Ridere di e ridere con: Edoardo Ferrario, comico romano, volto e artefice della web serie sulle sciagure universitarie, Esami, calibra perfettamente le due cose, creando personaggi nei quali ogni studente si identifica, anche trovando conforto, ridendo delle scene da panico all’ordine del giorno negli atenei italiani, con chi quelle scene le vive ogni giorno. Vulcano gli ha fatto una telefonata a Roma per farsi raccontare come ha cominciato e dove vuole andare.
Tu sei un ottimo imitatore. A Uno, due, tre, stella facevi Caprarica da Londra, i giornalisti di Studio Aperto che tra le breaking news mettono il ruttino dell’orsetto Knut e commentano in maniera impropria le cosiddette stragi del sabato sera. Molti ragazzi ti conoscono per la serie su YouTube Esami, ma Edoardo è molto altro. Ci racconti un po’ il tuo percorso?
Ho iniziato con gli spettacoli dal vivo. Il primo anno di università mi sono iscritto ad una scuola di scrittura a Roma, specializzata nella comicità e ho iniziato ad esibirmi in piccoli teatri dove la scuola stessa organizzava spettacoli. Ad un certo punto mi sono cimentato nella scrittura di uno spettacolo mio che ho iniziato a fare in giro per locali. Una sera del 2012 mi sono esibito al cinema Palazzo, un teatro occupato di Roma, e in quell’occasione venne a vedermi Sabina Guzzanti la quale mi ha poi chiesto di partecipare a Uno, due, tre, stella. Nel 2013 ho fatto La prova dell’otto con Caterina Guzzanti e lí ho proposto per la prima volta il personaggio de Er Pips, lo studente “creativo” di storia dell’arte. Contemporaneamente ho cominciato a fare radio, con la trasmissione Ottovolante, un format comico su Radio2 e nel 2014 ho capito che le sofferenze e le frustrazioni provenienti dall’università andavano incanalate in una web serie o simile, che prese poi il nome di Esami.
Ecco a proposito di Esami, la serie mostra un’universitá tragicomica, ma non poi così lontana dalla realtà. L’hai vissuta da studente e le piccole grandi magagne giornaliere ti hanno ispirato?
La serie è nata proprio dalla mia esperienza di studente di giurisprudenza, perennemente a cazzeggiare su YouTube anziché sui libri. Tra tanto cazzeggio mi sorpresi che ancora nessuno avesse pensato di raccontare la vita degli studenti universitari per quella che è, non come si vede nei film e nelle serie TV dove sembra una serie ininterrotta di innamoramenti e corna.
La vita universitaria di uno studente italiano è fatta, lo sappiamo, di libretti buttati in faccia, professori che diventano sottosegretari e abbandonano cinquantasette tesisti in mezzo alla strada, promesse di lavoro, assistenti arrivisti.
Inoltre volevo far divertire attraverso l’identificazione totale coi personaggi che via via proponevo. La mia grande passione consiste proprio nello studiare i vari tipi umani, modellarli e interpretare i personaggi, attraverso una comicità osservazionale. I miei miti e fonti d’ispirazione sono Carlo Verdone e Corrado Guzzanti. Tornando ad Esami, lo scopo del progetto era abbinare la satira sull’universitá alla possibilità di includere più personaggi possibili. Da tempo mi frullava in testa l’idea di realizzare una web serie e questo mi è sembrato il pretesto migliore. Nello stesso periodo si stavano anche affermando i ThePills, io ero e sono un loro grande fan e mi sono divertito a coinvolgere Luigi Di Capua nel video Filosofia Vs. Ingegneria. Cosí una volta messi insieme dieci amici, tutti professionisti, abbiamo girato la serie senza sapere troppo dove ci avrebbe portato, non eravamo nemmeno sicuri di metterla su YouTube e pensavamo di proporla in TV, salvo realizzare che la libertà a livello di contenuti e distribuzione che ci garantiva il web non valeva i pochi soldi che ci avrebbe offerto una rete televisiva. Non avrebbe avuto sicuramente lo stesso successo se fosse stata in TV, ne è una prova il fatto che Esami continua ad essere lí e mi piace pensare che una matricola appena iscritta a settembre all’universitá possa capitarci e appassionarsi. Il contenuto che rimane sempre fruibile è la cosa più bella di Internet.
Come ti sei trovato con le Guzzanti?
Mi sono trovato benissimo con entrambe. A Sabina devo molto, è la persona che mi ha portato in TV e mi ha permesso di proporre in diretta in prima serata dei pezzi che avevo scritto per i miei primi spettacoli. Il lavoro di adattamento al mezzo televisivo è stato davvero minimo, il contenuto e la forma dei pezzi sono rimasti identici ed è stato il grande pregio di lavorare con lei, visto che
solitamente in TV la tua proposta viene completamente maciullata dagli autori al fine di riproporla in una forma più televisiva, espressione di cui tutti ignorano il significato. Il risultato solitamente è che non fa più ridere, visto che risponde a logiche che non hanno nulla a che vedere con quelle con cui è stato scritto.
Stesso discorso per Caterina, che mi ha invece dato la possibilità di proporre e ideare ed interpretare il personaggio del Pips, che era una mia fissa da anni. Mi hanno sempre divertito molto al liceo quelle figure che studiavano però avevano una visione completamente distorta della materia e tutto sommato erano geniali, visto che riproponevano la materia in chiave totalmente autoreferenziale, aggiungendo nella lettura di essa elementi della loro via quotidiana.
Ora in cosa sei impegnato?
In qualcosa di totalmente diverso e che necessita di molto impegno visto che sono tutte le domeniche a Quelli che il calcio. La cosa che piú mi diverte è sperimentare e confrontarmi con sfide sempre nuove, scrivere per mezzi diversi e vedere come si evolve il tutto. Fare un video come questo, di un quarto d’ora, adatto ad un pubblico più ridotto e imitare Zoro aka Diego Bianchi a Quelli che il calcio, davanti ad un pubblico vasto e vario, sono in egual misura esperienze arricchenti e il bello sta proprio nell’adattare la comicità ai vari contesti in cui mi trovo a lavorare. Ovviamente so cosa mi viene meglio, so cosa posso preferire per avere un miglior riscontro. Insomma la sperimentazione di linguaggi e personaggi in contesti sempre nuovi è la mia passione.
In cosa differisce un pubblico televisivo da uno in un locale o teatro? Immagino siano due modi diversi di vivere il live.
Assolutamente. Anzitutto chi viene a vedermi a teatro è venuto apposta, mi conosce e si presume mi apprezzi, mentre per il pubblico televisivo sono uno dei tanti e devo conquistarmi le risate ancora di piú. C’è da dire che il pubblico nello studio ti aiuta molto, fare un pezzo comico davanti a tre telecamere puntate e davanti a tre telecamere puntate e un pubblico è meglio, hai subito un riscontro in termini di risate e ti riavvicina al contesto da live teatrale con cui ho più familiarità.