Del: 15 Novembre 2016 Di: Giorgio Longhi Commenti: 0

Se siete nati tra gli anni ’80 ed inizio anni 2000 allora rientrate nella generazione definita Millenials: in tal caso potete dirvi fortunati perché i libri di storia, rispetto al passato, sono diventati molto più accurati da un punto di vista scientifico. Sono più obbiettivi, confrontano opinioni diverse, pongono accenti su lati affascinanti della storia di un determinato periodo storico e non mancano riletture critiche di eventi storici esaltati nel passato.

Prima dei Millenials, la storia era una disciplina che, per come era insegnata nelle scuole, raccontava delle vicende storiche con tinte chiaramente nazionaliste e mitiche.

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Ad esempio, quando si parlava degli antichi romani venivano narrate le vicende – solo per citarne alcuni – di Orazio Coclite, Muzio Scevola e Attilio Regolo di cui la storia reale si univa alla leggenda e le fonti storiografiche attingevano all’epica.

Nel nuovo millennio siamo diventati scettici di fronte alle figure che ci vengonono propinate come “eroi” in virtù di un rigore scientifico: per questo motivo si tende ad evitare di raccontare di come singoli uomini abbiano cambiato il destino del mondo.

Paradossalmente, durante la guerra fredda, un singolo uomo poteva veramente fare la differenza proprio per via delle nuove terribili armi nucleari che cominciarono a proliferare. Le testate atomiche avevano un potere di distruzione enorme e, per ciascuna di esse, esisteva un ufficiale di grado variabile che poteva lanciare un attacco di larga scala e condannare ogni forma di vita su questo pianeta. Vasili Aleksandrovic Arkhipov e Stanislav Evgrafovic Petrov sono solo due dei tanti.

Tra il 15 e il 28 Ottobre 1962, il mondo tremò di fronte all’evento noto come “Crisi dei missili di Cuba”: la tensione era talmente alta da indurre molti a credere ad un’imminente scoppio di una guerra nucleare tra USA ed URSS. Fortunatamente, la crisi si risolse dopo intense trattative che portarono i sovietici a bloccare i missili nucleari diretti a Cuba.

Ma la vicenda interessante – e dimenticata – è proprio quella di Vasili Arkhipov.

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Vasili Arkhipov (a destra, nel sottomarino sovietico)

Il 27 ottobre 1962, un flotta di navi russe era diretta verso Cuba per scortare il trasporto dei missili nucleari. Nella flotta erano presenti ben quattro sottomarini nucleari, uno dei quali – un sottomarino B-59 –  era stato pedinato dalla portaerei USA Randolph, che cominciò a lanciare bombe di profondità senza sapere che il sottomarino aveva in dotazione armi nucleari.

La detonazione delle bombe danneggiò il sottomarino provocando terribili effetti: vennero danneggiati i sistemi di illuminazione – eccezion fatta per le luci d’emergenza – la temperaturà cominciò a salire all’improvviso e si raggiunse una concentrazione di anidride carbonica talmente alta da risultare tossica, tanto da far svenire diversi membri dell’equipaggio. Questa sequela di eventi si protrassero per ben quattro ore.

Quando gli americani sganciarono l’ennesima bomba di profondità, la deflagrazione ebbe un enorme impatto: la tensione aumentò al punto che l’equipaggio, non riuscendo a contattare gli alti ufficiali sovietici, ipotizzò fosse scoppiata la Terza guerra mondiale.

Il comandante in capo, il capitano Savitsky, ordinò di preparare un siluro nucleare ma venne fermato da Arkhipov, ufficiale in seconda, che lo persuase a non lanciare la testata nucleare. Solo grazie a questo incredibile atto di coraggio la Terza guerra mondiale Tra Stati Uniti ed Unione sovietica è stata evitata.

Altro grande protagonista, di fianco ad Arkhipov, fu Stanislav Evgrafovic Petrov.

Stanislav Petrov oggi

Stanislav Petrov oggi

Petrov lavorava per lo spionaggio militare e nella notte tra il 25 e il 26 settembre 1983 doveva controllare i dati di un satellite sovietico che avrebbe mandato segnali in caso di un’imminente attacco missilistico statunitense.

Quella notte, partì l’allarme. Erano stati lanciati dei missili americani, secondo il satellite sovietico: venne segnalato un missile nucleare prima, poi due, tre ed infine cinque. Petrov avrebbe dovuto avvisare i suoi superiori di ciò che stava accadendo ma, coraggiosamente, scelse di non farlo poiché questi avrebbero potuto dare l’ordine di un attacco nucleare. Preferì gestire lui stesso la situazione.

Dopo intense riflessioni, prese una decisione in soli 20 minuti – questo era il tempo stimato per la tratta di un misssile intercontinentale dagli USA all’URSS – e decise di non lanciare nessun comando, ritenendo che si trattasse di un errore del sistema.

Solo alla fine si scoprì che il satellite aveva effettivamente commesso un errore. Petrov venne festeggiato ed acclamato da tutti coloro che erano presenti nella sala dei comandi. Ancora una volta l’olocausto nucleare era stato evitato grazie al coraggio di un singolo uomo.

La storia di Petrov è divenuta nota al grande pubblico a partire dal 2004, quando venne insignito del Premio Cittadino del mondo e di un’onorificienza da parte del senato australiano. Nel 2015, inoltre, Kevin Costner ha diretto un documentario sulla sua impresa, intitolato “The Man Who Saved The World”.

 

Giorgio Longhi
Vignettista maledetto. Soffre di una sindrome che lo porta a leggere solo saggi... Perciò perdonatelo se non ha mai letto Tolstoj, però sicuramente potrà parlarvi della prostituzione durante l'epoca degli antichi greci.

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