Del: 16 Dicembre 2016 Di: Elena Cirla Commenti: 0

“Apprendo da fonti giornalistiche che sarei iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla piastra Expo. Pur non avendo la benché minima idea delle ipotesi investigative, ho deciso di autosospendermi dalla carica di Sindaco, determinazione che formalizzerò domani mattina nelle mani del Prefetto di Milano“.

Sono queste le parole con cui ieri, 15 dicembre, il sindaco di Milano Giuseppe Sala-ad di Expo dal 2010, successivamente nominato commissario unico dell’evento-ha commentato la notizia che, ancora una volta, lo vedrebbe coinvolto nell’inchiesta relativa agli appalti di Expo. Secondo le indagini dei pm Paolo Filippini, Roberto Pellicano e Giovanni Polizzi – prorogate per altri 6 mesi secondo procedura rituale – e della Procura di Milano, Sala sarebbe al centro di un caso giudiziario di falso materiale e corruzione, le accuse contestano azioni risalenti al 2014, periodo in cui era commissario unico dell’Esposizione universale.

Accuse che ora pendono sulla sua testa come una spada di Damocle.

Nell’inchiesta per turbativa d’asta comparirebbero anche gli ex manager di Expo, Antonio Acerbo e Angelo Paris (l’ex presidente di Mantovani), Piergiorgio Baita, Erasmo e Ottavio Cinque, padre e figlio, titolari di Socostramo, che faceva parte del consorzio vincente. Al centro dell’indagine, invece, spicca l’assegnazione al consorzio guidato da Mantovani, che si è aggiudicato l’appalto ad un prezzo record, ribassato del 41% (149 milioni invece dei 272 iniziali).

Secondo gli investigatori, il comportamento di Sala – allora commissario di Expo, solo ora sindaco del capoluogo meneghino – non sarebbe stato “irreprensibile e lineare”. Pare che a queste accuse il primo cittadino abbia risposto – mettendolo a verbale – che “non avevano tempo per potere” verificare la congruità dei “prezzi che erano stati stabiliti da Mantovani” nel corso dell’esecuzione del contratto con l’inserimento di costi aggiuntivi, e “per verificare se l’offerta era anomala o meno”.

Certo è che, anche dopo l’archiviazione del caso – in seguito a mancate “prove dell’esistenza” di tangenti “nonostante gli sforzi investigativi” – Sala continua ad essere sotto accusa per “numerose anomalie e irregolarità amministrative” nella fase “della scelta del contraente” (la Mantovani che nel 2012 vinse con un ribasso del 42% sulla base d’asta di 272 milioni, “non idoneo neppure a coprire i costi”), così “nella fase esecutiva”, quando venne consentito all’appaltatore di entrare in trattativa – anomala – di rialzo con il committente.

Nel momento in cui si era candidato alla poltrona di Palazzo Marino, l’ex ad di Expo  aveva giurato che qualora ci fosse stata una qualche ombra giudiziaria che pesasse sulla sua testa avrebbe fatto un passo indietro e si sarebbe dimesso. Ora, dopo l’autosospensione, si attendono nuovi sviluppi.

Elena Cirla
Studentessa di Lettere Moderne, classe 1994.
Amante dell'autunno, dei viaggi e del vino rosso.

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