli esordi negli anni ’50 e ‘60, si ispirano alla letteratura americana e alla Beat Generetion, con cui il premio Nobel condivide le pulsioni – soprattutto sociali – anticonformiste, come la contestazione del mito del denaro, l’antimilitarismo e il rifiuto della violenza.

Figlio di uno dei movimenti letterari più amati e discussi, Bob Dylan ha saputo coinvolgere milioni di giovani con i suoi ideali e le sue parole, che fossero poetiche o no, degne o non degne di un Nobel per la letteratura.

Molti detrattori, oltre al folto gruppo di studiosi e ricercatori, sono semplici fruitori, non sempre fini conoscitori delle opere letterarie più raffinate (anzi, spesso lettori di generi trash e/o mainstream) e il più delle volte ignoranti dei percorsi letterari, lunghi millenni, che portano – anche – alle opere scelte dall’accademia svedese. Viene quindi da chiedersi se i giudizi negativi mossi contro il povero Robert Allen nascano da una riflessione ponderata o dall’eterna volontà di contestare il sistema.

Bisognerebbe allora tornare – ancora una volta – al medioevo, e alla gloriosa Laurea Poetica – massima onorificenza letteraria dell’epoca – e abolire il Nobel. Anche se, effettivamente, Petrarca, uno dei pochi italiani ad essere incoronato, di ballate ne ha scritte parecchie.

Elena Cirla
Studentessa di Lettere Moderne, classe 1994.
Amante dell'autunno, dei viaggi e del vino rosso.

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