
Finire una saga è esattamente come la sera di Natale: sei sfinito e contento che termini, ma il solo fatto che si concluda porta con sé, inevitabilmente, tristezza e malinconia. Non sembra vero che il tempo sia volato così, scivolando fra le dita e scomparendo. È come quando si chiude l’ultima pagina di Harry Potter: sará per sempre parte di te, è vero, ma il viaggio è finito. Si potrà solo ricordare, evocare, ma percorrere con l’entusiasmo iniziale, mai più.
Alla sesta settimana, un po’ di tristezza è subentrata. Luke ormai iniziava a starmi simpatico – anche se non quanto Anakin – e Harrison Ford era abbastanza fascinoso da farmi dimenticare quella antipatica della principessa Leila. La morte di Yoda, poi, sarà difficile da metabolizzare.
Darth Vader era quasi riuscito a convincere il figlio a unirsi a lui e al lato oscuro, ma Luke non ha tentennato un attimo, dimostrandosi un vero Jedi. Ha perfino perdonato il padre, che nell’ultima scena si rivela – è bruttissimo, sembra lo zio Fester – e si pente del suo comportamento.
Scelta poco coerente, perché Anakin aveva fatto di tutto per diventare signore oscuro e che ora basti solo lo sguardo commosso del figlio per farlo tornare sulla retta via sembra quanto meno paradossale.
Il bello del personaggio di Darth Vader – che l’AFI (American Film Institute) mette al terzo posto fra i 100 personaggi più cattivi del cinema, dopo Hannibal Lecter e Norman Bates – è proprio la sua sconfinata cattiveria, maturata grazie ad una personalità di base ambiziosa e senza scrupoli. Non è credibile che, dopo aver visto il figlio, improvvisamente gli si sciolga il cuore e cambi idea.
È come se Macbeth, dopo tutti gli sforzi e le conquiste, si fosse pentito di essere diventato re di Scozia.
Non era riuscito a convincerlo quello che più si avvicinava ad un fratello per lui, Obi-Wan Kenobi, figuriamoci uno che ha visto solo una volta e neanche sapeva fosse suo figlio.
Luke, in tutto ciò, è colui che, grazie alla sua personalità naturalmente incline al bene e al sacrificio, salva la galassia dal Male. Sarebbe stato anche disposto a morire, pur di sconfiggere il padre. Il solito eroe senza macchia e senza paura, con la personalità più piatta di una razza. Il solito figlio bravo e bello che riesce a redimere gli errori del padre.
Come ogni saga (moderna) che si rispetti, l’autore o lo sceneggiatore di turno cercano di tenere il lettore/spettatore con il fiato sospeso fino all’ultimo, cambiando le carte in tavola solo a pochi minuti dalla fine. Anche se, sempre facendo riferimento alla credibilità, non sembra particolarmente plausibile che se un’intera galassia era destinata al tracollo poco prima, sia poi salvata da un’unica persona un momento dopo.
Nel complesso, la saga di Lucas è ancora e resterà sempre uno dei massimi esempi di saga cinematografica del XX secolo (tanto da avere tuttora spin-off). Fin dal primo film, gli episodi si sono sempre caratterizzati per effetti speciali di primo livello, assolutamente rivoluzionari all’epoca. La regia non ha eguali, la fotografia men che meno. La colonna sonora è diventata leggendaria e l’inizio stesso dei film è diventato un cult, che verrà spezzato solo nell’VIII episodio (in uscita nelle sale a dicembre).
Affrontarla non è stato facile e l’aiuto della Forza è stato necessario.
Si dice sempre che il bello del viaggio sia il viaggio in sé, non il raggiungimento della meta. Quando poi è intergalattico, è ancora meglio.