
Ci siamo. È stata un lunga attesa ma finalmente tutti gli appassionati della palla a spicchi potranno di nuovo ammirare i migliori cestisti al mondo. Nottambuli, preparate la moka, riparte lo showtime NBA a infiammare le lunghe nottate americane. Le trenta squadre della lega hanno avuto modo di rodare gli schemi con alcune partite di pre-season che non hanno fatto altro che far salire ancor più l’attesa degli affezionati del basket americano, rimasti in astinenza da schiacciate, canestri alla sirena e tiri degni dei migliori funamboli per tutta la pausa estiva, necessaria all’élite cestistica americana per conquistare un oro olimpico quanto mai scontato a Rio.
Da dove si riparte? La scorsa stagione si è conclusa con la storica vittoria di Cleaveld che, guidata da “re James” e i suoi cavalieri Irving e Love, è riuscita a ottenere il primo titolo NBA della franchigia.
Steph Curry e i suoi Warriors sicuramente ci riproveranno anche quest’anno a vincere l’anello che in molti si sarebbero aspettati di vedere alle loro dita: la squadra di San Francisco, la scorsa stagione, è riuscita nell’impresa di concludere la regular season con un incredibile record di 73 vittorie contro le sole 9 sconfitte.
Nessuno, neppure i Chicaco Bulls di sua maestà “Air” Jordan, nella stagione ‘95-’96 (in cui vinsero la propria divisione con il record di 72 vittorie e 10 sconfitte) furono in grado di far meglio.
A capo di questa squadra ancora coach Steve Kerr (vecchio compagno di Jordan) che dopo essersi portato a casa le finals di due anni fa non è riuscito a piegare per la seconda volta Lebron e compagni. Le premesse per un’altra battaglia tra le due franchigie nelle ultime – caldissime – fasi del torneo, fissate come sempre tra Maggio e Giugno, sono molte, ma dopo i movimenti di alcuni “big” gli equilibri sono cambiati.
Eppure è da tenere in conto che non sempre questi giocatori si rivelano decisivi in una partita quando non si dispone di una buona panchina pronti a sostituire i compagni più forti. Si può allora indicare una squadra più forte? Siamo ancora lontani dalla “deadline” delle trattative che certamente ridefinirà le eventuali defezioni dei rinnovati roster, ma per adesso eccovi presentate le franchigie che meglio si sono mosse nel mercato della free agency.
GOLDEN STATE WARRIORS
Aver soffiato a una potenziale concorrente un certo Kevin Durant non può che accendere ancora di più gli entusiasmi dei tifosi di San Francisco. Non esistono punti deboli nel quintetto iniziale a disposizione di coach Kerr che potrà disporre di un quintetto composto per quattro quinti da cestisti ormai confermatissimi come tra i migliori al mondo.
Era necessaria la firma dell’ex Thunder? Probabilmente no, ma perché privarsi della possibilità di schierarlo assieme a Curry, Thompson e Green? Incredibile poi come la società sia riuscita a far quadrare i conti del salary cap (il tetto massimo di spesa concessa a ogni squadra della confederazione per i giocatori) comprendendo un reparto di lunghi di tutto rispetto per far rifiatare i compagni. Buona fortuna a chi se li troverà avanti. (P.s. Occhio al giovane McCaw)
LOS ANGELES CLIPPER
Rimanendo a Ovest, i Clippers ancora una volta sembrano essersi mossi nella direzione giusta. Anche se restano ancora ben lontani dall’essere tanto amati quanto i compatrioti Lakers – che certo non hanno messo a segno un grandissimo mercato: la scelta di tagliare Jianlian e Brown per reinserire Metta Word Peace in squadra sembra più che discutibile, ma forse grazie ai giovani e soprattutto a Russel i giallo viola potranno scorgere una luce in fondo al tunnel – i Clippers si presentano con una squadra davvero temibile.
All’alchimia ormai consolidata tra l’agile Paul e le sue mani morbide e lo strapotere fisico di Jordan e di Griffin si aggiungono nomi poco noti come Brando Bass, Speights e Felton: un vero tesoro per la panchina di Doc Rivers che finalmente è riuscito a liberarsi di teste calde come Stephenson e Josh Smith, due mine vacanti nello spogliatoio losangelino che la scorsa stagione non ha certo giovato dei due talentuosi ma incontrollabili atleti. Insomma, a Los Angeles è finalmente tornata una vera contener al titolo.
BOSTON CELTICS
Meglio pochi ma buoni. A Boston – dove Isaiah Thomas ha ormai la leadesrship del gruppo – arriva un solo centro ma di tutto rispetto: è l’ex Atlanta Al Halford, che lascia le aquile della Georgia orfane di una pedina davvero importante (dovranno muoversi in fretta per riempire il vuoto lasciato dall’omone). Coach Stevenson non può lamentarsi guardando la sua squadra che tanto bene ha fatto la scorsa stagione, ma con ancora notevoli margini di miglioramento da parte di tutti i suoi giocatori, dal giovane Smart allo stesso Thomas.
INDIANA PEACERS
Caricati a molla dalla star Paul George, pronto a reclamare il titolo di MVP, a Indianapolis sembra essere arrivato l’anno giusto per provare a fare sul serio. Non che non ci avessero provato: negli scorsi playoff fecero sudare non poco l’irresistibile corazzata di Golden State. Tra scambi e firme, alla corte dell’Hall of Fame Larry Bird sono arrivati giocatori dal grande talento ma spesso sottovalutati, come Teague e Thaddeus Young, che già sarebbero bastati per aver una squadra competitiva.
Ma grazie a intelligenti e ben mirate operazioni, a rinforzare il roster ecco anche Aaron Brooks e Al Jefferson, pronti a dare una mano dalla panchina e a mettere a disposizione la loro notevole esperienza. I Cavs di Lebron sono avvisati: la prima piazza nella east conference è tutta da guadagnarsi, che vinca il migliore.
CHICAGO BULLS
Coach Hoiberg avrà un bel da fare quest’anno: squadra quasi ricostruita dalle fondamenta, salde solo sul talentuosissimo Butler, i Bulls hanno ceduto lo sfortunatissimo Rose – da anni leader del gruppo ma spesso frenato da tremendi infortuni – e fin qua tutto bene.
Soffiare agli Heat “Flash” Wade è certamente stato un buon affare: il neo acquisto si è detto disponibile ad adeguarsi come secondo violino e questa stagione giocherà per la squadra di casa (che una motivazione da non sottovalutare). Il grosso enigma, solo parzialmente risolto in questa pre-season, è come far convivere i due con l’eccentrico Rondo, che tutti speriamo rivedere giocare ai tempi dei Celtic, anche se da tempo la sua forte personalità pare prevalere sugli schemi dettati dal coach.
In questa sessione ha salutato Chicago anche il gigante Noah, prontamente sostituito da Lopez, un giocatore tutto da rivalutare, e attenzione anche al giovane Portis che ha già avuto modo la scorsa stagione di farsi notare grazie a una notevole versatilità in campo.